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Una stella “vagabonda” può distruggere la Terra e le probabilità sono più alte del previsto: lo studio

Grazie a un sofisticato modello matematico due ricercatori hanno determinato che le probabilità che la Terra possa essere distrutta da una stella di campo (vagabonda) sono molto più alte del previsto, a causa del numero di passaggi ravvicinati e dell’instabilità innescata nel Sistema solare.
A cura di Andrea Centini
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Il Sistema solare. Credit: Pixabay
Il Sistema solare. Credit: Pixabay

I ricercatori hanno determinato che c'è una probabilità più alta del previsto che la Terra possa essere espulsa dal Sistema solare a causa di una stella di campo (o stella "vagabonda"), finendo inevitabilmente distrutta. Il Sistema solare, infatti, non è statico, ma orbita attorno al centro della nostra galassia – la Via Lattea – e viaggia una velocità superiore agli 800.000 chilometri orari. Durante questo viaggio della durata di centinaia di milioni di anni può incontrare stelle isolate, che possono avere un impatto catastrofico sul delicato equilibrio gravitazionale del nostro sistema, che è tutto fuorché solido.

La ricerca “On the long-term stability of the Solar System in the presence of weak perturbations from stellar flybys” pubblicata da scienziati dell'Università di Toronto, ad esempio, ha determinato che basterebbe una variazione dell'orbita di Nettuno (l'ultimo pianeta del Sistema solare) di appena lo 0,1 percento per far collassare tutto. Una simile perturbazione avrebbe infatti conseguenze anche su Mercurio, che potrebbe essere espulso dal Sistema solare oppure spinto alla collisione contro Venere o la Terra, in base al modello matematico utilizzato. Gli esiti, chiaramente, sarebbero di estinzione totale e istantanea della biosfera. Nell'articolo gli scienziati canadesi hanno tuttavia sottolineato che risulta estremamente improbabile che una stella di campo possa perturbare le orbite dei pianeti del nostro sistema. Ora una nuova ricerca dice che le cose non stanno affatto così.

A condurre il nuovo studio sono stati i due scienziati Nathan A. Kaib e Sean N. Raymond, rispettivamente del Planetary Science Institute di Tucson (Arizona, Stati Uniti d'America) e del Laboratoire d'Astrophysique de Bordeaux – CNRS e Université de Bordeaux (Francia). I ricercatori, attraverso un apposito modello, hanno infatti simulato le probabilità di transito ravvicinato di una stella di campo al Sistema solare nei prossimi 5 miliardi di anni. Ciò che è emerso è che i rischi sono sensibilmente più alti di quanto precedentemente stimato. Secondo i calcoli, infatti, è stato determinato che il Sistema solare ogni milione di anni in futuro avrà 19 passaggi “ravvicinati” a queste stelle entro 3,26 anni luce, una distanza inferiore a quella ricoperta dall'attuale sistema stellare più vicino (Alpha Centauri, che si trova a circa 4,25 anni luce). Può sembrare una distanza enorme, ma è sufficiente nel poter innescare clamorose perturbazioni nel nostro sistema.

I due ricercatori, ad esempio, hanno determinato che queste stelle di campo o vagabonde “trasformano Plutone da un oggetto completamente stabile per oltre 5 miliardi di anni a uno con una probabilità di instabilità del 5%”. “Inoltre – proseguono gli esperti – le stelle di campo aumentano le probabilità di instabilità di Mercurio di un 50%–80% e troviamo anche uno 0,3% di possibilità che Marte venga perso a causa di collisione o espulsione e uno 0,2% di probabilità che la Terra venga coinvolta in una collisione planetaria o espulsa”. In altri termini, avrebbe 1 probabilità su 500 di diventare una palla da biliardo scagliata nell'ignoto dello spazio profondo o di schiantarsi contro un altro pianeta. Ad ogni modo, il nostro pianeta non farebbe una bella fine.

Ricordiamo che la Terra è comunque destinata a essere distrutta a causa della trasformazione del Sole in una gigante rossa, un processo innescato dal futuro e inevitabile esaurimento dell'idrogeno e al conseguente consumo di elio. Secondo vari studi, il nostro pianeta sarà inglobato dal Sole oppure verrà espulso dal Sistema solare a causa delle interazioni gravitazionali. Ciò che è certo è che la vita scomparirà molto prima; a causa dell'insostenibile aumento delle radiazioni letali e delle temperature che faranno evaporare gli oceani e uccideranno tutte le forme di vita (sempre che cambiamenti climatici, guerre nucleari e IA non facciano prima il “lavoro sporco”). Se vorremo sopravvivere come specie a questa catastrofe planetaria dovremo per forza di cose trasformarci in una specie multiplanetaria, ma andare su Marte per salvarci – come suggerisce Elon Musk – non sarebbe affatto la nostra ancora di salvezza. Ora sappiamo che la Terra è a rischio anche per queste stelle vagabonde, con una probabilità ben più significativa di quanto determinato in passato.

“Rispetto alle instabilità precedentemente studiate nei modelli di sistemi solari isolati, quelle indotte dalle stelle di campo hanno molte più probabilità di comportare la perdita di più pianeti. Inoltre, in genere si verificano prima nel futuro del nostro Sistema solare, rendendo i passaggi delle stelle di campo la causa più probabile di instabilità per i prossimi 4-4,5 miliardi di anni”, hanno chiosato i due studiosi. I dettagli della ricerca “The influence of passing field stars on the solar system’s dynamical future” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Icarus.

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