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Cosa succede a chi fa sesso con l’intelligenza artificiale, il sessuologo: “Il piacere è individuale”

Sono sempre più numerosi i casi di persone che si innamorano di un chatbot, con cui spesso intrattengono anche conversazioni a sfondo sessuale. Ma cosa ci spinge a preferire un rapporto sessuale con un partner virtuale piuttosto che con un umano? Le risposte dell’esperto.
Intervista a Dott. Carlo Rosso
Medico psichiatra e professore di Psicologia e Psicopatologie sessuali all’Università di Torino
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Screenshot dal trailer del film "Her" (2013)
Screenshot dal trailer del film "Her" (2013)

Ci sono cose in cui l'intelligenza artificiale non potrà mai sostituire l'essere umano. O forse no. Il dubbio ormai è più che legittimo: da quanto l'intelligenza artificiale è entrata in modo capillare nella nostra vita, abbiamo iniziato a utilizzare quotidianamente i chatbot, non soltanto per scopi pratici.

Probabilmente quasi tutti, almeno una volta, abbiamo provato a chiedere un consiglio a un assistente virtuale sulla nostra vita. C'è chi chiacchiera con i chatbot come farebbe un amico in carne e ossa, chi li tratta alla stregua di uno psicologo pronto all'uso e chi li usa perfino per avere conversazioni a sfondo sessuale.

I bot che parlano di sesso

Dell'uso sessuale dell'intelligenza artificiale e dei suoi possibili rischi, soprattutto per gli utenti più giovani, se ne era parlato già in passato, ma negli ultimi mesi il tema è diventato sempre più attuale. Solo qualche settimana fa un'inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato conversazioni sessualmente esplicite tra bot di Meta AI e utenti minorenni. Casi come questo – e non solo – mettono infatti fortemente in dubbio l'efficacia della politica di blocchi e limitazioni che i produttori dei chatbot (in questo caso Meta AI, ma il discorso vale anche per OpenAI) promettono di utilizzare per limitare contenuti a sfondo sessuale, ma che a quanto pare sembrano facilmente aggirabili.

Ma cosa spinge un essere umano a preferire un rapporto sessuale con un partner virtuale piuttosto che con un umano? Fanpage.it ne ha parlato con Carlo Rosso, medico psichiatra e professore di Psicologia e Psicopatologie sessuali all’Università di Torino.

È possibile sostituire un partner con un chatbot?

Qualche tempo fa dagli Stati Uniti è arrivato anche sui media italiani il caso di Ayrin, una ragazza di 28 anni che al New York Times aveva raccontato di essersi innamorata del suo chatbot. L'amore però non era solo platonico, la ragazza ha infatti iniziato, un po' per curiosità un po' per noia, a rivolgersi a ChatGpt in modo seducente, fino a instaurare con quest'ultimo un rapporto di sexting quotidiano. Rispondendo alle sue fantasie erotiche meglio di qualsiasi altro partner – in fondo era stata lei stessa ad "addestrarlo" ai suoi gusti – Ayrin aveva sviluppato una vera e propria dipendenza, che aveva finito per mettere a rischio la sua vera relazione.

"In realtà gli androidi o robot del sesso (sexbot) e dell’amore sono già tra noi, e grazie alle innovazioni nell’ambito della meccanica, dell’elettronica e dell’intelligenza artificiale stanno diventando più realistici, sofisticati e quindi con sembianze, movimenti e capacità di interazione verbale sempre più simili a quelle umane", spiega Rosso. "Quindi non è difficile immaginare che man mano che questo processo si affinerà, crescerà la possibilità per gli umani di instaurare legami sessuali e affettivi con i sexbot o con i partner virtuali nei chatbot".

Cosa determina davvero il desiderio sessuale

Testimonianze come quella di Ayrin sembrano quindi suggerire che i rapporti, non solo intimi, ma anche sessuali, tra umani e macchine non esistano soltanto nei film di fantascienza.

Anche se i più romantici potrebbero pensare che un chatbot non potrà mai innescare il desiderio sessuale come può fare una persona in carne e ossa, in realtà la possibilità – prosegue Rosso – che si possa preferire il surrogato all'umano non è così remota: "La sessualità umana non è come quella animale che è guidata dall’istinto dove odori, stagioni, colori sono sufficienti a innescare un accoppiamento tra i sessi", ma è qualcosa di molto più complesso: "La nostra sessualità – prosegue – è influenzata da ciò che Freud ha chiamato inconscio: in altre parole, non è il corpo a guidare il desiderio, ma la mente, o meglio, il fantasma inconscio, che poi prende forma in una fantasia sessuale conscia".

Il ruolo dell'inconscio

L'inconscio quindi svolge un ruolo fondamentale nel desiderio e nel piacere sessuale, "che non nasce direttamente dal corpo, ma da come l'inconscio organizza il desiderio". Questa riflessione mette quindi in dubbio il primo, enorme, limite che una relazione ibrida con chatbot sembra avere rispetto alla sua alternativa reale, fisica, con una persona: nel relazionarci con il chatbot o con un robot, in realtà siamo soli. Non c'è nessun altro.

Tuttavia, per i meccanismi che governano la sessualità, la presenza dell'altro non è così fondamentale come siamo abituati a pensare: "In questo senso – spiega Rosso – Lacan affermava che il rapporto sessuale non esiste. Non vuol dire, ovviamente, che le persone non abbiano rapporti sessuali, ma che in quei rapporti non c’è una vera fusione tra i due godimenti. Ognuno resta chiuso nella propria esperienza del piacere. Ciò ci spiega come sia possibile rinunciare, anche senza troppi rimpianti, a ciò che ci appare centrale nell’esperienza della sessualità: alla pelle e alla carne".

Inoltre, “gli umani nelle loro caratteristiche di funzionamento psicologico – spiega Rosso – hanno già
cosa occorre per rendere possibile l'opzione androide. Si tratta di un meccanismo psicologico
che conosciamo bene e che si chiama "scissione verticale" ed un movimento che appartiene tanto
alla normalità quanto alla patologia". Ciò significa che gli umani sono capaci di negare la realtà, o almeno alcuni aspetti di questa. Thomas S. Elliot, centrando il punto, affermava che: "Gli esseri umani non possono sopportare troppa realtà".

In altre parole, siamo già capaci di vivere tenendo dentro di noi verità opposte. "Ed è proprio a
ragione di questo particolare movimento psicologico – prosegue l'esperto – che reputo che tanto più si ridurrà lo iato tra l'umano e il tecnologico, tanto più si amplierà la possibilità di negare l'consistenza ontologica del robot e credere, pur non credendo – ecco la vertigine della scissione verticale – che lui sia ciò che non è: ovvero umano”.

I rischi dell'uso sessuale dell'intelligenza artificiale

Oltre ai rischi per lo sviluppo della personalità e della sessualità dei giovanissimi (oltre a quelli per la privacy), l'uso sessuale del chatbot pone molte domande anche per quanto il loro rapporto con gli altri nell'adulto, sia dal punto di vista etico che da quello della salute psicologica.

"Per prima cosa, molte critiche riguardano il rapporto d'uso funzionale ai propri bisogni che è costitutivo del rapporto uomo-macchina – spiega l'esperto – che potrebbe implicare il rischio di smarrire la capacità di essere autentici ed empatici quando l'altro non è un robot ma un essere senziente e desiderante e quindi un soggetto non riducibile a noi".

Inoltre, abituarsi a relazionarsi con un chatbot, progettato per accontentare le nostre richieste, potrebbe secondo altri farci disabituare ai rapporti umani, molto più complessi e in genere meno accomodanti. "Secondo Robert Brooks, biologo evoluzionista, professore all'Università del New South Wales Sydney – prosegue Rosso – i partner virtuali potrebbero compromettere le abilità sociali dei più giovani che finirebbero per preferire partner finti ma sicuri, piuttosto che confrontarsi con quelli veri e pericolosi. Questo perché i chatbot non dicono mai di no.

In sostanza, provare piacere sessuale con un chatbot non è così strano come potrebbe sembrarci. Forse, più difficile è pensare di instaurare una relazione complessa con una macchina, almeno oggi, soprattutto se nel rapporto con l'altro si cerca altro oltre il puro piacere sessuale.

Le informazioni fornite su www.fanpage.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.
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