Il caso dei dischetti neri trovati sulle spiagge italiane: “Non sappiamo quali sono i rischi”

I primi dischetti neri sono comparsi a gennaio sulle spiagge di Rosolina, Rovigo. Poi hanno raggiunto la Puglia, le coste del Mar Ionio e ora hanno invaso le spiagge della Sicilia. I cerchi di plastica, sono leggeri e flessibili, leggermente ricurvi, molto probabilmente sono componenti tecnici utilizzati nei moderni impianti di depurazione a biofilm in movimento, una tecnologia avanzata per il trattamento delle acque reflue. Da mesi compaiono lungo le coste trasportati dal mare.
L'allarme è stato lanciato da Enzo Suma, ideatore del progetto Archeoplastica, pagina social che documenta la storia dei rifiuti che si trovano nelle spiagge italiane. Stando alle prime ricostruzioni i dischetti sarebbero legati a una perdita di un depuratore di un'azienda in Alto Adige, lo scarico raccolto dal fiume Adige avrebbe poi raggiunto il Mar Adriatico e da lì e iniziato il viaggio dei dischetti lungo le coste italiane.
"Da mesi stiamo osservando il continuo arrivo in spiaggia di migliaia di piccoli dischetti in plastica nera usati come supporti per la biomassa in alcuni impianti di depurazione”, ha spiegato Suma a Fanpage.it. "Ormai, diversi dischetti dalla foce dell’Adige hanno già raggiunto le spiagge siciliane. Proprio perché la fonte della dispersione sembrerebbe essere unica, è nata una collaborazione con i ricercatori dell’Università di Milano-Bicocca. L’obiettivo è trasformare un fatto negativo in un’opportunità per raccogliere informazioni utili: non solo individuare il percorso dei dischetti, ma anche analizzare il grado di inquinamento chimico di questi polimeri e valutare il rischio ecotossicologico sulle comunità marine".
A che punto sono le indagini sui dischetti neri
L’invasione dei dischetti neri, spiega Suma, è dovuta alla perdita di un depuratore che scarica nel fiume Adige. A gennaio l’incidente ha riversato in mare migliaia di questi componenti, che da allora vengono ritrovati su molte spiagge delle coste adriatiche e ioniche. "Da quando abbiamo denunciato al Nucleo Operativo Ecologico dei Carabinieri la dispersione dei dischetti e avviato contatti con la ditta produttrice, non abbiamo ancora ricevuto aggiornamenti" ha spiegato Suma. "L’azienda, fin da subito, si è dimostrata disponibile a fornire i dati dei pochi clienti che utilizzano questi dischetti, ma ha incontrato grandi difficoltà nel trovare un interlocutore ufficiale che potesse utilizzare tali informazioni per avviare controlli".
Secondo Suma, l'interlocutore dovrebbe essere l’ARPAV di Rovigo, che ha però negato di aver avuto contatti con l’azienda. "Pensiamo che la risposta del direttore dell’ARPAV di Rovigo possa essere dettata da cautela per indagini in corso, e in questo caso la rispettiamo. Tuttavia, questa comunicazione ci è arrivata il 7 luglio e, un mese dopo, a Rosolina, nell’area alla foce dell’Adige maggiormente interessata dalla dispersione, si raccoglievano ancora centinaia di dischetti. Nel frattempo, siamo stati contattati dal NOE di Adria in risposta alla nostra denuncia e, seppur con ritardo, hanno iniziato a occuparsi della questione. Considerando che sono pochissime le aziende che potrebbero essere responsabili, ci chiediamo a che punto siano le indagini."
Cosa fare con i dischetti ritrovati sulle spiagge
L’Università di Milano-Bicocca ha avviato uno studio sui misteriosi dischetti neri. L’annuncio, diffuso sui social dall’account Archeoplastica, illustra i passaggi da seguire per segnalarne il ritrovamento in spiaggia. Chi trova i dischetti deve raccoglierli e riporli in una busta chiusa, indicando la data e il luogo del ritrovamento, preferibilmente con le coordinate precise. Successivamente, inviare il tutto a Francesco Saliu, Ph.D., presso il DISAT dell’Università di Milano-Bicocca, all’indirizzo Piazza della Scienza 1, 20126 Milano.
I dischetti raccolti saranno confrontati tra loro e analizzati con tecniche di laboratorio avanzate (come la spettrometria di massa), contribuendo a una ricerca scientifica sul comportamento delle plastiche in mare nel medio-lungo periodo. "Il coinvolgimento dei cittadini nella raccolta e nell’invio dei campioni è fondamentale per ottenere dati rappresentativi e completi", ha spiegato Suma. Più dischetti verranno raccolti, più approfondita potrà essere la ricerca. "Il tuo piccolo gesto può fare la differenza: partecipi attivamente alla raccolta di dati importanti che saranno divulgati tramite una pubblicazione scientifica e che potranno aiutare a capire meglio, e si spera prevenire, questi episodi di inquinamento."