L’avviso dell’ex manager di WhatsApp: “Gli utenti non sono al sicuro, avevamo accesso a tutti i dati”

Per anni ha lavorato nel team sicurezza di WhatsApp, ora accusa Meta di aver ignorato falle critiche mettendo a rischio i dati di miliardi di utenti in tutto il mondo. Attaullah Baig, ex responsabile del team ha intentato una causa presso il tribunale federale della Californi. Secondo quanto si legge nella denuncia, migliaia di dipendenti di WhatsApp e Meta avrebbero avuto accesso non autorizzato a informazioni sensibili come foto profilo, liste di contatti, geolocalizzazione e iscrizioni ai gruppi.
Secondo Baig ogni giorno venivano violati oltre 100.000 account senza che l’azienda intervenisse con adeguate contromisure. “Gli utenti subiscono danni reali ogni giorno”, ha dichiarato l’ex dirigente, che è rappresentato dall’organizzazione per whistleblower Psst.org e dallo studio legale Schonbrun, Seplow, Harris, Hoffman & Zeldes. Baing.
Non è la prima volta che un whistleblower attacca Meta: nel 2021 Frances Haugen aveva consegnato al Congresso migliaia di documenti interni, accusando la compagnia di aver consapevolmente creato prodotti dannosi per gli adolescenti.
La storia di Attaullah Baig
Baig ha cominciato a lavorare per WhatsApp nel 2021 e durante una serie di esercitazioni ha rivelato falle strutturali nei sistemi di protezione. Tra i problemi segnalati: l’accesso indiscriminato ai dati da parte di circa 1.500 dipendenti e l’assenza di controlli efficaci sugli account compromessi. Nel 2022 aveva persino redatto un dossier sulle “criticità sulla cybersecurity”, ma i vertici, racconta, "hanno preferito concentrarsi su altre priorità”. Più volte ha chiesto nuove misure per tutelare gli utenti, ma sarebbero state sistematicamente respinte, fino al licenziamento avvenuto lo scorso febbraio.
Secondo la denuncia, Meta avrebbe anche bloccato alcuni progetti del suo team, come un sistema di autenticazione più sicuro per il recupero degli account e una protezione delle foto profilo contro i download non autorizzati. “Lavorare a Meta era il mio sogno, l’occasione per risolvere problemi che toccano miliardi di persone”, ha spiegato Baig in un’intervista. “Ma ora penso che l’azienda tratti gli utenti come semplici numeri su una dashboard”.
Le accuse contro WhatsApp
Attaullah Baig ha segnalato le vulnerabilità di WhatsApp anche alla Federal Trade Commission (FTC) e alla Securities and Exchange Commission (SEC), sostenendo che Meta abbia violato l’accordo sulla privacy firmato con la FTC nel 2019 e abbia omesso di informare gli investitori sui rischi per la sicurezza, come previsto dalle normative federali.
Quell’accordo, siglato dopo lo scandalo Cambridge Analytica, era costato a Facebook (oggi Meta) una multa record di 5 miliardi di dollari e l’impegno a rafforzare le proprie politiche sulla protezione dei dati. All’epoca Zuckerberg aveva dichiarato: "La privacy è più centrale che mai nella nostra visione per il futuro e cambieremo il modo in cui operiamo in tutta l'azienda, dalla dirigenza fino ai vertici. Cambieremo il modo in cui realizziamo i prodotti e, se non lo faremo, ne saremo ritenuti responsabili".
Una lunga serie di denunce e segnalazioni interne
La denuncia di Baig è l'ultima di una lunga serie. Non è infatti il primo ex dipendente che accusa Meta di mancanza di trasparenza su temi legati alla privacy, alla sicurezza dei minori e alla disinformazione. Oltre Frances Haugen, l’organizzazione Whistleblower Aid ha rivelato che sei ex e attuali dipendenti avrebbero informato il Congresso degli Stati Uniti dei rischi a cui i bambini sarebbero esposti sulle piattaforme di realtà virtuale della società, denunciando episodi di molestie sessuali e grooming ai danni di minori di appena dieci anni.
A marzo, Sarah Wynn Williams, ex responsabile della politica globale di Meta, ha pubblicato il libro Careless People, in cui racconta una serie di gravi accuse, tra cui episodi di molestie sessuali e condotte inappropriate da parte di dirigenti di alto livello. L’azienda ha respinto con forza tali affermazioni ed è riuscita, attraverso una causa legale, a bloccarne la promozione.
La causa di Baig, quindi, si aggiunge a una lunga serie di denunce e segnalazioni interne, confermando le preoccupazioni sulla gestione della privacy e della sicurezza da parte del gigante di Menlo Park, mentre utenti e autorità continuano a chiedere trasparenza e responsabilità.