Scoperta la prima esoluna, una luna al di fuori dal Sistema solare: indizi da una stella fallita

I ricercatori hanno probabilmente scoperto la prima esoluna, ovvero una luna che orbita al di fuori del Sistema solare. Trovare questi oggetti nello spazio profondo è molto complicato, per il semplice fatto che sono più piccoli – e meno luminosi – dei pianeti e già rilevare i pianeti extrasolari non è semplice, sebbene la NASA abbia recentemente comunicato la scoperta dell'esopianeta numero 6.000. Già in precedenza era stata annunciata la possibile identificazione di esolune, tuttavia le osservazioni di follow-up hanno generalmente smentito questi rilevamenti, bollandoli come errori nell'elaborazione dei dati (basati sui cambi di luminosità degli esopianeti). Ma la nuova esoluna è stata rilevata con un metodo alternativo, ovvero le peculiari oscillazioni di un oggetto substellare, che orbita attorno alla stella HD 206893 nel cuore della costellazione del Capricorno, a 133 anni luce da noi. Mancano ancora le conferme, ma ciò che è stato osservato, evidenziano gli esperti, suggeriscono proprio che tali oscillazioni possano essere innescate da una esoluna gigantesca.
A rendere significativa questa scoperta vi è anche il fatto che l'oggetto substellare non è un pianeta, ma una nana bruna, cioè una stella fallita, un oggetto a metà strada tra un gigante gassoso e una stella vera e propria. Questi affascinanti oggetti sono in grado di fondere il deuterio ma non l'idrogeno, pertanto non hanno il “motore” degli astri che costellano il firmamento. Il fatto che la luna extrasolare sia stata (probabilmente) identificata attorno a questo tipo di oggetto suggerisce che gli astronomi debbano trovare anche un nome specifico per classificarla, a meno che il termine esoluna non venga considerato buono sia per le nane brune che per i pianeti.
A scoprire la potenziale esoluna attorno alla nana bruna HD 206893 b è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del LIRA – Osservatorio di Parigi dell'Università Sorbona, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di molti istituti. Fra quelli coinvolti il Center for Interdisciplinary Exploration and Research in Astrophysics (CIERA) dell'Università Northwestern, l'European Southern Observatory (ESO), il Dipartimento di Fisica e a Astronomia dell'Università Johns Hopkins, la Facoltà di Scienze dell'Università di Lisbona, l'Università di Colonia e molti altri. I ricercatori, coordinati dal professor Q. Kral dell'ateneo francese, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver messo nel mirino la stella HD 206893 con lo strumento GRAVITY installato sul Very Large Telescope (VLT), un gigantesco telescopio installato presso l'osservatorio dell'ESO in Cile, sotto uno dei cieli più bui e stellati del pianeta. Questo dispositivo permette di ottenere dati astrometrici ad altissima precisione, ed è proprio analizzando le anomale oscillazioni della nana bruna che gli autori dello studio hanno ipotizzato la presenza di una esoluna. “Utilizzando lo strumento VLTI/GRAVITY, abbiamo monitorato le posizioni astrometriche di HD 206893 B e c su scale temporali sia brevi (da giorni a mesi) che lunghe (annuali). Questo ci ha permesso di isolare potenziali oscillazioni residue nel moto della componente B attribuibili a una luna orbitante”, hanno spiegato gli scienziati nell'abstract dello studio.
Nel caso fosse realmente presente, l'esoluna sarebbe gigantesca. Il professor Kral e colleghi hanno infatti calcolato che questo oggetto celeste avrebbe una massa poco meno della metà di quella di Giove, ovvero più o meno quanto 150 pianeti Terra. Per completare un'orbita attorno alla nana bruna questa mega-luna impiegherebbe quasi 8 mesi. “La nostra analisi – spiegano gli scienziati – rivela residui astrometrici provvisori nell'orbita di HD 206893 B se interpretati come firma di un'esoluna, questi residui corrispondono a un candidato (HD 206893 BI) con un periodo orbitale di circa 0,76 anni e una massa di 0,4 masse gioviane. Tuttavia, l'origine di questi residui rimane ambigua e potrebbe essere dovuta a fattori sistematici”.
Insomma, al momento non possiamo essere certi della sua presenza, ma il metodo legato all'influenza gravitazionale sembra essere più appropriato per rilevare la presenza di questi lontanissimi oggetti. Scoprire le esolune è fondamentale anche per la ricerca della vita nello spazio; come sappiamo dal Sistema solare, infatti, anche se i pianeti come Giove e Saturno non sono adatti a supportare la vita (anche perché sono giganti gassosi), le lune che orbitano attorno a loro – come Europa ed Encelado – hanno buone possibilità di ospitarla all'interno dei loro oceani subglaciali. Studiare questi lontani corpi celesti potrebbe quindi aiutarci a rispondere alla più importante domanda della ricerca spaziale. I dettagli dello studio “Exomoon search with VLTI/GRAVITY around the substellar companion HD 206893 B” sono stati caricati su Arxic e già approvati per la pubblicazione su una rivista scientifica.