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Tattica di guerra umana vista per la prima volta negli scimpanzé: così tutto ebbe inizio

Un team di ricerca internazionale ha documentato per la prima volta una tattica di guerra umana negli scimpanzé occidentali della Costa d’Avorio. Il comportamento potrebbe rappresentare l’origine delle strategie belliche che caratterizzano la nostra specie, sin troppo guerrafondaia e legatissima ai “confini”
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta sono stati osservati negli scimpanzé occidentali (Pan troglodytes verus) dei comportamenti di sorveglianza peculiari, ovvero soste e passaggi sulle alture per monitorare il gruppo rivale nel territorio confinante. Si tratta di un vero e proprio pattugliamento di ricognizione per raccogliere informazioni e capire dove sono i nemici, una “tattica di guerra” mai osservata prima negli altri animali, ma utilizzata da tempi immemori dalla nostra specie per difendere i confini. Quello che è stato osservato, secondo gli esperti, potrebbe essere il germe di un comportamento presente anche nei nostri antenati, in grado di dare una forte spinta evolutiva a ciò che siamo oggi.

La ricognizione sulle alture per raccogliere informazioni sul gruppo rivale è stata documentata per la prima volta negli scimpanzé da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Taï Chimpanzee Project e Ape Social Mind Lab – Institut of Cognitive Science “Marc Jeannerod” del CNRS di Lione (Francia) e dell'Università di Cambridge (Regno Unito), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Centre Suisse de Recherches Scientifiques di Abidjan (Costa d'Avorio), del Max Planck Institute for Evolutionary Anthropology di Lipsia (Germania). I ricercatori, coordinati dai professori Roman M. Wittig e Sylvain Lemoine, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver studiato per tre anni due gruppi di scimpanzé occidentali rivali e confinanti presso il Parco Nazionale Taï in Costa d'Avorio. Gli studiosi li hanno monitorati dal 2013 al 2016 attraverso segnali GPS, per un totale di 21.000 tracce raccolte da 58 animali differenti.

I primatologi hanno scoperto che, quando gli scimpanzé si avvicinavano al confine del territorio nemico, avevano il doppio delle probabilità di passare su colline e alture, mentre al ritorno passavano in zone meno impervie e pianeggianti. Quando raggiungevano queste aree elevate piccoli sottogruppi di scimpanzé stavano più vicini ed evitavano di fare rumore, come una squadra di soldati in ricognizione. Durante le soste nelle alture erano infatti molto più tranquilli. Secondo il professor Wittig e colleghi le informazioni raccolte sui rivali (principalmente attraverso l'ascolto) favorivano o meno l'invasione del territorio nemico, migliorando non solo la possibilità di procacciarsi risorse supplementari e quindi aumentare la propria fitness (possibilità di accoppiarsi e avere figli), ma anche di ridurre scontri potenzialmente cruenti con i rivali.

Maggiore era la distanza del gruppo rivale, infatti, superiori erano le probabilità di “invasione” del territorio del nemico. Dopo la ricognizione sulle alture la probabilità di avanzare nel territorio avversario aumentava al 40 percento se il gruppo nemico si trovava a 500 metri di distanza; al 50 percento se era a 1.000 metri e al 60 percento se era a 3.000 metri. Tutto deciso dopo aver raccolto informazioni dalle alture. “Questi non sono tanto punti di osservazione quanto punti di ascolto”, ha spiegato in un comunicato stampa il professor Lemoine dell'Università di Cambridge. “Gli scimpanzé tamburellano sui tronchi degli alberi ed emettono vocalizzazioni chiamate pant-hoot per comunicare con i membri del gruppo o affermare il proprio territorio. Questi suoni possono essere uditi a oltre un chilometro di distanza, anche nella fitta foresta”, ha aggiunto l'esperto.

“La guerra tattica è considerata un motore dell'evoluzione umana. Questo comportamento degli scimpanzé – prosegue Lemoine – richiede abilità cognitive complesse che aiutano a difendere o espandere i loro territori, e sarebbe favorito dalla selezione naturale. Lo sfruttamento del paesaggio per il controllo territoriale è profondamente radicato nella nostra storia evolutiva. In questo uso di una strategia di tipo bellico da parte degli scimpanzé stiamo forse vedendo tracce della proto-guerra su piccola scala che probabilmente esisteva nelle popolazioni preistoriche di cacciatori-raccoglitori”, ha chiosato lo scienziato.

Lo sfruttamento del paesaggio per monitorare i pericoli è un comportamento documentato anche in altri animali (ad esempio nei suricati, per osservare i predatori), ma è la prima volta che è stato osservato per monitorare ciò che sta facendo il gruppo nemico confinante. I dettagli della ricerca “Chimpanzees make tactical use of high elevation in territorial contexts” sono stati pubblicati su PloS Biology.

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