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Le spiagge della Puglia sono invase da bottiglie di ketchup: “È solo l’inizio di un fenomeno strano”

Il progetto Archeoplastica nasce per sensibilizzare sull’inquinamento dei mari. Negli ultimi giorni dai suoi account social questo gruppo ha raccontato che nelle spiagge della Puglia stanno arrivando decine di confenzioni di plastica: tutte provenienti dagli Stati Uniti.
Intervista a Enzo Suma
Ideatore del progetto Archeoplastica
A cura di Elisabetta Rosso
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Bottiglie di ketchup, senape, maionese, bombolette spray per il formaggio, colazioni monoporzione, detersivi, profumi, salviette. Sono solo alcuni degli oggetti approdati sulle spiagge pugliesi, e tutti hanno un dettaglio in comune: sono stati prodotti negli Stati Uniti. Come siano arrivati non è ancora chiaro, molto probabilmente, però, fanno parte dello stesso carico disperso. Enzo Suma, ideatore del progetto Archeoplastica, sta cercando di unire i puntini. “Da qualche mese a questa parte è impossibile non notare sulle spiagge pugliesi questi flaconi rossi di ketchup americano, ma sono stati solo l'inizio”.

Non è chiaro come abbiano fatto ad arrivare fino alle spiagge pugliesi, ma non è la prima volta che succede qualcosa del genere. Circa un mese fa alcuni contenitori di maionese sono approdati a Gallipoli. Ora sono arrivati i ketchup, e poi sacchi di juta che contenevano oggetti diversi. "È abbastanza complessa la situazione, ci sono oggetti che sembrano aver viaggiato tantissimo altri no. Alcuni sono vuoti, ma ne abbiamo trovati anche di pieni. Il codice a barre invece ci dice che tutti provengono dagli Usa. Non ho ancora le idee chiare ma con Archeoplastica stiamo cercando di capire cosa sta succedendo".

Cos’è Archeoplastica?

Un progetto di sensibilizzazione legato alla tutela del mare, e lo fa sfruttando rifiuti datati degli anni '60, '70, '80 che raccogliamo in spiaggia, soprattutto nel periodo invernale quando i litorali non vengono ripuliti dai comuni. Lo facciamo mostrando e ricostruendo la storia di questi oggetti.

Come è nata?

Casualmente, raccogliendo plastica in spiaggia, mi è capitato di trovare uno spray abbronzante degli anni ‘60, ancora integro. Mi aveva colpito l’interesse dei miei amici, e anche io ero rimasto sorpreso. Così ho cominciato a fare attenzione a cosa arrivava sulla spiaggia, e ho deciso di conservare gli oggetti che trovavo, ora sono circa 200 i reperti raccolti dal 2018. E poi tutto questo diventa ufficialmente Archeoplastica nel 2021.

Cosa sta succedendo sulle spiagge della Puglia invase da bottiglie di ketchup?

Io osservo qualsiasi cosa che viene dal mare, e a un certo punto, era impossibile non notarli, sono apparsi questi flaconi. Non hanno etichetta, forse si è staccata in acqua, sono abbastanza anonimi, c’è questo numero impresso, il 57. Ma sono solo l'inizio di qualcosa di più grosso.

In che senso?

In realtà ci sono molti altri prodotti che hanno la stessa origine. Quasi tutti sono già usati, al massimo c’è un po’ di fondo, e sono arrivati insieme. Ci siamo accorti che hanno anche la stessa scadenza, etichette simili o uguali, e sono di origine americana. Ho ancora parecchi dubbi ma una cosa è certa se vieni in spiaggia adesso non sarà difficile trovare prodotti di vario tipo di origine statunitense.

Come capite che viene dagli Usa?

Dipende, a volte basta l’etichetta, altre guardiamo il codice a barre che spesso inizia per 0 e quindi è riconoscibile. Alcuni prodotti invece sono disponibili solo negli Stati Uniti. Nel caso dei ketchup si capisce che è l’edizione americana perché il numero 57 è ripetuto una sola volta, nella versione italiana c’è invece due su ogni lato.

Quindi stessa provenienza, stessa scadenza. Sono stati dispersi insieme?

Credo di sì anche perché in alcuni punti delle coste sono stati trovati dei sacchi di juta, dentro c’erano prodotti di ogni genere di origine americana.

Cosa avete trovato?

Bevande, succhi, snack, prodotti monoporzione per la colazione, riso soffiato, caramelle. In un sacco c’erano anche detersivi americani molto famosi che in Italia non si trovano, prodotti per l’igiene intima, profumi. Oppure una bomboletta spray ancora piena di formaggio, e c’erano anche i ketchup, in uno ce ne erano circa 15.

E come hanno fatto ad arrivare sulle spiagge pugliesi dall’America?

Bella domanda. Non lo so, escluderei le navi da crociera. Non penso trasportino questo tipo di materiale o comunque così tanti prodotti statunitensi. Potrebbero anche essere finite in acqua durante una mareggiata con un trasferimento da nave a nave e così è stato perso il carico. Non penso che buttino appositamente i sacchi in mare. Oppure potrebbero anche provenire da un carico caduto accidentalmente da navi militari.

Perché militari? Fanno quella tratta?

Un anno fa avevo trovato una spuma da barba, la stessa usata nel film Jurassic Park, e questo mi colpì. Poi qualcuno mi aveva fatto notare che c’era una portaerei americana nel mar Adriatico. E così ho pensato che provenisse da lì. Magari anche in questo caso si tratta di un carico disperso. Ma è da approfondire.

@archeoplastica

In Puglia troviamo tanti ketchup spiaggiati, e non solo.

♬ Rickroll – Chris Alan Lee

Sono stati trovati anche ad Ancona, giusto?

Il ketchup sì, ma il numero è ridotto rispetto a quanti ne abbiamo trovati qui in Puglia. Ce ne sono tanti in provincia di Brindisi, mi hanno segnalato dei ritrovamenti anche nel Gargano, ma sono soprattutto a Sud. Questo mi fa pensare che siano caduti in mare nella zona tra Grecia e Turchia. A noi arriva molto materiale da lì, e dato che l’ultima mareggiata ha spinto verso Nord Est credo che sia stato questo il tragitto dei rifiuti.

Quindi è stato un viaggio abbastanza lungo.

Alcuni hanno viaggiato un bel po’ sicuramente, avevano anche dei piccoli crostacei attaccati, le lepadi, che si fissano sugli oggetti alla deriva. Altri in realtà erano abbastanza ben conservati. Non ho ancora le idee chiare, ho cominciato a unire i fili quando ho trovato i sacchi di juta, e mi ha fatto pensare appunto che tutti gli oggetti statunitensi provengano tutti da un determinato evento.

Qual è la cosa più strana che hai mai trovato? 

Strana, beh, qualsiasi cosa che galleggi potenzialmente si può trovare in spiaggia. Anche oggetti che non c’entrano con il mare e con le spiagge. Per esempio i televisori si trovano lungo la costa. Oppure le bombole del gas che sembrano pesantissime invece viaggiano in mare e poi arrivano sulle spiagge. C’è anche una categoria di oggetti che non posto sui social perché se no mi bannano.

Tipo? 

Eh tipo i sex toys. Ci sono anche quelli.

Su Instagram avete quasi 300.000 follower, i contenuti green stanno diventando di tendenza?

Sicuramente Archeoplastica funziona sui social perché forse abbiamo trovato la chiave giusta per parlare di un problema grave ma in modo leggero. Sai, senza puntare il dito, a volte sfruttiamo l’effetto nostalgia sui prodotti vecchi e iconici, e poi inseriamo la nota amara. Per far notare quanto è lunga la vita della plastica, come ti dicevo alcuni prodotti sono degli anni ‘60.

I social possono essere un buon modo per sensibilizzare sul tema?

Sicuramente. Sia su Instagram sia su TikTok siamo riusciti a raggiungere bene il pubblico e parlare appunto di inquinamento del mare.

Avete anche un museo virtuale. Cosa c’è dentro?

È come il sito di un museo archeologico, i reperti si possono vedere in 3D, c’è stato un lavoro di fotogrammetria, così si possono vedere anche i dettagli, la scritta, le stampe. Abbiamo selezionato alcuni reperti, i più interessanti, evocativi, e insieme scriviamo anche la loro storia. A volte organizziamo anche mostre fisiche, l’abbiamo fatta a Bari, a Pisa e ora ne stiamo organizzando altre.

@archeoplastica

Ecco come sono arrivati in spiaggia molti dei prodotti americani che stiamo trovando in queste ore. Uno di questi sacchi ha certamente navigato alla deriva per almeno 2 mesi.

♬ Chill-out ambient BGM – Hollywood Labo

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