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Cinque cose da sapere sulla serie di The Last of Us, a partire dal fungo-zombie che esiste davvero

Prima di lanciarsi nella visione del primo episodio di The Last of Us, ecco 5 curiosità per godersi al meglio la nuova serie TV targata HBO.
A cura di Lorena Rao
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Questa notte, in contemporanea con gli Stati Uniti, è uscito il primo episodio di The Last of Us, serie TV disponibile in Italia su Sky e Now TV ispirata all'omonimo gioco di Naughty Dog. Gli attori Pedro Pascal e Bella Ramsey vestono i panni di Joel ed Ellie, icone del mondo PlayStation, per un racconto profondo ed emozionale sull'umanità schiacciata da un'apocalisse zombie. Prima di lanciarsi nella visione del primo episodio, ecco cinque curiosità per godersi al meglio la nuova serie TV targata HBO.

1. Il fungo di The Last of Us esiste davvero

L'apocalisse di The Last of Us nasce da un fungo parassita noto come Cordyceps. Nel gioco e nella serie TV è in grado di infettare le persone fino a trasformarle in mostruosi clicker, ma nella realtà le vittime sono solo gli insetti. In particolare, "gli ospiti vengono infettati attraverso gli spiracoli respiratori dopo che le spore del fungo hanno aderito all’esoscheletro dell’insetto", ha spiegato l'entomologo Fulvio Giachino su Stay Nerd.

"Ophiocordyceps [questo il nome scientifico NdA] inizia quindi a svilupparsi e diffondersi nell’organismo della formica, rilasciando nel contempo sostanze chimiche che modificano il comportamento dell’insetto. Le vittime agli stadi iniziali dell’infezione diventano più lente e cessano di partecipare attivamente alla vita della colonia assomigliando a tutti gli effetti, nel modo di muoversi e di comportarsi, agli zombie romeriani". Una brutta bestia per gli insetti, ma una possibile risorsa per gli umani. Il Cordyceps è al centro di diversi studi scientifici in merito per le sue qualità benefiche per l'organismo.

2. Niente spore, ma filamenti

Una delle notizie che ha fatto storcere il naso a puristi e puriste del gioco è il fatto che, nella serie TV di The Last of Us, la contaminazione del fungo avviene attraverso filamenti e non spore. Dietro questa scelta c'è una ragione ben specifica. Utilizzare le spore come elemento di infezione avrebbe comportato l'uso di maschere antigas che avrebbe coperto il volto degli attori per gran parte della riprese. Considerando il valore drammaticamente emozionale che ha un'opera come The Last of Us, è importante dare spazio alle performance espressive degli attori in scena.

3. L'anno di ambientazione della serie è il 2023, non il 2033

La serie TV di The Last of Us anticipa di dieci anni le vicende del videogioco. In particolare, l'epidemia del Cordyceps inizia nel 2003, e non nel 2013, mentre il post-apocalisse è ambientato nel 2023 al posto del 2033. In questo caso HBO non si è espressa su questa modifica della linea temporale. Probabilmente è una scelta fatta per far immedesimare il pubblico, che nel 2020 ha vissuto la pandemia di Covid-19, ancora in corso.

4. La colonna sonora

Un elemento che resta immutato tra serie TV e videogioco di The Last of Us è la colonna sonora. In entrambi i casi, le musiche vedono la firma di Gustavo Santaolalla, compositore argentino, già vincitore di due Oscar per la migliore colonna sonora di I segreti di Brokeback Mountain (2006) e Babel (2007). Anche nel settore videoludico gode di ottima fama, dato che la colonna sonora di The Last of Us è ad oggi tra le più iconiche nella storia del medium.

5. Il doppiaggio

Anche il doppiaggio della serie TV tende a essere fedele rispetto al videogioco, almeno nella versione originale, che è quella inglese. Nel corso degli episodi di The Last of Us è possibile ritrovare le voci originali del gioco, tra cui quella di Merle Dandrige, che interpreta Marlene, leader del gruppo ribelle noto come Fireflies, e Jeffrey Pierce, che presta la voce al fratello di Joel, Tommy. Tra gli altri doppiatori presenti nella serie TV figurano anche Troy Baker e Ashley Johnson, interpreti di Joel ed Ellie nella controparte videoludica.

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