L’assurda storia del testamento di Pavel Durov: 106 figli con un patrimonio congelato

Quando si ha un grande impero a un certo punto bisogna affrontare il problema dell'eredità: cosa lasciare e a chi. E se un tempo erano imperatori e condottieri a far discutere sulle loro volontà postume – pensiamo ad Augusto o Gengis Khan – ora al loro posto ci sono i nuovi signori del mercato tech, come dimostra il caso Pavel Durov. Il miliardario russo, fondatore di Telegram, ha fatto testamento. L'eredità – 13,9 miliardi di dollari secondo Bloomberg- verrà divisa tra i suoi 106 figli. Sei avuti da relazioni ufficiali, gli altri concepiti tramite la donazione di sperma. "Sono tutti figli miei e avranno tutti gli stessi diritti! Non voglio che si distruggano a vicenda dopo la mia morte", ha spiegato Durov alla rivista politica francese Le Point.
Il magnate russo della tecnologia ha anche aggiunto che i suoi figli non avranno accesso diretto alla loro eredità: "Ho deciso che i miei figli non avranno accesso alla mia fortuna prima che siano trascorsi 30 anni, a partire da oggi. Voglio che vivano come persone normali, che si costruiscano da soli, che imparino ad avere fiducia in sé stessi, che siano in grado di creare, che non dipendano da un conto in banca." In ogni caso, considerando il suo patrimonio netto, diviso tra i suoi 106 figli, ognuno dei suoi discendenti erediterà circa 131 milioni di dollari.
Perché Durov ha deciso di fare testamento
Quando Le Point ha chiesto a Durov come mai abbia deciso di scrivere il testamento proprio adesso, Durov ha risposto: "Il mio lavoro comporta dei rischi: mi sono fatto molti nemici per difendere le libertà di parola, anche persone molto potenti. Voglio proteggere i miei figli, ma anche l'azienda che ho creato, Telegram. Voglio che Telegram rimanga per sempre fedele ai valori che difendo".
Telegram utilizza una crittografia avanzata ed esercita un controllo minimo sui contenuti condivisi dagli utenti. È diventata così da un lato una roccaforte per la libertà di parola, dall'altro un covo per la compravendita illegale: è facile trovare droghe, banconote false, passaporti contraffatti e persino armi. Proprio per questo nel 2024, Durov è stato arrestato a Parigi per riciclaggio di denaro, traffico di stupefacenti e diffusione di materiale pedopornografico. Durov, unico azionista di Telegram, ha definito le accuse assurde. “Il fatto che dei criminali usino il nostro servizio — come tanti altri — non significa che chi lo gestisce lo sia a sua volta”.
È così strano avere 100 figli?
Nell'universo high tech, in particolare nella Silicon Valley, non è poi così strano avere 100 figli. Da anni infatti il movimento pronatalista spinge i miliardari a investire nel mercato della riproduzione e a scongiurare il crollo demografico programmando gravidanze e selezionando Dna in provette.
Possiamo definire pronatalista qualsiasi azione o politica che incoraggi la riproduzione. Per i sostenitori di questo movimento avere molti figli non è una scelta individuale, piuttosto un imperativo sociale. Il movimento esiste da oltre un secolo, già durante la prima guerra mondiale furono approvate leggi che proibivano i contraccettivi e l'aborto, non solo, il movimento, nonostante venga negato dai sostenitori, contiene forti echi di fondamentalismo cristiano.
Tra i fan più accaniti del movimento c'è Elon Musk, che a intermittenza lancia allarmi su crisi demografiche ed estinzione di massa. Ma anche il CEO di OpenAI, Sam Altman ha investito in diverse startup di tecnologia riproduttiva e sta finanziando ricerche per creare ovuli umani da cellule staminali. Jaan Tallinn, co-fondatore di Skype ha invece donato meno di mezzo milione di dollari alla fondazione pronatalista di Simone e Malcolm Collins, la coppia che è diventata il punto di riferimento del movimento.
Considerati gli investimenti dei miliardari e il progresso tecnologico potrebbe non essere così strano in futuro trovarsi di fronte ad eredità da spartire tra centinaia di figli. Per ora, però, il testamento di Pavel Durov sembra uscito da un romanzo distopico: 106 eredi sparsi nel mondo, un patrimonio congelato per trent’anni, e l’ambizione di preservare un’idea — quella di libertà — più che una fortuna.