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Covid 19

Scienziati svelano il meccanismo che provoca i danni al cuore nei pazienti con Long Covid

Un team di ricerca dell’Istituto Humanitas di Rozzano (Milano) ha scoperto il meccanismo biologico che danneggia il tessuto cardiaco nei pazienti con Long Covid, anche a mesi di distanza dalla guarigione dell’infezione.
A cura di Andrea Centini
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Ricercatori italiani hanno scoperto una causa dei problemi cardiaci riscontrati nei pazienti con Long Covid, un insieme di sintomi e disturbi più o meno severi che perdurano per mesi dopo aver contratto la COVID-19, soprattutto nei casi gravi (ma non necessariamente). In parole semplici, hanno osservato che l'infezione da coronavirus SARS-CoV-2 è in grado di togliere il “freno” al meccanismo che impedisce alle cellule immunitarie circolanti di attaccare organi e tessuti del nostro organismo. In pratica, il patogeno pandemico riesce a innescare una reazione autoimmune nella quale i cosiddetti autoanticorpi aggrediscono il tessuto cardiaco, determinando danni potenzialmente anche molto severi. Aver scoperto questo processo biologico potrebbe far luce anche su altri meccanismi autoimmunitari innescati dalla COVID-19, una malattia in grado di far “impazzire” il nostro sistema di difesa. La famigerata tempesta di citochine, una risposta immunitaria esagerata e incontrollata all'invasione virale, può essere ben più pericolosa dell'infezione in sé ed è responsabile di molti dei circa 7 milioni di decessi (ufficiali) dall'inizio della pandemia.

A svelare questo meccanismo è stato un team di ricerca guidato da scienziati del Laboratorio di Immunità Adattiva e del Dipartimento Cardiovascolare dell'Istituto Humanitas di Rozzano (Milano), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Cardio Center, del Laboratorio di Immunologia Traslazionale e dell'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico (IRCCS) Humanitas Research Hospital. I ricercatori, coordinati dai professori Marinos Kallikourdis e Gianluigi Condorelli, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver studiato i casi di pazienti Covid ricoverati presso l'IRCCS lombarda che hanno sviluppato complicazioni cardiache. Si sono concentrati su chi a sei mesi dalle dimissioni presentava ancora un danno cardiaco, senza aver mai sofferto di problemi di cuore prima dell'infezione. È noto sin dall'inizio della pandemia che il coronavirus SARS-CoV-2 può danneggiare il cuore, anche in modo permanente secondo uno studio dell'Università del Texas, tuttavia i meccanismi d'azione – sia diretti che indiretti – non sono ancora chiari. Per questo gli scienziati stanno ancora studiando alacremente le conseguenze dell'infezione.

Gli studiosi dell'Humanitas hanno scoperto nei pazienti con queste problematiche un'attivazione anomala di specifiche cellule immunitarie, che vengono spinte a riconoscere come “nemici” i tessuti del cuore e ad attaccarli, provocando il danno. “Analizzando i campioni di questi pazienti abbiamo scoperto un’attivazione anomala di alcuni tipi di globuli bianchi – le cellule B, quelle deputate a produrre gli anticorpi – e abbiamo identificato la presenza di alcuni auto-anticorpi che riconoscono i tessuti del cuore. Come abbiamo poi dimostrato in uno studio di laboratorio, questi auto-anticorpi sono assenti nei pazienti ricoverati con COVID-19 ma senza danni cardiaci e sono sufficienti a scatenare una reazione autoimmune contro il cuore”, hanno spiegato in un comunicato stampa Marco Cremonesi e Arianna Felicetta, primi autori del nuovo studio.

Sebbene l'indagine sia stata condotta su un numero contenuto di pazienti, i risultati sono compatibili con un meccanismo chiamato “perdita di tolleranza immunologica”, come spiegato dal professor Kallikourdis. “La perdita di tolleranza immunologica potrebbe spiegare anche la varietà dei sintomi del Long COVID: benché si tratti di un meccanismo singolo, può infatti produrre conseguenze cliniche molto diverse tra loro, a seconda del tipo di specificità delle cellule immunitarie che perdono la tolleranza dopo l’incontro accidentale con SARS-CoV-2. Ciò significa che lo stesso meccanismo potrebbe spiegare altre reazioni autoimmuni, ad esempio contro il tessuto nervoso, tipiche del Long Covid”, ha chiosato l'esperto.

Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) il Long Covid o sindrome post-COVID-19 è considerato una vera e propria emergenza globale a causa del numero enorme di persone infettate dal patogeno, che continuano a manifestare sintomi a mesi (in alcuni casi anche anni) di distanza dall'infezione. In molti non sono più riusciti a tornare a lavoro o a proseguire negli studi, con danni sociali ed economici – oltre che sanitari – estremamente significativi. Comprendere a fondo l'azione diretta o indiretta del virus sul nostro organismo può portare a terapie innovative in grado di contrastare le conseguenze più nefaste dell'infezione. Nel caso delle reazioni autoimmunitarie, come quelle che colpiscono il cuore e altri organi, può essere preziosissimo il ruolo di farmaci immunomodulanti capaci di esacerbare la risposta aggressiva delle cellule che dovrebbero proteggerci. I dettagli della ricerca “Long COVID-19 Cardiac Complications Are Associated With Autoimmunity to Cardiac Self-Antigens Sufficient to Cause Cardiac Dysfunction” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Circulation.

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