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Scoperto un pianeta che orbita attorno a due stelle, come Tatooine di Star Wars

Un team di ricerca internazionale ha scoperto un pianeta extrasolare che orbita attorno a due stelle, proprio come Tatooine della saga di Star Wars. Il corpo celeste, chiamato Toi-1338c o BEBOP-1c, ha una massa 65 volte superiore a quella della Terra.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA's Goddard Space Flight Center/Chris Smith
Credit: NASA's Goddard Space Flight Center/Chris Smith

Gli scienziati hanno scoperto un pianeta che orbita attorno a due stelle, esattamente come il celebre Tatooine della saga fantascientifica di Star Wars. A differenza dell'arido corpo celeste sul quale crebbe Luke Skywalker, tuttavia, si tratta di un gigante gassoso decine di volte più massiccio della Terra, dunque totalmente inospitale per la vita. Ma ciò non toglie che si tratta di una scoperta molto suggestiva e interessante, a maggior ragione poiché è il secondo pianeta identificato nello stesso sistema. Il primo, conosciuto come Toi-1338b, fu scoperto nel 2020 grazie al “cacciatore di pianeti” Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA e descritto sulla rivista specializzata Earth and Planetary Astrophysics. Il secondo, chiamato Toi-1338c, è stato individuato soltanto di recente a causa della pandemia di Covid, che nel 2020 impedì agli scienziati di studiare a fondo il sistema con due potenti telescopi installati nel deserto di Atacama, in Cile  (gli osservatori rimasero chiusi per sei mesi).

A scoprire il secondo pianeta del sistema Toi-1338, conosciuto anche come BEBOP-1 poiché studiato attraverso il progetto Binaries Escort By Orbiting Planets, è stato un copioso team di ricerca internazionale guidato da scienziati della Scuola di Fisica e Astronomia dell'Università di Birmingham (Regno Unito), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Astronomia dell'Università Statale di San Diego, dell'Osservatorio Astronomico dell'Università di Ginevra, del Dipartimento di Astronomia dell'Università Statale dell'Ohio e di molti altri istituti. I ricercatori, coordinati dal dottor Matthew Standing, oggi in forze presso la Open University dopo aver concluso il dottorato presso l'ateneo britannico, hanno identificato il pianeta Toi-1338c (o BEBOP-1c) attraverso la tecnica della velocità radiale, a differenza del metodo del transito utilizzato più abitualmente.

Attualmente sono stati scoperti oltre 5.000 pianeti extrasolari e la maggior parte di essi è stata individuata proprio grazie al metodo del transito, basato sulle fluttuazioni dell'illuminazione delle stelle causate dal passaggio dei pianeti ospitati (che in pratica producono minuscole eclissi). Eppure il primo pianeta extrasolare in assoluto, identificato nel 1995, fu rilevato attraverso la velocità radiale, che in parole molto semplici analizza l'influenza gravitazionale dei pianeti sulla stella madre (o sulle stelle madri, come in questo caso). La scoperta di BEBOP-1c è stata praticamente casuale. Il dottor Standing e i colleghi stavano infatti provando a determinare la massa di Toi-1338b (il pianeta scoperto nel 2020) attraverso potenti telescopi piazzati nel deserto cileno di Atacama; non sono riusciti nell'impresa, ma dai dati raccolti è emerso il secondo pianeta del sistema.

Dai calcoli è stato determinato che Toi-1338c ha una massa 65 volte superiore a quella della Terra, pari a circa 5 volte inferiore a quella di Giove, come spiegato dal dottor Standing in un comunicato stampa. Il secondo pianeta circumbinario, come vengono chiamati i pianeti che orbitano attorno a due stelle, impiega 215 giorni per completare un'orbita attorno alle due stelle; ciò significa che un anno su questo corpo celeste dura come 7 mesi sulla Terra. Ad oggi sono noti soltanto 12 sistemi con pianeti che orbitano attorno a due stelle e soltanto due di essi sono sistemi multiplanetari, ovvero con più di un pianeta. Uno dei due è quello appena scoperto. I dettagli della ricerca “Radial-velocity discovery of a second planet in the TOI-1338/BEBOP-1 circumbinary system” sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Nature Astronomy.

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