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Scoperto un oggetto simile a un pianeta più caldo del Sole di 2.000° C

Nel cuore dello spazio profondo è stato scoperto un oggetto record a metà strada tra un pianeta e una stella con una temperatura di oltre 7.700° C. È più rovente del Sole di 2.000°C. Ecco di cosa si tratta.
A cura di Andrea Centini
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Credit: NASA's Goddard Space Flight Center
Credit: NASA's Goddard Space Flight Center

Nel cuore dello spazio profondo è stato scoperto un oggetto peculiare, con una temperatura sensibilmente superiore a quella del Sole e della maggior parte delle altre stelle. Normalmente, infatti, corpi celesti dello stesso genere sono caldi circa la metà del Sole. L'astro in questione è una nana bruna, un oggetto spesso definito come stella fallita o mancata, poiché si trova a metà strada tra un pianeta gigante gassoso – come Giove – e una piccola, fredda e vera stella, come una nana rossa. Le nane brune non hanno una massa e una pressione sufficienti per la fusione nucleare dell'idrogeno, come avviene nelle vere stelle, tuttavia possono fondere il deuterio, un isotopo dell'idrogeno che richiede condizioni meno estreme per innescare la reazione. Per questa ragione le nane brune possono raggiungere in media una temperatura di 2.500° C. Ciò nonostante, la nana bruna recentemente identificata ha una temperatura massima stimata di circa 7.700° C, oltre 2.000° C più alta di quella del Sole. Com'è possibile? Ecco cosa hanno scoperto gli scienziati.

A descrivere la nana bruna rovente, la più calda mai scoperta, è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Weizmann Institute of Science di Rehovot (Israele), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi Scuola di Fisica e Astronomia dell'Università di Tel Aviv, dell'Astrophysics and Cosmology Center (PITT PACC) dell'Università di Pittsburgh (Stati Uniti), dell'Istituto di Astronomia dell'Università di Cambridge, dell'INAF – Osservatorio Astrofisico di Arcetri (Italia) e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dal professor Na’ama Hallakoun, docente presso il Dipartimento di Fisica delle Particelle e Astronomia dell'ateneo israeliano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver analizzato nel dettaglio una nana bianca chiamata WD0032-317. La stella è sita a 1.600 anni luce dalla Terra ed è caldissima, oltre 36.000° C (le stelle più calde raggiungono i 40.000° C). Studiandola attraverso lo strumento Ultra-Violet-Visual Echelle Spectrograph (UVES) installato sul Very Large Telescope (VLT) dell'ESO, sito nell'arido deserto di Atacama in Cile – uno dei posti con meno inquinamento luminoso al mondo -, i ricercatori scoprirono diversi anni fa che questa stella era influenzata gravitazionalmente da una compagna, proprio la nana bruna da record.

Grazie a nuove osservazioni con lo stesso strumento, il professor Hallakou e i colleghi hanno tracciato la “carta d'identità” del misterioso oggetto, determinando il suo profilo eccezionale. Hanno innanzitutto determinato che la nana bruna ha una massa compresa tra le 75 e le 88 volte quella del Sole (è una delle più grandi mai scoperte), inoltre compie un'orbita strettissima attorno alla sua compagna nana bianca, in appena 2,3 ore. Ciò significa che 1 anno su questa nana bruna dura meno di due ore e mezza sulla Terra. A causa dell'estrema vicinanza alla stella, la nana bruna rivolge sempre la stessa faccia verso di essa (come la Luna fa con la Terra), quindi ha una metà costantemente illuminata e l'altra buia. La faccia rivolta sempre verso la stella ha una temperatura stimata che può arrivare a oltre 7.700° C, mentre quello notturno è di circa 1.100° C; ciò significa che tra giorno e notte c'è un'escursione termica di ben 6.000° C su questa nana bruna speciale.

Studiando l'interazione tra questi due corpi celesti i ricercatori possono comprendere meglio le conseguenze sui pianeti in evaporazione poiché molto vicini alle stelle madri, come nel caso dell'esopianeta KELT-9b che orbita attorno una stella gigante caldissima. I dettagli della ricerca “An irradiated-Jupiter analogue hotter than the Sun” sono stati caricati su arXiv in attesa della pubblicazione su Nature Astronomy.

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