Un misterioso oggetto scoperto ai confini del Sistema solare: fornisce indizi sul Pianeta Nove

Ai remoti e gelidi confini del Sistema solare, gli scienziati hanno scoperto un oggetto misterioso e affascinante, un cosiddetto "fossile cosmico" con proprietà uniche. Appartiene alla famiglia degli oggetti transnettuniani (TNA), corpi celesti che orbitano oltre l'orbita di Nettuno, a più di 30 unità astronomiche dal Sole, ma fa anche parte di una categoria molto più rara, le sednoidi. Si conoscono solo quattro di questi oggetti, compreso 2023 KQ14 “Ammonite” appena identificato; sono caratterizzati da orbite particolarmente eccentriche e con un perielio – il punto di avvicinamento massimo al Sole – di almeno 50 UA, mentre l'afelio, la distanza massima, arriva abbondantemente oltre le 150 UA. Ricordiamo che una unità astronomica (UA) equivale alla distanza tra il Sole e la Terra, ovvero circa 150 milioni di chilometri. Questi oggetti sono così lontani che non subiscono nemmeno una significativa influenza gravitazionale da parte di Nettuno, l'ottavo e ultimo pianeta del Sistema solare, dopo il declassamento di Plutone a pianeta nano.
Ammonite presenta un'orbita non allineata con quelle di 90377 Sedna, 2012 VP113 e Leleakuhonua (2015 TG387), le altre tre sednoidi; essa si è infatti mantenuta stabile per ben 4,5 miliardi di anni. Si tratta di un oggetto antichissimo presente sin dalle origini del Sistema solare, per questo è considerato dagli scienziati un fossile cosmico. L'oggetto è stato “scovato” per la prima volta dal telescopio Subaru alle isole Hawaii – gestito da scienziati giapponesi – nel 2023, nel contesto del progetto di ricerca FOSSIL, acronimo di Formation of the Outer Solar System: An Icy Legacy.
Si trovava a una distanza di 71 UA, prossima al perielio di 66 UA, determinato dopo aver condotto osservazioni orbitali di follow-up anche con altri strumenti. L'afelio è stato invece collocato a ben 252 UA, un dato che evidenzia l'elevatissima eccentricità dell'orbita di 2023 KQ14 Ammonite. Secondo i calcoli, l'orbita di questo oggetto è rimasta simile a quella delle altre tre sednoidi per 300 milioni di anni, poi ha preso la sua strada per ragioni ignote.

Non è chiaro cosa abbia influenzato le orbite delle sednoidi; secondo gli scienziati potrebbe essere stata un stella di passaggio quando il Sistema solare era ancora in formazione, oppure un pianeta gigante che è stato espulso nello spazio profondo. Potrebbe esserci pure lo zampino dell'inafferrabile Pianeta Nove, il supposto nono pianeta del Sistema solare, che influenzerebbe in qualche modo proprio le orbite degli oggetti transnettuniani, ma il fatto che Ammonite abbia un'orbita così peculiare riduce le possibilità che possa effettivamente esserci, come spiegato in un comunicato stampa dal dottor Yukun Huang dell'Osservatorio Astronomico Nazionale del Giappone. “Il fatto che l'orbita attuale di 2023 KQ14 non sia allineata con quella delle altre tre sednoidi riduce la probabilità dell'ipotesi del Pianeta Nove. È possibile che un tempo un pianeta esistesse nel Sistema Solare, ma che sia stato successivamente espulso, causando le orbite insolite che vediamo oggi”, ha sottolineato l'esperto.
Ma per quale motivo l'esistenza di questo oggetto riduce le probabilità dell'esistenza del Pianeta Nove? La ragione risiede nel fatto che le sednoidi – e gli altri oggetti transnettuniani – vincolano i modelli di formazione del Sistema Solare. Se orbitano in un certo modo e si trovano in una determinata posizione, significa che da qualcosa sono stati influenzati. Se ci fosse realmente un Pianeta Nove, allora si troverebbe in una posizione molto più distante di quella ipotizzata sino ad oggi, proprio alla luce dell'orbita peculiare di Ammonite. “L'orbita stabile di Ammonite favorisce orbite più grandi (~500 UA) piuttosto che più vicine per un grande ipotetico pianeta nell'attuale spazio transnettuniano”, hanno spiegato gli autori nell'abstract dello studio.
Alla ricerca hanno partecipato scienziati di molteplici istituti, fra i quali Università di Nanchino, Centro di astrofisica Harvard & Smithsonian, Università della Regina e molti altri. I dettagli dello studio “Discovery and dynamics of a Sedna-like object with a perihelion of 66 au” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Nature Astronomy.