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Perché la Russia ce l’ha con Facebook

In queste ore, l’ambasciata russa ha chiesto a Washington di porre fine alle “attività estremiste” di Meta, la quale ha imposto sui propri social una temporanea deroga per i messaggi di odio rivolti all’esercito russo, a Vladimir Putin e ad Alexander Lukashenko.
A cura di Lorena Rao
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La guerra in Ucraina si combatte anche con i social. Lo sa bene la Russia, che nei giorni scorsi ha bloccato Facebook e limitato Twitter sul proprio territorio. Ciò non vuol dire che le tensioni siano sedate. In queste ore, l'ambasciata russa ha chiesto a Washington di porre fine alle "attività estremiste" di Meta, società di Mark Zuckerberg che comprende Facebook, Instagram e WhatsApp, la quale ha imposto sui propri social una temporanea deroga per i messaggi di odio rivolti all'esercito russo, a Vladimir Putin e ad Alexander Lukashenko, quest'ultimo presidente della Bielorussia.

"A causa dell'invasione russa dell'Ucraina, siamo indulgenti con espressioni politiche come ‘morte agli invasori russi', che normalmente violerebbero le nostre regole sui discorsi violenti", ha detto all'Agence France-Presse (AFP) Andy Stone,  portavoce di Meta. Inoltre, secondo un rapporto riportato da Reuters, la deroga non è applicata solo in Russia e in Ucraina, ma è estesa anche ad Armenia, Azerbaigian, Estonia, Georgia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia, Romania e Slovacchia. Il discorso è diverso per i contenuti di odio rivolti ai civili russi: in questi casi viene applicata la policy contro i discorsi violenti.

L'iniziativa non piace affatto al governo russo che, tramite un tweet dell'ambasciata russa a Washington, ha sottolineato che questa politica non fa altro che mettere le nazioni l'una contro l'altra. "Gli utenti di Facebook e Instagram non hanno dato ai proprietari di queste piattaforme il diritto di determinare i criteri della verità e di mettere le nazioni l'una contro l'altra", riporta il tweet nel dettaglio, ripreso dall'Agenzia Giornalistica Italia (AGI).

Non è ancora tutto: secondo un comunicato della procura riportato dalla Tass, l'ufficio del procuratore generale russo chiede che il gruppo Meta venga riconosciuto come organizzazione estremista. "Quello che Meta sta facendo è chiamato ‘incitamento all'odio razziale' che nella legislazione russa si qualifica come estremismo", ha detto il vicecapo del comitato russo sulle tecnologie e le comunicazioni Anton Gorelkin.

Lato informazione, la situazione è molto complessa in Russia. La scorsa settimana, Vladimir Putin ha firmato una legge contro le "fake news", che punisce fino a 15 anni di reclusione chi pubblica notizie false sull'esercito e il governo russo. Decisione che ha messo in allarme non solo piattaforme social come TikTok, ma anche testate giornalistiche internazionali che, per timore nei confronti dei propri inviati sul luogo, hanno deciso di sospendere temporaneamente il servizio in Russia.

Anche per i civili diventa difficile comunicare, soprattutto per le voci dissidenti nei confronti della guerra in Ucraina. Molti cittadini russi ricorrono a messaggi in codice tramite emoji per organizzare le proteste, tuttavia gli arresti e gli interrogatori da parte delle forze dell'ordine restano frequenti. Secondo l'indagine di OVD-Info, gruppo indipendente russo per i diritti umani, sono 14.000 le persone detenute in Russia da quando è iniziata la guerra, oramai due settimane fa.

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