Un videogioco ha immaginato il futuro della Silicon Valley, non è andata bene: com’è The Outer Worlds 2

Nel 2019 The Outer Worlds raccontava, attraverso la formula della space-opera, una società in cui il lavoro è tutto e i CEO d’azienda sono eroi visionari. L’anno prima Elon Musk aveva lanciato una Tesla nello spazio: una grandiosa operazione di marketing interpretata dall’opinione pubblica come un evento avanguardistico paragonabile all’allunaggio del 1969. Oggi la premonizione di Obsidian Entertainment è sempre più vicina alla realtà. Basti pensare all’influenza che hanno gli amministratori delle Big Tech nell’attuale presidenza Trump.
Ecco perché a distanza di anni, The Outer Worlds resta un gioco di ruolo dall’alto valore critico, seppur espresso attraverso umorismo ed esasperazione dei temi. Questo spiega il grande interesse nei confronti del sequel, The Outer Worlds 2, in arrivo il prossimo 29 ottobre sulle principali piattaforme di gioco. Noi di Fanpage.it ci abbiamo giocato in anteprima e possiamo dire che sì, il nuovo titolo di Obsidian funziona meglio nelle sue componenti ludiche, ma un po’ meno sul fronte critico, lasciandoci con un leggero amaro in bocca.
La lottra tra capitalismo e comunismo
Dopo gli eventi di The Outer Worlds, delle 33 aziende che hanno contribuito alla colonizzazione spaziale, ne è rimasta solo una nata dalla fusione di Zia Cleo e Soluzioni Spaziali: Soluzioni della Zia. Un’entità monopolistica che opera per estendere il proprio profitto e la sua visione, composta da due semplici verbi molto cari al capitalismo: produrre e consumare. Non c’è spazio per il tempo libero, vita sociale, men che meno la salute.
A opporsi a questi ideali c’è il Protettorato: qui gli abitanti non sono dipendenti, ma sudditi. Questi ultimi non devono pensare a che tipo di lavoro fare, perché le mansioni manuali e logoranti spettano ai robot, mentre le altre professioni, legate per lo più a diffondere i dogmi del Sovrano e della Matriarca, vengono imposte dall’alto. L’economia è di stampo autarchico e ognuno ha una casa e beni di prima necessità. Il problema è la libertà individuale, del tutto inesistente.
Chi esprime dubbi o anche solo ambizioni diverse dal percorso prestabilito, finisce al “Rilassamento Mentale”. Un regime totalitario, che prende ispirazione dall’Unione Sovietica, come dimostrano i poster disseminati in giro e i canti che si possono ascoltare alla radio durante il nostro peregrinare. In generale, è evidente il richiamo al XX secolo, qui reinterpretato esteticamente e narrativamente in chiave retrofuturistica.
Soluzioni della Zia e Protettorato sono in guerra. In qualità di agente del Direttorato Terrestre, spetta a noi trovare una via per l’umanità secondo le nostre scelte. The Outer Worlds 2 allenta la critica sociale per gettarci all’interno di una space-opera dai toni eroistici.

Le caratteristiche di The Outer Worlds 2
Si combatte tanto e si dialoga ancora di più, rispetto al prequel. Questo perché il mondo di gioco è più ampio e incentiva l’esplorazione per conoscere personaggi eccentrici e situazioni particolari nate dalla lotta tra capitalismo e comunismo. In questi frangenti, Obsidian ribadisce la sua qualità nella scrittura per il gioco di ruolo, già evidente non solo nel capitolo del 2019, ma in altri titoli come Avowed, Pentiment, Fallout New Vegas. Interagendo con personaggi, computer e file audio, assisteremo a discorsi complessi ma mai pesanti – grazie anche al sarcasmo di fondo – che insinuano sempre il dubbio quando dobbiamo prendere una scelta per l’avanzamento della trama. A complicare questi momenti, le reazioni dei nostri due compagni comandati dall’intelligenza del gioco, che possono rispondere pure in modo astioso, se non addirittura violento, nel caso di decisioni personali opposti alla loro visione del mondo.

Per stemperare le tensioni accumulate dai dilemmi morali, ci sono le fasi di combattimento contro nemici o creature aliene. Anche in questo caso gli approcci da adottare sono numerosi, grazie a una varietà di armi e potenziamenti non indifferente. Volendo si può anche evitare il combattimento e optare per l’infiltrazione silenziosa, ma è nelle fasi shooting che The Outer Worlds 2 mostra importanti migliorie. Controller alla mano, ogni arma dona sensazioni davvero piacevoli, consentendo azioni fluide e varie contro gruppi di nemici.
L’unico dispiacere rimane sul fronte grafico-tecnico: i giochi Obsidian restano ancorati alla scuola dei giochi di ruolo occidentali, con inquadrature frontali statiche durante i dialoghi e animazioni poco convincenti dei personaggi non giocabili, gli NPC, durante l’esplorazione. Un aspetto che può definirsi caratteristico dei giochi di ruolo di Obsidian, ma che oggi, nel 2025, appare obsoleto, poco credibile.
In conclusione: cosa ci lascia The Outer Worlds 2
Per concludere, The Outer Worlds 2 è un ottimo titolo per la scrittura sopraffina che permette numerose possibilità interpretative e per l’appagamento durante l’azione, oltre per un mondo di gioco ricco nella caratterizzazione e coerente con i temi trattati. Dispiace solo vedere il passo indietro sul fronte critico e rappresentativo rispetto al primo capitolo del 2019. Il mondo videoludico è ricco di mondi distopici che ricorrono al postapocalittico, al cyberpunk o allo spazio principalmente per fini estetici e non critici. Un controsenso per titoli appartenenti alla fantascienza.
Di conseguenza, rispetto al suo precedessore, che ammoniva sull’andamento della nostra società, The Outer Worlds 2 rientra in una sorta di comfort-zone attraverso temi novecenteschi che, pur essendo trattati in modo attento e profondo, non riescono più a disturbare la coscienza di chi gioca. Un passo indietro per chi vede il videogioco come un’espressione culturale. Per chi invece lo vede solo come intrattenimento, The Outer Worlds 2 funziona perfettamente.