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In Spagna bloccano Telegram: cosa può succedere ora in Italia

Sull’app sono stati condivisi contenuti protetti da copyright senza autorizzazione, ma il blocco dovrebbe durare solo pochi giorni.
A cura di Elisabetta Rosso
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Alla fine il giudice del Tribunale Nazionale, Santiago Pedraz, ha deciso bloccare Telegram in tutto il Paese. L'Alta Corte spagnola ha adottato la misura precauzionale dopo le segnalazioni di quattro gradi gruppi mediatici del Paese. Secondo Mediaset, Atresmedia, Movistar ed Egeda sull'app sono stati condivisi contenuti protetti da copyright senza autorizzazione. Per questo Pedraz, ha ordinato agli operatori di telecomunicazioni spagnoli di procedere al blocco. Il tribunale avrebbe concesso agli operatori tre ore dare spiegazioni e rispondere alle accuse mosse dai quattro gruppi mediatici. Pedraz ha difinito la misura “necessaria, appropriata e proporzionale”, considerato che “le autorità delle Isole Vergini non non hanno collaborato con la commissione rogatoria” inviata affinché Telegram riportasse i dati tecnici per identificare i titolari degli account utilizzati per la violazione dei diritti di proprietà intellettuale. 

"Questa reiterata commissione del reato contro i diritti di proprietà intellettuale giustifica l'adozione delle misure cautelari in questione quando sono rispettati i principi di necessità, adeguatezza e proporzionalità", ha aggiunto Pedraz. Dovrebbe trattarsi però di una misura temporanea, l'app potrebbe riaprire tra qualche giorno.

L'app ha oltre 900 milioni di utenti in totale. In Spagna, sono circa 8 milioni, quasi il 18% della popolazione. Non è il primo Paese, la Cina, infatti, nel 2015 aveva deciso di bloccare la piattaforma dopo la condivisione di messaggi contro il regime comunista, qualcosa di simile era successo anche in Pakistan, Thailandia, Iran e Cuba.

Cosa succederà in Italia

In Italia al momento Telegram non rischia di essere bloccato. Quello spagnolo infatti è un caso a sé. La piattaforma però è diventata negli anni una tana dove condividere contenuti potenzialmente pericolosi e illegali. Non è però un caso che proprio Telegram ospiti chat per riciclaggio di soldi, compravendita di droghe o materiale pornografico. “Telegram è un servizio che offre opportunità molto ampie e quindi ha avuto un grande successo tra gli utenti di tutto il mondo. Nessun servizio di internet è di per sé pericoloso o dannoso, lo è l'uso distorto per esempio non rispettare l'età minima di accesso a un servizio, che è la prima forma di tutela che dobbiamo garantire agli utenti più giovani", aveva spiegato Ivano Gabrielli, direttore della Polizia Postale, a Fanpage.it.

L'anonimato gioca un ruolo fondamentale su Telegram, perché non esiste un meccanismo di responsabilità, e poi i divieti sempre più stringenti sulle altre piattaforme hanno spinto i gruppi borderline su Telegram. Da quanto è stata fondata nel 2013 porta avanti una battaglia contro la moderazione ferrea, Pavel Durov, il miliardario tecnologico di origine russa fondatore di Telegram, ha spiegato nel 2015 alle testata TechCrunch: "Penso che la privacy, in definitiva, e il nostro diritto alla privacy, sia più importante della nostra paura che accadano cose brutte, come il terrorismo".

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