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Satellite RHESSI della Nasa in caduta libera: “È precipitato sopra il deserto del Sahara”

L’area di rientro del veicolo spaziale RHESSI è stata identificata in Nord Africa, vicino al confine tra Sudan ed Egitto, dove è precipitato alle 20:21 EDT (di mercoledì 19 aprile, le 2:21 di giovedì 20 in Italia)
A cura di Valeria Aiello
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Illustrazione del satellite RHESSI (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager), l'osservatorio solare caduto sulla Terra / Credit: NASA
Illustrazione del satellite RHESSI (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager), l'osservatorio solare caduto sulla Terra / Credit: NASA

Il satellite RHESSI (Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager) della NASA in caduta libera sulla Terra è precipitato alle 20:21 EDT (di mercoledì 19 aprile, le 2:21 di giovedì 20 in Italia) sopra il deserto del Sahara. Lo conferma il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, citato dalla NASA, che ha identificato l’area del rientro “sopra la regione del deserto del Sahara, a circa 26 gradi di longitudine e 21,3 gradi di latitudine”. Queste coordinate collocano la caduta in Nord Africa, vicino al confine tra Sudan ed Egitto. Secondo quanto aggiunto su Twitter dall’astrofisico Johathan MacDowell dell’Harvard-Smithsonian Center for Astrophysics, nel Massachusetts, RHESSI ha sorvolato il confine lungo una traiettoria Nord-Est verso l’Egitto.

È dunque comprovato che lo schianto non ha nulla a che vedere con il lampo che ha squarciato il cielo di Kiev, illuminando la notte della capitale ucraina intorno alle 22 del 19 aprile, come smentito dall’Agenzia spaziale americana quando il suo satellite era ancora in orbita, attribuendo successivamente il bagliore alla caduta di un meteorite. La maggior parte del veicolo spaziale, che ha studiato il Sole dal 2002 al 2018, è probabilmente bruciata nell’atmosfera terrestre, anche se alcune parti avrebbero dovuto raggiungere il suolo, hanno detto i funzionari della NASA.

Dove e quando è caduto il satellite RHESSI della NASA

Il tempo in orbita di RHESSI si è ufficialmente concluso ieri, quando il satellite morente della NASA è precipitato nell’atmosfera terrestre alle 20:21 EDT di mercoledì 19 aprile (le 2:21 di giovedì 20 in Italia), quasi 21 anni dopo il suo lancio e 16 di attività. “Il Dipartimento della Difesa ha confermato che il veicolo spaziale da 660 libbre (300 kg, ndr) è rientrato nell’atmosfera sopra la regione del deserto del Sahara, a circa 26 gradi di longitudine e 21,3 gradi di latitudine” ha dichiarato la NASA in una dichiarazione aggiornata. L’agenzia spaziale “si aspettava che la maggior parte del veicolo spaziale bruciasse mentre viaggiava attraverso l’atmosfera, ma che alcuni componenti sopravvivessero al rientro”.

In precedenza, la NASA aveva affermato che il rischio di danni alle persone a terra era di circa 1 su 2.467, ma non è stato (ancora) chiarito se parti del satellite siano effettivamente sopravvissute al rientro né ci sono segnalazioni di detriti caduti sulla superficie terrestre.

Il satellite di osservazione solare RHESSI

RHESSI era stato lanciato a bordo di un razzo Pegasus XL della Orbital Sciences Corporation nel febbraio 2002 e aveva concluso la sua missione nel 2018. Da allora si trovava in un’orbita terrestre bassa stabile, che è andata lentamente degradandosi, abbassando gradualmente la sua orbita, fino a quando il veicolo spaziale non ha incontrato la fine dei suoi giorni.

È stato grazie alle osservazioni di RHESSI e del suo unico strumento scientifico, uno spettrometro ad immagini, che abbiamo ottenuto le prime immagini a raggi gamma e raggi X del Sole. I dati di RHESSI hanno fornito informazioni fondamentali sui brillamenti solari e le relative espulsioni di massa coronale. Questi eventi rilasciano l’equivalente energetico di miliardi di megatoni di TNT nell’atmosfera solare in pochi minuti e possono avere effetti sulla Terra, compresa l’interruzione dei sistemi elettrici. “Comprenderli si è rivelato impegnativo – ha aggiunto la NASA – . Durante la sua missione, RHESSI ha registrato più di 100.000 eventi di raggi X, consentendo agli scienziati di studiare le particelle energetiche nei brillamenti solari, aiutandoli a determinare frequenza, posizione e movimento delle particelle, e comprendere dove le particelle venivano accelerate”.

Nel corso degli anni, RHESSI ha documentato l’enorme gamma di dimensioni dei brillamenti solari, dai minuscoli nanoflare ai massicci superflare decine di migliaia di volte più grandi ed esplosivi. RHESSI ha anche fatto scoperte non correlate ai bagliori, consentendo di perfezionare le misurazioni della forma del Sole e mostrare che i lampi di raggi gamma terrestri – esplosioni di raggi gamma emessi dall’alto nell’atmosfera terrestre durante i temporali – sono più comuni di quanto si pensasse in precedenza. Nel 2018, dopo 16 anni di attività, la NASA ha dismesso RHESSI a causa di difficoltà di comunicazione con il veicolo.

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