Sonda sovietica in caduta, Masi: “Forse visibile a occhio nudo dall’Italia”. Rischi e quando vederla

Continua ad avvicinarsi velocemente il rientro incontrollato sulla Terra del “Descent craft” della sonda sovietica Kosmos 482. Secondo gli ultimissimi aggiornamenti dei Centri Operativi di Sorveglianza e Tracciamento Spaziale dell'UE (EU SST), aggiornati alle 17:00 ora italiana di oggi giovedì 8 maggio, il detrito spaziale dovrebbe cadere alle 08:47 ora italiana (06:47 del Tempo Coordinato Universale – UTC) di sabato 10 con un margine di errore di più o meno 8 ore e 53 minuti. Ciò significa che il rientro potrebbe verificarsi tra le 23:54 del 9 e le 17:40 del 10. Per comprendere meglio potenziali rischi e possibilità di osservare questo oggetto, Fanpage.it ha contattato l'astrofisico Gianluca Masi, direttore scientifico del Virtual Telescope Project (VTP) e curatore del Planetario di Roma. Ecco cosa ci ha raccontato.
Dottor Masi, la parte della sonda sovietica in caduta libera verso la Terra potrebbe colpire qualunque luogo compreso tra i 52° di latitudine Nord e i 52° di latitudine Sud. È molto ampia e comprende anche l'Italia. Come mai nonostante manchi poco più di un giorno all'impatto questa fascia è ancora così grande?
Nello stabilire quale sia la fascia del pianeta interessata conta l'inclinazione dell'orbita in questione, che in questo caso è di 52°. L'orbita di questo “detrito spaziale” ha un'inclinazione di 52° rispetto all'equatore terrestre ed è questo a determinare qual è l'intervallo in latitudine della regione interessata dal suo rientro. Fino a quando la finestra di rientro con il suo errore conserva diversi giri completi, l'area geografica coinvolta resta molto ampia. Teniamo conto che qui siamo su tempi di circa 90 minuti scarsi per completare un giro.
Questo oggetto al momento è molto basso, si trova a un'altezza di circa 150 chilometri di altezza media rispetto alla superficie terrestre. Ricordiamo per confronto che la Stazione Spaziale Internazionale orbita in media a circa 400 chilometri. Questo decadimento a una quota così bassa lo rende come oggetto tracciato molto veloce, tanto è vero che anche ottenerne delle immagini in questa fase con uno strumento capace di inseguirlo – e non semplicemente di registrarlo come una traccia – è alquanto sfidante dal punto di vista tecnologico. Dobbiamo aspettare che ci si avvicini al reale istante di caduta mettendo insieme le osservazioni per il raffinamento dell'orbita. Un'orbita in questo regime è continuamente variabile, risentendo di un effetto importante di attrito dell'alta atmosfera.
Quindi bisognerà avvicinarci molto al momento del rientro per restringere e individuare l'area di impatto
A questo oggetto occorre circa un'ora per fare un giro intero e siccome qui abbiamo non poche ore di incertezza, stiamo parlando di numerose orbite. C'è l'incertezza sulla finestra di rientro che si traduce in diverse orbite. Questo è un altro modo di capire perché adesso c'è ancora un'incertezza significativa sulla previsione del luogo. Tanto è incerto l'istante di rientro, quanto necessariamente – perché viaggia in parallelo – la proiezione a terra del sito di rientro.
Questo oggetto, secondo quanto indicato da alcuni esperti, è un lander che sarebbe dovuto atterrare sull'infernale pianeta Venere, dove l'atmosfera è 90 volte più densa di quella sulla Terra. Ciò, in teoria, suggerisce che dovrebbe sopravvivere integralmente all'attrito atmosferico e precipitare al suolo fondamentalmente integro.
Esattamente. Qui ci confrontiamo con un oggetto che per sua natura è del tutto peculiare, perché siamo dinanzi a una missione spaziale fallita verso Venere, una missione partita nel marzo del 1972. Dopo un così lungo tempo, alla fine, questo oggetto si appresta al rientro in atmosfera perché il booster dello stadio superiore del razzo che lo lanciò si spense prematuramente, quindi non riuscì a collocare con successo la sonda venusiana nella sua traiettoria sull'orbita prevista. Avrebbe dovuto visitare il cosiddetto “pianeta gemello” della Terra, che pur essendo gemello nelle dimensioni, è così diverso nella sua totale inospitalità.
Resta il fatto perciò che questo modulo di atterraggio è rimasto per oltre mezzo secolo in orbita attorno al nostro pianeta e proprio la natura, lo scopo e il ruolo che ricopriva nel contesto di quella missione sovietica lo rende del tutto resistente. Doveva nientemeno che sfidare la severissima atmosfera di Venere. Ricordiamo che le sonde Venera che hanno raggiunto il pianeta, le sorelle di questa Kosmos 482 che invece fallì, raggiunta la superficie rimasero operative per poco, proprio perché immediatamente prevalsero le terribili condizioni venusiane nel metterle fuori gioco. Questo oggetto è stato progettato per essere protetto da qualunque problema derivante dall'ingresso nell'atmosfera di Venere, pertanto, per sua stessa natura, ora che ricade “fra le nostre braccia” quella stessa predisposizione alla resistenza nell'ambiente venusiano lo rende resistente per noi. Quindi c'è buona possibilità che questo oggetto possa raggiungere pressoché intatto il suolo.

Quali danni potrebbe fare?
Parliamo di un oggetto che ha come dati noti, perché non ci sono molti dettagli tecnici disponibili, di questo oggetto, che è più o meno di mezza tonnellata – 500 chilogrammi – nell'ordine del metro. Ci si aspetta che arrivi al suolo con una velocità di 60-70 metri al secondo. Chiaramente la probabilità che cada facendo danni è remota. Ce lo dice il fatto che prevale di gran lunga su tutta la fascia potenzialmente interessata da questa ricaduta la presenza di oceani, terre non abitate. Quindi laddove cadesse in mare un oggetto di 1 metro non succederebbe niente. È un po' come un piccolo asteroide di una dimensione di 50 centimetri, che però laddove colpisse fortuitamente in un luogo antropizzato, in una città o un palazzo, procurerebbe limitatamente a quel contesto rischi significativi. Diciamolo chiaramente, un oggetto di 1 metro che piomba a quella velocità fa danni. Però ci conforta assai la statistica del fatto che un oggetto di 1 metro in caduta su una regione molto ampia, dominata di gran lunga da luoghi non abitati. Resterei assolutamente ottimista che non dovrebbe succedere nulla, ma questo sapremo precisarlo più avanti.
Un oggetto del genere potrebbe lasciare un piccolo cratere? La velocità di circa 270 chilometri orari non sembra così alta rispetto a quella di un asteroide
Ha detto bene, la sua velocità è sensibilmente inferiore a quella che ci si può aspettare da un asteroide. Qui, sostanzialmente, il rischio è più legato alla caduta libera e non è quella di un oggetto dotato di velocità importante.
Oggetti di questo tipo, oltre all'impatto fisico, possono comportare anche il rischio di dispersione di propellente tossico e simili. Possiamo escluderlo in questo caso?
Da quanto mi è dato sapere questo problema non dovrebbe esserci, altrimenti credo sarebbe già stato reso noto anche da chi ha conoscenze molto dettagliate riguardo a questo tipo di oggetti. C'è anche da dire che non abbiamo una descrizione accurata. A me non risulta in letteratura una descrizione accurata di questo oggetto. Specialisti vari non vanno molto di al di là di queste previsioni di ingresso, delle cifre generiche riguardo alle dimensioni, anche per una oggettiva scarsità di queste informazioni. Però diciamo pure che era previsto che l'oggetto entrasse nell'atmosfera venusiana e si frenasse con un paracadute. È molto analogico.
Magari riesce ad atterrare dolcemente sul nostro pianeta
Sarebbe un successo strepitoso dal punto di vista dell'affidabilità tecnologica, un paracadute che si apre dopo 53 anni.
Qualcuno dice che si sarebbe già aperto
Ci sono delle foto ad alta risoluzione scattate tempo fa dove la figura in sé non era soltanto un punto chiaro, ma c'era tutta una propaggine compatibile con l'idea di un paracadute rilasciato impropriamente. Diciamo che c'è una certa incertezza anche su ciò che ci può aspettare. Forse l'unica informazione affidabile è che questo oggetto per come è stato costruito arriverà intero. Mi sembra un dato sul quale la comunità degli specialisti è abbastanza d'accordo.
Questo oggetto comunque è talmente nella storia dell'astronautica che è anche un pochino ingiusto chiamarlo detrito spaziale, perché parliamo di tempi in cui lo spazio era veramente una frontiera. Fa parte anche di una missione non andata a buon fine. Alla luce dell'annuncio di questo rientro sarebbe stato giusto anche approfittare per fare anche un'opera di sensibilizzazione e divulgazione su questo tipo di problematiche. Lo ripeto, chiamare questo oggetto detrito spaziale è legittimo ma non è espressione della corsa spaziale di adesso. È ben precedente a questa era così effervescente.
È vero che potremmo essere così fortunati da vederlo a occhio nudo?
Abbiamo delle previsioni sul rientro in atmosfera di questo oggetto, delle previsioni che hanno con sé con un margine di errore. Tutto viene migliorato man mano che ci avviciniamo al momento del rientro, ma resta aperta la possibilità che si possa ancora osservare nel cielo il transito del suo rientro. Ad oggi ci sono ancora dei passaggi visibili dall'Italia che però dipendono fortemente da dove siamo, a Nord, al Centro o al Sud. Questo può fare una differenza sostanziale. Al netto della sopravvivenza e dell'aggiustamento della traiettoria, che potrebbe portare a variazioni significative, al momento il giorno 10 maggio alle 05:10 del mattino culmina proprio un passaggio previsto sull'Italia. C'è da dire però che essendo così basso, come accade con la Stazione Spaziale Internazionale, un passaggio può risultare notevole per Palermo ma non per Milano. Quando ti sposti di centinaia di chilometri per un oggetto così basso, per parallasse ciò che era ottimo per un posto non lo è più per un altro.
Il modo migliore per capire i passaggi è visitare il sito heavens-above.com che è molto autorevole su transiti eccetera, proprio perché è aggiornato di continuo. Permette di fare delle previsioni al meglio possibile. Tra le 05:10 e le 05:13 è atteso il passaggio su Roma, con una magnitudine di 2, più o meno quella della stella polare. Si vede passare l'oggetto da Bootes, poi sale verso il Drago, vicino alla stella polare e poi se ne scende tra Perseo e Cassiopea. A Milano è molto più sacrificato. C'è una finestra con un suo errore ma è comunque interessante provare a osservarlo prima che ricada del tutto. Potrebbe essere un ultimo saluto a questo oggetto in una condizione relativamente comoda, perché il 10 a quell'ora saremo al crepuscolo mattutino, però un oggetto di magnitudine 2 quantomeno con un binocolo o con una macchina fotografica si dovrebbe riuscire a riprendere.
Proverete a fare l'osservazione dall'osservatorio del Virtual Telescope Project?
Il Virtual Telescope Project proverà con tutti i se e i ma immaginabili perché è realmente una sfida estrema questa – la mattina del 9 maggio alle 05:40 ora italiana. Siamo in ottimo sincronismo con il sole all'alba. Proveremo a ottenere qualcosa con i nostri telescopi robotici installati a Manciano. Sarà difficile perché a quell'ora il Sole sarà a 4° sotto l'orizzonte, proveremo. Non è una situazione agile, ma non è la prima volta che il VTP tenta osservazioni al limite della fattibilità. Alle volte ci è andata bene.