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Un bambino su 5 ha difficoltà a scrivere in corsivo a causa di smartphone e tablet (ma non solo)

Un nuovo studio condotto con oltre 500 studenti romani ha dimostrato che circa il 20% dei bambini ha difficoltà a scrivere in corsivo. Nel mirino degli esperti smartphone e tablet, ma anche il metodo con cui si insegna la scrittura.
A cura di Andrea Centini
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La difficoltà nella scrittura è un problema noto da tempo per diversi bambini che frequentano la scuola, tuttavia essa si starebbe amplificando a causa dell'uso dei dispositivi tecnologici, in particolar modo per quel che concerne il corsivo. Smartphone, tablet, personal computer e console, infatti, si basano sui caratteri in stampatello, una caratteristica che, a causa della diffusione capillare e dell'uso intensivo che se ne fa, starebbe influenzando negativamente le capacità di scrittura dei piccoli. Ben un bambino su cinque avrebbe problemi con il corsivo, come emerso da una nuova ricerca che ha coinvolto centinaia di alunni di diverse scuole romane.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca coordinato da scienziati del Dipartimento di Neuroscienze dell'Università Sapienza di Roma, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Psicologia dello Sviluppo e Sociale e del Centro di Riabilitazione Didasco. I quattro autori dell'indagine, Annalivia Loizzo, Valerio Zaccaria, Barbara Caravale e Carlo Di Brina, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver sottoposto uno specifico test a 562 bambini tra i 7 e gli 11 anni di 16 scuole elementari pubbliche di Roma. Ai piccoli è stato chiesto di copiare un testo entro 5 minuti usando la grafia corsiva, che è stata valutata attraverso un modello standardizzato chiamato Concise Assessment Scale for Children's Handwriting (BHK). Come specificato nell'abstract dello studio, il BHK valuta “l'abilità della scrittura a mano in contesti clinici e sperimentali, fornendo una rapida valutazione della qualità e della velocità della scrittura a mano attraverso un testo copiato”.

Dunque, come si sono comportati i piccoli studenti romani? Dall'analisi della qualità della scrittura e della velocità è emerso che circa 1 bimbo su 5 ha difficoltà a scrivere in corsivo. Uno su 10 presenta inoltre una scrittura disgrafica, cioè legata a un disturbo specifico di apprendimento (la disgrafia) che di manifesta con deficit nella capacità di scrivere. Si tratta di uno dei principali DSA (disturbi specifici di apprendimento) assieme a dislessia, discalculia e disortografia. Essi sono stati riscontrati tra il 5 e il 15 percento dei piccoli coinvolti nello studio, mentre il 5 percento ha manifestato dislessia (difficoltà nella lettura) o deficit nella coordinazione motoria. Sono condizioni significative che possono rendere molto più difficoltosa l'istruzione, con potenziali conseguenze negative sul futuro sociale e lavorativo di chi ne è colpito, se non adeguatamente supportato. Ecco perché gli esperti sottolineano l'importanza di avere insegnanti adeguatamente formati per i bimbi con DSA.

Il professor Di Brina e colleghi hanno anche rilevato che la qualità della scrittura era generalmente superiore nelle bambine, “un parametro stabile lungo gli anni scolastici”, mentre per quanto concerne la velocità, essa migliorava salendo di classe, grazie all'esperienza acquisita di anno in anno e al maggiore esercizio. Secondo gli autori dello studio alla base di questa difficoltà nella scrittura non vi sarebbe soltanto il pervasivo uso di smartphone e tablet, che molto spesso vengono affidati ai bambini in tenerissima età anche per “calmarli” (un comportamento sbagliato che secondo uno studio americano dovrebbe essere persino vietato). Alla base vi sarebbe anche l'assenza di un metodo univoco e chiaro per insegnare la scrittura, a differenza di quanto avviene per la lettura. Insomma, non è noto quale sia il migliore tra i vari proposti e diversi di quelli in uso non sarebbero nemmeno più efficaci. I dettagli della ricerca “Validation of the Concise Assessment Scale for Children’s Handwriting (BHK) in an Italian Population” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Occupational therapy in health care.

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