Uomo positivo al virus dell’influenza aviaria H5N5, mai rilevato prima negli esseri umani: i rischi

Un uomo statunitense dello Stato di Washington è risultato positivo al sottotipo H5N5 del virus dell'influenza aviaria, mai identificato prima in un essere umano. Ad annunciarlo con un comunicato stampa il Dipartimento della Salute dello Stato di Washington. La persona infetta, un anziano della contea di Grays Harbor, è ricoverata in ospedale dall'inizio del mese con sintomi influenzali; è noto che ha patologie pregresse, ma non sono state riportate notizie sul suo stato di salute. Il rischio per la salute pubblica, alla luce del nuovo caso, è considerato basso, tuttavia avere la consapevolezza che anche questo ceppo del virus dell'influenza aviaria (tipo A) è stato in grado di compiere il salto di specie è significativo. Secondo alcuni esperti, come il virologo ed ex direttore dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC) degli Stati Uniti Robert Redfield, una pandemia di influenza aviaria non è questione di se, ma di quando, con esito potenzialmente catastrofico.
Ma in generale, quando si pensa al rischio pandemico dell'influenza aviaria, non viene certo in mente il ceppo H5N5, bensì l'H5N1, che dal 2020 è responsabile di una drammatica diffusione a livello globale in varie specie animali, ma che sta colpendo in particolar modo gli uccelli. Sono centinaia di milioni quelli selvatici o da allevamento uccisi dalla malattia o abbattuti preventivamente per contenere la circolazione del virus. Diverse colonie di uccelli marini sono state sterminate e sono stati persi i risultati di decenni di conservazione, secondo gli ornitologi. È noto che questo virus può infettare l'uomo sin dalla fine degli anni '90 del secolo scorso, tuttavia l'infezione tra uomo e uomo non è stata confermata, mentre è riconosciuta quella zoonitca, ad esempio da volatili o da bovini da latte. La recente diffusione del ceppo H5N1 ha provocato una settantina di casi confermati negli USA, nella maggior parte dei casi allevatori colpiti da sintomi lievi. È stato tuttavia registrata la morte di un individuo fragile all'inizio dell'anno. Per quanto concerne il caso della contea di Grays Harbor, è noto che l'uomo vivesse con alcuni polli in casa, che erano a contatto con uccelli selvatici. Si ritiene che la fonte di contagio più probabile sia proprio questa.
Ma che differenza c'è tra H5N5 e H5N1? Innanzitutto è doveroso indicare che i virus dell'influenza aviaria di tipo A vengono suddivisi in sottotipi sulla base della proteine di superficie H (emoagglutinina), di cui sono note 16 varianti ed N (neuraminidasi), di cui invece si conoscono 9 varianti. In base a come si combinano danno vita a molteplici sottotipi. Sebbene le combinazioni possibili siano molteplici, solo alcuni di questi virus sono considerati potenzialmente pericolosi per l'uomo, come spiega l'Istituto Superiore di Sanità (ISS): “Si conoscono almeno quindici sottotipi di virus influenzali che infettano gli uccelli, anche se tutte le epidemie di influenza altamente patogenica sono state causate da virus di tipo A dei sottotipi H5 e H7. I virus del sottotipo H9 sono solitamente a bassa patogenicità. A seconda del tipo di proteina combinata con il virus (da N1 a N9), il virus acquisisce una denominazione diversa (H5N1, H7N2 ecc)”. L'H5N5 rilevato nell'uomo dello Stato di Washington fino ad oggi era stato riscontrato soltanto negli animali non umani.
Al momento non conosciamo la patogenicità e la virulenza del sottotipo H5N5, ma gli esperti ritengono che non dovrebbe discostarsi molto dal ben più diffuso H5N1. “Questi virus si comportano in modo simile. Il mio istinto mi dice che dal punto di vista della salute umana sono uguali all'H5N1”, ha affermato all'Associated Press il dottor Richard Webby del St. Jude Children's Research Hospital di Memphis. “Pensate a diverse marche di pneumatici per auto. Entrambe svolgono la stessa funzione, solo che ognuna è più adatta a condizioni specifiche, cosa che non comprendiamo appieno”, ha aggiunto l'esperto, le cui dichiarazioni sono state riportate da Iflscience.
Le autorità sanitarie considerano bassi i rischi per la salute pubblica, ma è doveroso monitorare la situazione proprio perché adesso sappiamo che anche questo patogeno è in grado di compiere lo spillover (salto di specie) dagli uccelli all'uomo. Ma da qui ad arrivare a mutazioni in grado di renderlo efficace alla trasmissione da uomo a uomo – cosa ancora non riuscita all'H5N1 nonostante circoli da 30 anni – è ben altra cosa.