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Questi patogeni possono legarsi alle microplastiche e infettare gli animali e l’uomo

Un team di ricerca internazionale ha dimostrato che tre agenti patogeni possono legarsi e viaggiare sulle microplastiche, aumentando il rischio di diffusione.
A cura di Andrea Centini
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Credit: UC Davis
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Microorganismi terrestri responsabili di patologie potenzialmente pericolose per l'uomo e la fauna selvatica possono legarsi alle microplastiche e diffondersi negli oceani, con un impatto potenzialmente drammatico sulla salute (anche la nostra) e gli equilibri ecologici. Le microplastiche, che abbracciano tutti i frammenti di plastica con un diametro inferiore o uguale a 5 millimetri, vengono infatti ingerite da molti animali marini, in particolar modo da molluschi, crostacei e pesci. Qualora fossero contaminate dai suddetti agenti patogeni, gli animali potrebbero esserne infettati e ammalarsi, col rischio di trasmettere le infezioni anche all'uomo attraverso la catena alimentare.

A lanciare l'allarme sulle capacità delle microplastiche di trasportare agenti patogeni è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università della California di Davis, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi della Scuola di Medicina Veterinaria e Scienze Biomediche dell'Università del Nebraska, del Dipartimento di Ecologia e Biologia Evolutiva dell'Università di Toronto (Canada) e di altri centri. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Karen Shapiro, docente presso il Dipartimento di Patologia, Microbiologia e Immunologia dell'ateneo californiano, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto esperimenti con tre specifici microorganismi, protozoi zoonotici responsabili di malattie associate al consumo di molluschi.

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I patogeni coinvolti nello studio sono stati il Toxoplasma gondii, responsabile della toxoplasmosi negli animali a sangue caldo (come i mammiferi marini) e che si trova normalmente nelle feci dei gatti; Giardia e Cryptosporidium, che possono provocare malattie gastrointestinali (come la diarrea) potenzialmente letali nei bambini piccoli e nei soggetti immunocompromessi. La professoressa Shapiro e colleghi per determinare la capacità di legarsi alle microplastiche in acqua di mare hanno preparato un apposito esperimento di laboratorio, coinvolgendo due tipologie distinte di materiali: le microfibre di poliestere che si trovano soprattutto nei tessuti (e che finiscono nelle acque reflue durante i lavaggi in lavatrice) e le microsfere di polietilene, che si trovano principalmente in cosmetici e prodotti per la cura personale. Dai test gli scienziati hanno dimostrato che i tre patogeni aderivano più facilmente alle microfibre dei vestiti che alle microsfere di polietilene, ma tutte le microplastiche erano coinvolte dalla contaminazione.

“Le microplastiche possono effettivamente spostare i patogeni in giro e questi germi finiscono nella nostra acqua e nel nostro cibo”, ha chiosato la professoressa Shapiro in un comunicato stampa. Non c'è alcuna conferma che questa contaminazione sia già avvenuta anche nella realtà, tuttavia l'Università della California sottolinea che diversi animali come lontre marine, delfini di Hector e foche monache hawaiane sono stati uccisi dalla toxoplasmosi, una malattia che dovrebbe colpire solo gli animali terrestri. I dettagli della ricerca “Association of zoonotic protozoan parasites with microplastics in seawater and implications for human and wildlife health” sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

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