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Scoperto buco nero mostruoso che divora un Sole al giorno: è il più “affamato” di tutti

Nel cuore dell’oggetto più luminoso dell’Universo, un quasar a 12 miliardi di anni luce dalla Terra, si cela il buco nero più affamato mai identificato. J0529-4351 è un mostruoso cuore di tenebra che divora un Sole al giorno.
A cura di Andrea Centini
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Credit: ESO/M. Kornmesser
Credit: ESO/M. Kornmesser

A 12 miliardi di anni luce dalla Terra è stato identificato il buco nero più vorace mai scoperto. J0529-4351, un buco nero supermassiccio con una massa di circa 17 miliardi di soli, è infatti in grado di divorare 370 masse solari nel giro di un anno terrestre. Ciò significa che ogni giorno fa sparire l'equivalente in massa di una stella paragonabile al nostro Sole. A rendere questa scoperta ancor più incredibile il fatto che questo “cuore di tenebra” si trova nel quasar (QUASi-stellAR radio source) più luminoso mai identificato. Poiché i quasar – nuclei galattici attivi luminosissimi proprio a causa della “fame” dei buchi neri ospitati all'interno – sono gli oggetti più brillanti dell'Universo conosciuto, J0529-4351 è di conseguenza l'oggetto più brillante mai identificato dagli scienziati nello spazio profondo.

A scoprire e descrivere questo mostruoso buco nero è stato un team di ricerca internazionale guidato da ricercatori australiani dell'Università Nazionale Australiana (ANU) di Canberra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti sparsi per il mondo: l'Osservatorio Europeo Australe (ESO) di Santiago del Cile, la Scuola di Fisica dell'Università di Melbourne e l'Università Sorbona di Parigi. I ricercatori, coordinati dal professor Christian Wolf, docente presso la Scuola di Fisica e Astronomia dell'ateneo australiano, hanno identificato J0529-4351 per la prima volta grazie al telescopio di 2,3 metri dell'ANU Siding Spring Observatory nel Nuovo Galles del Sud. Attraverso le osservazioni di follow-up condotte con il potentissimo Very Large Telescope dell’ESO è stato possibile ottenere i dettagli sulle caratteristiche di questo gigante affamato.

Come indicato, il quasar si trova a 12 miliardi di anni luce dalla Terra, cioè significa che la sua luce ha impiegato 12 miliardi di anni per raggiungere il nostro pianeta ed essere captata dagli strumenti. È dunque un oggetto antichissimo, facente parte dell'Universo adolescente, considerando che il Big Bang, l'evento legato all'inizio dell'espansione universale, si è verificato circa 14 miliardi di anni fa. Il disco di accrescimento attorno all'orizzonte degli eventi del buco nero è così brillante che è 500.000 miliardi di volte più luminoso del nostro Sole. Un dato che è anche difficile da comprendere. “Tutta questa luce proviene da un disco di accrescimento caldo che misura sette anni luce di diametro: deve essere il disco di accrescimento più grande dell'Universo”, ha affermato in un comunicato stampa il dottor Samuel Lai, coautore dello studio. “Sette anni luce equivalgono a circa 15.000 volte la distanza dal Sole all'orbita di Nettuno”, ha spiegato l'ESO. Nettuno è l'ottavo e ultimo pianeta del Sistema solare, dopo il declassamento di Plutone a pianeta nano da parte della UAI nel 2006.

Il quasar di J0529-4351 è così luminoso a causa dell'enorme quantità di massa che divora ogni giorno. L'attrito delle polveri e dei gas attirati dal “cuore di tenebra” scalda la materia a miliardi – o addirittura trilioni di gradi – facendo risplendere più di ogni altro oggetto dello spazio profondo. Nessuno si accresce più rapidamente di questo buco nero, anche perché è prossimo al limite di Eddington, oltre il quale non riuscirebbe a nutrirsi in modo stabile (se divorasse massa ancor più velocemente di così la pressione della radiazione allontanerebbe il materiale attorno all'orizzonte degli eventi fino a portarlo fuori portata).

Il quasar è talmente luminoso che un'analisi automatizzata dei dati di Gaia (missione dell'ESA) lo scartò a priori ritenendolo una stella; ecco perché l'analisi da parte di un esperto è sempre fondamentale per aggirare i limiti delle IA, per quanto preziose. Studiare oggetti così straordinari come J0529-4351 può aiutare gli scienziati a comprendere sia come si formano i buchi neri supermassicci (è ancora un mistero) che come si evolvono le galassie, all'interno delle quali è quasi sempre ospitato un buco nero gigantesca. Nella nostra, la Via Lattea, si trova ad esempio Sagittarius A* con una massa di 4 milioni di soli, minuscolo se confronto alla mostruosità di J0529-4351. I dettagli della ricerca “The accretion of a solar mass per day by a 17-billion solar mass black hole” sono stati pubblicati su Nature Astronomy.

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