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Semplice test online (sperimentale) prevede il rischio di tumore al fegato e cirrosi con alta precisione

Un team di ricerca scandinavo ha messo a punto un semplice test online che, inserendo data di nascita, genere e tre parametri delle analisi del sangue, è in grado di prevedere con una precisione dell’88% le probabilità di grave malattia epatica, dalla cirrosi al cancro al fegato. Sottolineiamo che si tratta di un modello sperimentale attualmente destinato a professionisti sanitari, ma tutti possono provarlo.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno messo a punto un promettente e semplice test, disponibile anche online, che può prevedere con elevata precisione – fino all'88 percento – la probabilità di sviluppare gravi malattie al fegato (epatiche) nell'arco dei prossimi 10 anni, come i tumori e la cirrosi. Sottolineiamo che si tratta di un modello predittivo ancora in fase di sviluppo che attualmente è destinato a medici e infermieri, anche se chiunque può accedere e inserire i propri dati clinici e anagrafici.

Come specificato dagli scienziati che lo stanno mettendo a punto, il CORE (Cirrhosis Outcome Risk Estimator) “è uno strumento aggiuntivo alla valutazione clinica e non sostituisce le decisioni cliniche”. In altri termini, non bisogna farsi spaventare da eventuali risultati che dovessero emergere. Il consiglio degli esperti è chiaramente quello di consultare il proprio medico e discutere con lui dei dati, anche alla luce del fatto che siamo innanzi a un test sperimentale non definitivo e soprattutto che non ancora entrato nella pratica clinica.

A sviluppare il modello CORE in grado di prevedere il rischio di ammalarsi di gravi malattie al fegato (come cirrosi epatica e cancro) nel successivo decennio è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati svedesi della Divisione di Epatologia – Dipartimento di Gastroenterologia Superiore e del Dipartimento di Medicina dell'autorevole Karolinska Institutet di Stoccolma, uno dei più importanti e avanzati centri di ricerca sanitaria al mondo. Allo studio hanno collaborato anche colleghi della Minerva Foundation Institute for Medical Research di Helsinki, di vari dipartimenti dell'Università di Helsinki e dell'Istituto finlandese per la salute e il benessere. I ricercatori, coordinati da Rickard Strandberg e Hannes Hagström, hanno determinato l'efficacia del modello CORE dopo averlo testato su più coorti provenienti dalla Scandinavia e dal Regno Unito, i cui dati erano inclusi nei database UK Biobank, FINRISK ed Health 2000. Nel complesso sono stati messi a confronto i dati di circa 480.000 persone senza problemi noti di salute epatica con quelli di altri due gruppi di 25.000 e 450.000 altri individui. Tutti avevano fatto le normali analisi del sangue di routine, in cui sono presenti tre parametri fondamentali alla base del funzionamento del modello CORE.

Per determinare il rischio di esiti avversi maggiori epatici (acronimo MALO, da major adverse liver outcomes), dalla cirrosi epatica al carcinoma epatocellulare, passando per trapianto di fegato e in generale morte causata da malattia epatica, il modello CORE si basa su parametri anagrafici e clinici: età, genere e tre enzimi epatici normalmente rilevati dalle analisi del sangue, ovvero aspartato aminotransferasi (AST), alanina aminotransferasi (ALT) e γ-glutamil transferasi (GGT). A questo link è disponibile il modulo in cui inserire i propri dati.

Come indicato, il professor Strandberg e colleghi hanno testato lo strumento con le cartelle cliniche di circa 1 milione di persone. Per quanto concerne la coorte principale, si tratta di 480.000 persone i cui dati clinici sono stati raccolti tra il 1985 e il 1996. In questo gruppo l'1,5 percento ha sviluppato una grave malattia epatica, ha avuto bisogno di un trapianto o ha perso la vita per malattie al fegato. Inserendo i loro dati nel CORE, è stato determinato che il test aveva un'accuratezza nel prevedere lo sviluppo di queste patologie (entro 10 anni) dell'88 percento. I risultati sono stati confermati anche con le altre due coorti. Ciò significa che il nuovo modello ha un potere predittivo superiore a quello attualmente in uso, il FIB-4, che si “ferma” al 79 percento.

“L'assistenza primaria non ha ancora gli strumenti per rilevare tempestivamente il rischio di gravi malattie epatiche”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Hagström. “Il test FIB-4 non è adatto alla popolazione generale ed è meno efficace nel prevedere il rischio futuro di gravi malattie epatiche”, ha aggiunto l'esperto, sottolineando che questo test è “un passo importante verso la possibilità di offrire uno screening precoce per le malattie epatiche nelle cure primarie”. Ribadiamo che si tratta ancora un modello predittivo preliminare e che deve essere verificata l'efficacia in categorie a rischio specifiche, come le persone affette da diabete di tipo 2 e obesità. I dettagli della ricerca “Use of new CORE risk score to predict 10 year risk of liver cirrhosis in general population: population based cohort study” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica The British Medical Journal (BMJ).

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