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Covid 19

Due farmaci efficaci contro la nebbia cerebrale da Long Covid, secondo uno studio

Medici e scienziati dell’Università di Yale hanno dimostrato che il NAC (un antiossidante) e la guanfacina migliorano i sintomi cognitivi dei pazienti colpiti da nebbia cerebrale da Long Covid.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo studio due farmaci già ampiamente utilizzati per altre condizioni mediche sono efficaci nel trattare i sintomi della nebbia cerebrale (o nebbia mentale) legata al Long Covid, una serie di disturbi cognitivi che può perdurare per mesi – o addirittura anni – dopo il contagio con il coronavirus SARS-CoV-2. Poiché ancora non vi sono trattamenti approvati per la severa sintomatologia, in grado di abbattere in modo significativo la qualità della vita, il fatto che due medicinali già approvati offrano benefici è un'ottima notizia per i milioni di pazienti colpiti dai postumi della COVID-19 a lungo termine (o Long Covid).

I due medicinali coinvolti nella ricerca sono l'N-acetilcisteina o NAC, un antiossidante utilizzato per il trattamento dei traumi cranici e altre lesioni cerebrali, e la guanfacina, un farmaco orale usato per trattare il disturbo da deficit di attenzione e iperattività (ADHD) e l'ipertensione, oltre che l'ansia, il disturbo da stress post-traumatico e i tic in modalità off-label (fuori etichetta). A determinarne l'efficacia contro la nebbia cerebrale innescata dal Long Covid è stato un team di ricerca americano guidato da medici e scienziati del Dipartimento di Neurologia della Scuola di Medicina dell'Università di Yale, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dei dipartimenti di Psichiatria e Neuroscienze. I ricercatori, guidati dal professor Arman Fesharaki-Zadeh, docente di psichiatria e di neurologia presso l'ateneo di New Haven, hanno deciso di testare questi medicinali proprio perché ritenevano che il loro principio di azione potesse essere efficace nel contrastare i meccanismi biologici alla base della nebbia cerebrale.

NAC, come indicato, è un antiossidante, quindi può aiutare contro l'infiammazione del tessuto cerebrale, mentre la guanfacina innesca la chiusura dei canali del potassio nella corteccia prefrontale e rafforza le connessioni neurali. Secondo gli autori dello studio la nebbia cerebrale sarebbe innescata proprio dai danni alle connessioni neurali in questa specifica area del cervello, dovuta all'infiammazione che porta alla distruzione delle sinapsi, che a sua volta si manifesta con i deficit cognitivi. “Ho avuto l'idea di affrontare il trattamento da due diverse prospettive: modificare il percorso pro-infiammatorio e pro-ossidativo con NAC e trattare le sequele neurocognitive post-COVID che influiscono sul funzionamento esecutivo con la guanfacina”, ha affermato l'autore principale dello studio.

I ricercatori hanno coinvolto 12 pazienti con nebbia mentale, in 8 dei quali il trattamento è risultato molto efficace. La terapia sperimentale ha migliorato in modo significativo le funzioni cognitive come la memoria di lavoro, l'attenzione e la concentrazione, “inclusa una ripresa dei normali carichi di lavoro”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. Due pazienti hanno abbandonato per gli effetti collaterali (pressione bassa e secchezza delle fauci), mentre altri due hanno lasciato per motivi sconosciuti. Uno dei pazienti che aveva avuto un miglioramento ha abbandonato temporaneamente lo studio a causa delle vertigini, peggiorando nuovamente. Quando ha ripreso la terapia la sua nebbia mentale è migliorata di nuovo e stavolta le vertigini non si sono più manifestate.

È doveroso sottolineare che lo studio ha coinvolto un piccolissimo campione di pazienti e non è stato controllato con placebo, pertanto i ricercatori sottolineano la necessità di condurre indagini più approfondite per tutte le conferme del caso. Ma i risultati sono così significativi che Fesharaki-Zadeh e colleghi raccomandano ai colleghi di prescrivere i farmaci. “C'è scarsità di trattamenti per la nebbia cerebrale da Long COVID, quindi quando ho continuato a vedere i benefici di questo trattamento nei pazienti ho sentito la necessità di diffondere urgentemente queste informazioni”, ha dichiarato in un comunicato stampail professor Fesharaki-Zadeh. “Non c'è bisogno di aspettare di far parte di un progetto di ricerca. Puoi chiedere al tuo medico: questi farmaci sono convenienti e ampiamente disponibili. Poiché sono approvati dalla FDA e sono stati utilizzati per anni, la loro sicurezza per i pazienti è nota”, ha concluso lo scienziato. I dettagli della ricerca “Clinical experience with the α2A-adrenoceptor agonist, guanfacine, and N-acetylcysteine for the treatment of cognitive deficits in “Long-COVID19”” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Neuroimmunology Reports.

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