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Uomo salva un cucciolo di bisonte da un fiume: ranger “costretti” a sopprimere l’animale

I ranger del Parco di Yellowstone hanno soppresso un bisonte appena nato dopo che un uomo è intervenuto per salvarlo dall’affogamento. Il piccolo era rimasto separato dalla sua mandria mentre attraversava un fiume. Ecco perché gli ufficiali lo hanno ucciso.
A cura di Andrea Centini
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L'uomo non identificato che ha tentato di salvare il cucciolo di bisonte. Credit: Parco di Yellowstone
L'uomo non identificato che ha tentato di salvare il cucciolo di bisonte. Credit: Parco di Yellowstone

Un cucciolo appena nato di bisonte americano (Bison bison) è stato soppresso dai ranger del celebre Parco nazionale di Yellowstone – il più antico del mondo – dopo che un uomo ha tentato di salvarlo dall'affogamento. Il nesso potrebbe apparire tanto assurdo quanto improbabile, ma purtroppo lo è più di quanto si possa immaginare (per quanto crudele sia stata la soluzione dell'eutanasia). La triste storia ha avuto inizio la sera di sabato 20 maggio, quando il piccolo bovino è rimasto separato dalla sua mandria, mentre tentava di attraversare il fiume Lamar, un affluente del fiume Yellowstone che si snoda nel Wyoming (uno dei tre Stati che abbracci il parco). Un uomo di mezza età in visita alla Lamar Valley si è accorto della scena e si è lanciato in acqua per tirare fuori dall'acqua l'animale, portandolo sulla carreggiata. Sebbene mosso dalle migliori intenzioni, non solo ha compiuto un gesto che non avrebbe dovuto (in base al regolamento del parco), ma ha anche condannato a morte il piccolo.

Come spiegato in un comunicato stampa rilasciato dal parco statunitense, “l'uomo non identificato tra i 40 e i 50 anni in pantaloni neri e camicia blu” si è avvicinato al piccolo bisonte e lo ha afferrato per riportarlo sulla riva. Come si vede dalla foto condivisa dall'ente, il piccolo è stato preso di peso dalle zampe anteriori e tirato fuori dall'acqua. Questa manipolazione, purtroppo, è risultata fatale. I ranger accorsi hanno infatti provato a riunire il piccolo alla sua mandria più e più volte, ma ormai era stato rifiutato, evidentemente perché impregnato dell'odore del suo "soccorritore". Come accade per i cerbiatti e altri animali, l'odore delle persone può spingere le madri ad abbandonare i figli, condannandoli così a una fine atroce. In questo caso il piccolo, ormai completamente solo, ha iniziato a vagare a bordo strada, avvicinandosi alle persone e alle auto. Avvertendo una situazione di potenziale pericolo, i ranger del parco hanno infine deciso di sopprimerlo. Una decisione dal sapore amaro e crudele, come dicevamo, dato che un rifugio per animali lo avrebbe sicuramente accolto con amore, ma la sua vita e la sua dignità di animale selvatico erano terminate nel momento in cui l'uomo ha deciso di abbrancarlo.

La manipolazione dell'uomo ha anche privato il sistema ecologico in cui viveva di una “risorsa” preziosa. A spiegare il concetto è proprio il parco di Yellowstone, in un articolo in cui sottolinea che la sua missione è la conservazione, non il salvataggio né la riabilitazione. Ciò significa che si lascia fare alla natura il proprio corso, senza interferire con gli eventi che coinvolgono gli animali, per quanto tristi e dolorosi possano apparire. “Nella natura selvaggia di Yellowstone, gli animali vulnerabili o che prendono decisioni sbagliate diventano cibo per gli altri. Può essere difficile osservare la natura fare il suo corso, soprattutto quando sono coinvolti animali giovani e le azioni umane possono aver influenzato il risultato. Tuttavia, ogni anno gli animali hanno più figli di quanti possano sopravvivere. La morte di alcuni animali è una parte necessaria per sostenere le nostre popolazioni di predatori, spazzini, decompositori e, infine, erbivori una volta che il ciclo dei nutrienti si chiude. Yellowstone non è uno zoo o un parco faunistico; è la dimora selvaggia di innumerevoli creature che vivono nel proprio ambiente alle proprie condizioni”. In parole semplici, nel caso in cui fosse morto nel fiume – non se ne ha la certezza – il piccolo bisonte avrebbe comunque compiuto il suo ruolo biologico, diventando fonte di sostentamento per altri animali.

Come indicato, l'uomo ha violato la legge e dunque compiuto un reato. Le regole del parco di Yellowstone, infatti, impongono alle persone di non avvicinarsi a meno di 91 metri da lupi e orsi e a meno di 23 metri dagli altri animali, per evitare disturbo o interferenze (il consiglio che danno è di osservarli in tutta sicurezza dall'interno della propria auto). “ Il mancato rispetto di queste norme può comportare multe, lesioni e persino la morte. La sicurezza di questi animali, così come quella umana, dipende dal buon senso e dal rispetto di queste semplici regole da parte di tutti”, ha spiegato il parco nel suo articolo. Proprio per questo motivo l'ente ha aperto un'indagine ufficiale per identificare l'uomo, chiedendo a tutti coloro che si trovassero nella Lamar Valley il 20 maggio di lasciare informazioni via mail o contattando un numero di telefono.

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