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Se non sopporti il tempo che passa potresti soffrire di cronofobia

Si tratta un disturbo d’ansia che gli esperti ritengono possa riguardare più di una persona su dieci ad un certo punto della vita.
A cura di Valeria Aiello
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Ciascuno di noi, periodicamente, sperimenta paura ed ansia. Ci sono però risposte emozionali, fisiche e comportamentali che vanno oltre la normale reazione a situazioni potenzialmente pericolose. È il caso della cronofobia, un disturbo d’ansia che gli esperti ritengono possa riguardare più di una persona su dieci ad un certo punto della vita. Coloro che sperimentano la cronofobia spesso non si accorgono di esserne colpite, tuttavia le loro giornate sono condizionate da una serie di pensieri che le spingono a comportarsi come se non ci fosse un domani. Ma per quanto sia vero che è meglio non rimandare al giorno seguente quello che potresti fare oggi, questo tipo di atteggiamento può creare sensazioni spiacevoli nel lungo termine, con il rischio di non riuscire più a godersi il presente, perché si è troppo intenti a lottare contro il tempo che avanza. Ma come riconoscere quando quest’attitudine rappresenta un problema? E quali sono i segnali da tenere sotto controllo?

Cos'è la cronofobia

Prima di addentrarci nella descrizione dei sintomi della cronofobia, è importate comprendere alcuni aspetti chiave di questa condizione. Come suggerisce anche il nome, la cronofobia (dal greco chronos che significa tempo e phóbos che vuol dire panico, paura) è un disturbo legato alla paura intensa e persistente del tempo che passa o di non essere in grado di tenerne traccia. Come spiegato dagli esperti di Choise Therapy, si tratta di un disturbo specifico, comune tra i carcerati, gli anziani e in coloro che hanno una malattia terminale.

Oltre alla paura del tempo che passa, la cronofobia spesso implica la sensazione di avere un futuro accorciato e/o di non avere abbastanza tempo per raggiungere i propri obiettivi. Per gli anziani e le persone con malattie terminali, il passare del tempo potrebbe essere associato alla morte. Per i detenuti, una lunga pena detentiva potrebbe portare alla paura del tempo che passa oltre a irrequietezza, ansia, panico e claustrofobia (nevrosi carceraria).

Quali sono i sintomi della cronofobia

I sintomi della cronofobia sono simili a quelli di altre fobie, in cui l’ansia persistente e l’eccessiva preoccupazione (in questo caso per il passare del tempo) sono predominanti. In casi estremi, o quando la condizione non viene trattata per un periodo prolungato, possono manifestarsi segni clinici particolarmente gravi, sebbene i sintomi più comuni includano:

  • La sensazione che il passare del tempo sia innaturale, accelerando o rallentando
  • La consapevolezza di una paura esagerata ma la sensazione di incapacità nel gestirla
  • Ansia generalizzata
  • Tremori
  • Fiato corto, sudorazione eccessiva e aumento della frequenza cardiaca
  • Vertigini o svenimento
  • Reazioni di panico
  • Claustrofobia
  • Isolamento
  • Depressione

Come curare la cronofobia

Per quanto sembri complessa da riconoscere, la cronofobia può essere trattata efficacemente con l’aiuto di uno psicoterapeuta. La terapia cognitivo comportamentale (CBT) e/o la terapia dell’esposizione sono tra le più efficaci e possono aiutare più del 90% dei pazienti che le seguono fedelmente, senza necessità di trattamenti aggiuntivi.

In alcuni casi, può essere appropriata l’assunzione di farmaci per ridurre l’ansia, sebbene la terapia farmacologica venga generalmente prescritta solo quanto ritenuta strettamente necessaria. Nella gestione dell’ansia associata alla cronofobia possono essere di aiuto anche alcuni cambiamenti nello stile di vita, che includono abitudini di buon senso, come dormire a sufficienza, fare esercizio fisico regolare e seguire una dieta sana. È anche utile mantenere i contatti sociali ed evitare l’isolamento.

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