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Un raptor gigantesco scoperto in Argentina: tra i denti del letale dinosauro una macabra “sorpresa”

In una formazione geologica argentina risalente al Cretaceo superiore i paleontologi hanno scoperto i resti di un megaraptor, un dinosauro teropode simile ai velociraptor di Jurassic Park ma più grande e letale. Tra le fauci dell’animale preistorico i resti dell’ultimo pasto, che forse lo ha ucciso.
A cura di Andrea Centini
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Illustrazione del megaraptor Joaquinraptor casali. Credit: Andrew McAfee / Carnegie Museum of Natural History
Illustrazione del megaraptor Joaquinraptor casali. Credit: Andrew McAfee / Carnegie Museum of Natural History

Durante scavi in un sito paleontologico della Patagonia centrale, in Argentina, sono emersi i resti fossili di una nuova specie di dinosauro teropode appartenente al gruppo dei megaraptor (Megaraptoridi), un animale molto simile ai velociraptor di Jurassic Parkseppur sbagliati – ma decisamente più grande e spaventoso. A rendere questa scoperta ancor più significativa, il fatto che fra i denti del carnivoro preistorico sono state trovate parti del suo ultimo pasto, ovvero la zampa di un parente degli attuali coccodrilli. Non si può escludere che il vorace predatore possa essere rimasto soffocato mentre ingurgitava la sua vittima, o che magari lo scontro per abbatterla gli abbia procurato ferite tali da ucciderlo mentre mangiava. L'osso, un omero, potrebbe essere finito tra i denti del megaraptor – classificato con il nome scientifico di Joaquinraptor casali – anche dopo la sua morte, trascinato da chissà dove, ma i segni di denti sulla superficie indicano che molto probabilmente quello sia stato effettivamente l'ultimo pasto del raptor.

Le ossa fossili recuperate del megaraptor. Credit: Ibiricu et al./ Nature Communications
Le ossa fossili recuperate del megaraptor. Credit: Ibiricu et al./ Nature Communications

A scoprire e descrivere la nuova specie di megaraptor è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Istituto di Geologia e Paleontologia della Patagonia (IPGP–CCT CONICET-CENPAT), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti la Sezione di Paleontologia dei Vertebrati del Carnegie Museum of Natural History, il Laboratorio di Paleontologia dei Vertebrati Dr. Rubén Martínez dell'Universidad Nacional de la Patagonia San Juan Bosco e il CONICET dell'Università Nazionale del Rio Negro. I ricercatori, coordinati dal professor Lucio M. Ibiricu, hanno trovato i resti del megaraptor nella Formazione del Lago Colhué Huapi, nella provincia di Chubut, immersa nel cuore della Patagonia centrale. Si tratta di una formazione geologica risalente al Cretaceo superiore, ciò significa che Joaquinraptor casali era una specie “giovane”, scomparsa verosimilmente con l'Evento di Chicxulub, la collisione di un asteroide gigantesco – di almeno 10 chilometri – avvenuto 66 milioni di anni fa in quello che è l'attuale penisola dello Yucatan (Messico). Gli effetti dell'impatto determinarono la scomparsa dei dinosauri non aviani e del 75 percento delle specie viventi dell'epoca.

Il dettaglio dei denti e l’omero del coccodrillo preistorico. Credit: Ibiricu et al./ Nature Communications
Il dettaglio dei denti e l’omero del coccodrillo preistorico. Credit: Ibiricu et al./ Nature Communications

I paleontologi, purtroppo, non hanno trovato uno scheletro fossile completo, ma resti sparsi della mascella, del cranio, degli arti, delle vertebre caudali e altri piccoli elementi. Nonostante la natura frammentaria del dinosauro, si tratta di uno dei megarapor meglio conservati mai scoperti. Questi predatori, che potevano superare anche i 10 metri di lunghezza, dominavano i territori dell'attuale Sud America e dell'Australia, dove erano ai vertici della catena alimentare. Qui non c'erano i tirannosauri, pertanto non avevano questo genere di "rivali" con cui spartirsi le prede e la nicchia ecologica. I megaraptor erano inoltre dotati di braccia forti e robuste, con grandi artigli – in particolar modo sul primo e secondo dito – che potevano squartare e manipolare le sventurate prede. Nulla a che vedere con le “braccine corte” dei tirannosauri e soprattutto degli abelisauridi. Erano agili e letali, pur non raggiungendo le dimensioni di altri spaventosi teropodi.

Per quel che concerne Joaquinraptor casali, appartenente a un genere completamente nuovo, i paleontologi hanno determinato che fosse lungo circa 7 metri e avesse un peso di 1.000 chilogrammi. L'età stimata alla morte è di almeno 19 anni: era dunque un esemplare maturo, ma non ancora pienamente sviluppato, secondo gli esperti. Forse l'inesperienza con prede grandi come i coccodrilli dell'epoca potrebbe avergli giocato un brutto scherzo, finendo per morire a causa del suo ultimo pasto, direttamente o indirettamente.

Ciò che è certo è che l'affascinante ritrovamento indica che questi animali dominassero gli ecosistemi di quella che è oggi la Patagonia centrale e del Sud America, seminando il terrore anche tra altri predatori e non solo fra gli erbivori. Joaquinraptor casali è solo l'ultimo dei megaraptor scoperti: recentemente, ad esempio, sono stati scoperti Fujianipus yingliangi nella formazione cinese di Longxiang e i resti di alcuni esemplari in Australia. I dettagli della nuova ricerca “Latest Cretaceous megaraptorid theropod dinosaur sheds light on megaraptoran evolution and palaeobiology” sono stati pubblicati su Nature Communications.

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