Scoperto un esopianeta su cui piove “sabbia” da spettacolari nuvole di silicati
![Illustrazione artistica dell'esopianeta WASP-107b. Credit: LUCA School of Arts, Belgium/ Klaas Verpoest (visuals), Johan Van Looveren (typography). Science: Achrène Dyrek (CEA and Université Paris Cité, France), Michiel Min (SRON, the Netherlands), Leen Decin (KU Leuven, Belgium) / European MIRI EXO GTO team / ESA / NASA](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/34/2023/11/esopianeta-1200x675.jpg)
Nell'atmosfera di un pianeta extrasolare sono state scoperte spettacolari nuvole di silicati, dalle quali piove praticamente sabbia. Protagonista di questo affascinante meteo alieno è WASP-107b, un esopianeta che era stato scoperto nel 2017 da scienziati dell'Università di Exeter grazie al Telescopio Spaziale Hubble e al sofisticato Wide Angle Search for Planets (WASP). Si tratta di una serie di telescopi basata su due osservatori agli antipodi; uno in Spagna, alle isole Canarie, e l'altro in Sudafrica. Sono progettati per scovare pianeti extrasolari attraverso la tecnica del transito, legata alle minuscole eclissi (riduzioni di luminosità) sulle stelle determinate dal passaggio orbitale dei pianeti. È proprio grazie ad essa che gli astronomi Tom Evans e Jessica Spake hanno rilevato i primi indizi su WASP-107b.
L'esopianeta orbita a 200 anni luce dalla Terra nel cuore della costellazione della Vergine. Tecnicamente viene definito un super-Nettuno; si tratta infatti di un gigante gassoso con massa e raggio superiori a quelli dell'ottavo pianeta del Sistema solare ma inferiori a quelli di Saturno e Giove. Più nello specifico, WASP-107b ha un raggio 0,94 volte quello gioviano, ma la sua massa è appena un ottavo di quella del gigante del Sistema solare. Ciò rende l'esopianeta alieno uno dei meno densi fra i circa 5.500 conosciuti. Indagini recenti avevano rilevato l'elemento elio nella sua atmosfera (il primo esopianeta individuato ad averlo), ma è solo attraverso le recenti osservazioni condotte con l'avveniristico Telescopio Spaziale James Webb che gli scienziati sono riusciti a caratterizzarla meglio, scoprendo le spettacolare nubi di silicati.
![Rappresentazione artistica di WASP-107b. Credit: ESA / Hubble](https://staticfanpage.akamaized.net/wp-content/uploads/sites/34/2023/11/esopianetawasp.jpg)
A definire il meteo alieno di WASP-107b è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi dell'Università Paris-Saclay, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto olandese per la ricerca spaziale, dell'Istituto Max Planck per l'astronomia (MPIA), dell'Osservatorio Reale di Edimburgo (Regno Unito) e di numerosi altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Acrene Dyrek, docente presso l'ateneo parigino, hanno puntato il pianeta extrasolare con lo strumento MIRI (Mid-Infrared Instrument) del James Webb, che opera nel medio infrarosso. Grazie alla sua sensibilità sono riusciti a osservare più lontano in profondità degli altri dispositivi impiegati in passato, facendo emergere dettagli estremamente interessanti.
Nell'atmosfera di WASP-107b, che ha una temperatura di 500 ° C, attraverso le analisi sono stati individuati anidride solforosa (SO2), vapore acqueo e le spettacolari nubi di silicati, che sono i composti principali della sabbia. Da queste nuvole i silicati precipitano come una sorta di pioggia ed evaporano negli strati inferiori del pianeta, per poi tornare a dar vita alle formazioni nuvolose sotto la spinta delle temperature infernali. Curiosamente non è stata rilevata la presenza di metano, che era prevista dalle precedenti osservazioni. Ciò significa che probabilmente la temperatura dell'atmosfera esopianeta è più elevata di quanto ipotizzato. La peculiare fotochimica di WASP-107b rilevata dagli scienziati fornisce la prova di un “disequilibrio chimico” e indica “un’atmosfera dinamicamente attiva con una metallicità super-solare”, spiegano gli scienziati nell'abstract dello studio. I dettagli della ricerca “SO2, silicate clouds, but no CH4 detected in a warm Neptune” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature.