Svelati origine e colori della “cometa aliena”: è antichissima e piena d’acqua, secondo i primi studi

Secondo alcuni studi pubblicati molto rapidamente, la cometa “aliena” scoperta all'inizio di luglio proviene da un sistema stellare sito nel cuore del disco spesso della nostra galassia, la Via Lattea, una regione meno densa di stelle (antichissime) che si estende fino a circa 7.500 anni luce. Si stima che l'età media di questi astri sia attorno ai 10 miliardi di anni; ciò significa che, molto probabilmente, la cometa 3I/ATLAS – il terzo oggetto interstellare mai individuato nel Sistema solare – possa essere più antica del nostro sistema. Si ritiene con buona probabilità che il corpo celeste possa avere oltre 7 miliardi di anni, l'unico proveniente dal disco spesso ad oggi conosciuto. Qui le stelle risultano più povere di metalli e ricche di elementi pesanti.
Una delle ricerche sulla cometa caricate sul database ArXiv, non ancora sottoposte a revisione paritaria, ha anche determinato che l'oggetto presenta un caratteristico colore rossiccio, simile a quello di alcuni planetoidi detti centauri che orbitano tra Giove e Nettuno. La ragione potrebbe essere legata alla prolungata esposizione alla radiazione cosmica. Il suo viaggio verso il Sistema solare sarebbe infatti iniziato milioni di anni fa; ciò rende 3I/ATLAS un bersaglio prezioso soprattutto adesso quando è ancora lontanissimo dal Sole, dove la composizione e struttura superficiale non sono ancora stati alterati in modo significativo dal calore prodotto dalla stella.
Secondo lo studio “From a Different Star: 3I/ATLAS in the context of the Ōtautahi-Oxford interstellar object population model” guidato da Matthew J. Hopkins e Chris J. Lintott, entrambi del Dipartimento di Fisica dell'Università di Oxford (Regno Unito), la notevole velocità dell'oggetto – circa 68 chilometri al secondo – e la traiettoria indicano proprio una provenienza dal disco spesso della Via Lattea. Per determinato è stato utilizzato un modello chiamato di Ōtautahi-Oxford che si basa sia su varie fonti di dati, compresi quelli stellari raccolti dal satellite GAIA dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Un altro dettaglio significativo emerso da questa analisi risiede nel fatto che la cometa “aliena” sarebbe ricchissima d'acqua, proprio alla luce della sua origine antichissima. Questa abbondanza dovrebbe diventare evidente con l'avvicinarsi al perielio (la minima distanza dal Sole), che sarà raggiunto il prossimo 29 ottobre a 1.8 unità astronomiche, pari a circa 270 milioni di chilometri. Avvicinandosi, infatti, la temperatura più alta farà sublimare il ghiaccio innescando una coda e una chioma sempre più intense e spettacolari.
Lo studio “Snapshot of a new interstellar comet: 3I/ATLAS has a red and featureless spectrum” guidato da Cyrielle Opitom dell'Istituto di Astronomia dell'Università di Edimburgo, evidenzia che le analisi condotte sulla cometa prima del perielio sono particolarmente preziose poiché “offrono un'opportunità unica per studiarne l'attività e la composizione”, proprio alla luce dell'alterazione indotta dal riscaldamento. L'indagine spettroscopica, effettuata con lo strumento MUSE installato sul potente Very Large Telescope (VLT) dell'ESO in Cile, ha rilevato che la chioma della cometa è rossiccia, un colore simile a quello osservato sulla superficie di alcuni dei sopracitati centauri e oggetti transnettuniani. Non sono state rilevate emissioni di gas, alla luce della notevole distanza, ma solo di polveri. Come specificato, il rosso potrebbe essere dovuto alla prolungata esposizione alla radiazione cosmica durante il lunghissimo viaggio che ha portato la “palla di ghiaccio” aliena a entrare nel nostro quartiere galattico.
Un'altra ricerca coordinata da Bryce T. Bolin di Eureka Scientific ha utilizzato lo spettrografo “Next Generation Palomar Spectrograph” per studiare 3I/ATLAS, determinando che la cometa in questo momento starebbe perdendo fino a 1 kg di polvere al secondo, dando vita a una coda con una sezione trasversale di circa 230 chilometri quadrati (nei pressi della cometa). Questi valori dovrebbero ampliarsi sensibilmente con l'approcciarsi al Sole; dovrebbe innescarsi anche una seconda coda ionizzata con i gas liberati dalla sublimazione.
Purtroppo, quando la cometa sarà al perielio, come spiegato a Fanpage.it dal professor Paolo De Bernardis dell'Università La Sapienza di Roma, il Sole si troverà tra la Terra e l'oggetto, rendendolo piuttosto difficile da studiare. Si calcola che abbia un diametro di circa 20 chilometri, ma fortunatamente l'oggetto passerà al perigeo (distanza minima dalla Terra) a 240 milioni di chilometri, nei pressi dell'orbita di Marte. Nel caso avesse puntato il nostro pianeta non avremmo avuto mezzi per difenderci da un colosso del genere.