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Scoperto pianeta roccioso grande come la Terra e con densità simile: è a “soli” 22 anni luce

A “soli” 22 anni luce è stato scoperto un pianeta extrasolare roccioso con dimensioni e gravità simile alla Terra. È il più vicino a noi con queste caratteristiche.
A cura di Andrea Centini
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Illustrazione dell'esopianeta. Credit: ESA / NASA
Illustrazione dell'esopianeta. Credit: ESA / NASA

Nel cuore della costellazione dell'Eridano è stato scoperto un pianeta extrasolare roccioso molto particolare. L'esopianeta, infatti, ha dimensioni e gravità molto simili a quelle della Terra, inoltre è il più vicino a noi con queste caratteristiche ad essere stato identificato. Si trova infatti ad “appena” 22 anni luce dal Sistema solare. Certo, è una distanza enorme per le capacità umane di viaggiare nello spazio – per raggiungere Proxima Centauri, la stella più vicina a 4,2 anni luce, potrebbero volerci migliaia di anni con la tecnologia attuale – ma dal punto di vista squisitamente astronomico è praticamente dietro l'angolo. La sua scoperta è molto significativa per gli esperti, perché può aiutarli a comprendere come si formano e come evolvono pianeti rocciosi come il nostro.

Purtroppo, pur avendo dimensioni, densità e gravità paragonabili a quelle del pianeta Terra, è altamente improbabile che sull'esopianeta ci sia vita. Perlomeno quella basata sulle “regole” del globo terracqueo. LTT 1445 Ac, questo il nome dell'oggetto celeste, è ben al di fuori della zona abitabile e impiega appena 3,12 giorni per orbitare alla sua stella di riferimento (LTT 1445 A), una debole nana rossa più fredda del Sole. A causa della sua vicinanza all'astro, tuttavia, la temperatura della sua superficie raggiunge ben 260 °C, è dunque un mondo infernale completamente inospitale per gli esseri umani. Ma come indicato, possiede diverse caratteristiche preziose che lo rendono un gemello della Terra estremamente importante da studiare.

A descrivere il pianeta extrasolare è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati statunitensi del Centro per l'Astrofisica dell'Harvard & Smithsonian, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Thompson Physics Lab, del Dipartimento di Astronomia e Istituto Carl Sagan dell'Università Cornell, del Dipartimento di Fisica e Astronomica dell'Università di Scicago e dell'Università McMasters (Canada). Il pianeta era stato scoperto lo scorso anno con la tecnica del transito grazie telescopio spaziale Transiting Exoplanet Survey Satellite (TESS) della NASA, l'erede spirituale del compianto “cacciatore di pianeti” Kepler, tuttavia, a causa della sua risoluzione ottica, per gli esperti non era possibile venire a capo dei suoi dettagli, come il raggio e la massa. I ricercatori coordinati dalla professoressa Emily K. Pass sono riusciti a ottenere queste preziose informazioni grazie all'analisi della velocità radiale e alle osservazioni di follow-up condotte con il celebre Telescopio Spaziale Hubble. Più nello specifico, i ricercatori hanno analizzato i dati della sua sensibile Wide Field Camera 3.

Incrociando tutti i dati raccolti è emerso che LTT 1445 Ac ha una massa 1,37 volte quella della Terra e un raggio di 1,07 volte maggiore, con una densità di 5,9 grammi per centimetro cubo. È di poco superiore a quella terrestre, pari a circa 5,5 grammi per centimetro cubo. Ciò significa che se potessimo resistere all'infernale temperatura dell'esopianeta, camminando sulla sua superficie sperimenteremmo una gravità non dissimile da quella della Terra.

Curiosamente il corpo celeste orbita in un sistema con tre stelle legate assieme dalla forza gravitazionale; questa combinazione ha reso ancor più difficile la caratterizzazione dell'esopianeta, ma grazie ad Hubble e ai dati del TESS è stato possibile ottenere tutte le informazioni utili. Gli scienziati desiderano studiarne l'atmosfera (qualora ce ne fosse una) per saperne ancora si più su questo pianeta così simile al nostro, anche se così diverso. I dettagli della ricerca “HST/WFC3 Light Curve Supports a Terrestrial Composition for the Closest Exoplanet to Transit an M Dwarf” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica specializzata The Astronomical Journal.

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