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Un focolare di 400.000 anni riscrive la storia dell’accensione del fuoco: trovato il primo “accendino”

Nel Regno Unito sono state scoperte le prove del più antico fuoco acceso dall’uomo. Assieme ai resti del focolare di 400.000 anni sono stati trovati anche gli strumenti per innescare le fiamme. Ad accendere il primo fuoco non fu Homo sapiens.
A cura di Andrea Centini
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Una straordinaria scoperta nel Regno Unito indica che la prima accensione del fuoco da parte dell'uomo è avvenuta molto prima di quanto si credesse. I resti di un focolare antichissimo, risalente a ben 400.000 anni fa, sono stati infatti trovati in un campo nei pressi del piccolo villaggio di Barnham, nella contea metropolitana di Suffolk; ciò sposta di centinaia di migliaia di anni all'indietro le lancette del primo fuoco acceso e controllato da un essere umano. È doveroso sottolineare che la nostra specie, l'uomo moderno (Homo sapiens) è giunta in Europa 40.000 anni fa, quindi ad accendere quel fuoco furono i nostri cugini antenati Neanderthal (Homo neanderthalensis), che sempre più studi stanno rivalutando sotto il profilo delle capacità cognitive, intellettive, sociali e artistiche.

Le prove della domesticazione del fuoco con un ragionevole grado di certezza fino ad oggi avevano un intervallo temporale compreso tra i 50.000 e i 125.000 anni fa, anche se non tutti gli antropologi sono concordi con questa finestra. Attraverso i metodi geochimici, infatti, resta difficile stabilire la natura dei depositi di terra riscaldati, tuttavia il sito britannico lascia spazio a pochi dubbi, non solo perché ci sono evidenze che il focolare è stato utilizzato più e più volte, ma anche perché i ricercatori hanno trovato i resti del primo “accendino preistorico”. L'ancestrale strumento si basava su selce e pirite di ferro, elementi che se sfregati l'uno contro l'altro danno origine a scintille in grado di innescare un fuoco.

È importante sottolineare che stiamo parlando del primo fuoco creato dall'uomo, ma non del primo “controllato”, dato che ci sono evidenze scientifiche che mostrano il controllo del fuoco naturale (quello generato dai fulmini che si abbattono sulle foreste) da molto tempo prima, fino a 1,5 milioni di anni fa. I nostri antenati erano in grado di prelevare le fiamme degli incendi naturali e in qualche modo usarle per i loro scopi, ma la creazione del fuoco è un'altra storia, molto più recente. Tra i siti di focolari più antichi noti agli antropologi vi sono quelli di Zhoukoudian in Cina e di Swartkrans in Sudafrica, ma quello di Barnham rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma, per quel che concerne tempistiche e solidità delle prove.

A scoprire e descrivere il sito archeologico di Barnham – risalente all'Hoxniano del Paleolitico inferiore – è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del British Museum di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti il CHER – Museo di Storia Naturale di Londra, la Facoltà di Archeologia dell'Università di Leida (Paesi Bassi), la Facoltà di Geografia dell'Università Queen Mary, l'Istituto di Archeologia dello University College London e altri. I ricercatori, coordinati dal professor Nick Ashton del Dipartimento Gran Bretagna, Europa e Preistoria del museo londinese hanno trovato questo “tesoro archeologico” a pochi metri di profondità sotto il terreno della foresta di Barnham. Qui c'era una sorta di punto di incontro con il focolare al centro, dove gli uomini e le donne preistorici si radunavano per mangiare, scaldarsi ed evolvere il linguaggio primitivo che poi ci ha trasformati in ciò che siamo oggi.

L'accensione del fuoco ha infatti un ruolo fondamentale nell'evoluzione dell'essere umano. Tra le altre cose, oltre a produrre luce e calore favorendo i raduni, le relazioni e gli scambi, il fuoco permetteva di consumare la carne spendendo meno energia per digerirla rispetto a quella cruda, inoltre uccideva batteri e altri patogeni che potevano essere fonte di malattie. Il controllo del fuoco permetteva anche di costruire armi per la caccia migliori, espandere i territori in zone con climi più rigidi, svolgere attività di notte, proteggersi dai predatori e moltissimo altro, tutto a vantaggio del tempo destinato alla socializzazione, ai riti, all'arte, che hanno plasmato lentamente il nostro cervello nell'organo più avanzato dell'Universo (a nostra conoscenza). Sapere che i germogli di tutto questo è stato trovato in un piccolo villaggio britannico rende la scoperta particolarmente emozionante.

Nel sito paleolitico di East Farm Barnham gli archeologi hanno trovato un deposito di terra che è stato cotto più e più volte, con segni che indicano una cottura ripetuta nel tempo fino a 700° C di temperatura, segno che il luogo era un punto di ritrovo abituale per gli uomini primitivi. A poca distanza dai sedimenti riscaldati sono stati trovati due frammenti di pirite di ferro e asce di selce con segni di usura da fuoco. La pirite di ferro in questa regione è rara, pertanto gli scienziati ritengono che fu portata in loco al preciso scopo di favorire l'accensione del fuoco.

Avere qualcosa che potesse fornire fuoco istantaneo quando ne avevi bisogno, dove ne avevi bisogno, è stato fondamentale per le persone che si sono trasferite in luoghi come la Gran Bretagna 400.000 anni fa: li ha resi più adattabili, ha ampliato la gamma di ambienti in cui potevano sopravvivere e ha contribuito a catalizzare l'evoluzione della complessità sociale, dello sviluppo cerebrale e probabilmente persino del linguaggio stesso”, ha dichiarato il professor Chris Stringer alla BBC. “Questo è un posto davvero notevole, davvero speciale”, ha chiosato il professor Ashton. I dettagli della ricerca “Earliest evidence of making fire” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature.

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