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Quasi 1 italiano su 10 è ancora vulnerabile al morbillo: i giovani dai 20 ai 40 anni sono l’anello debole

Un nuovo studio ISS-FBK su Lancet Infectious Diseases stima che il 9,2% della popolazione italiana non ha immunità contro il morbillo, con un contributo cruciale alla trasmissione da parte dei 20-40enni non vaccinati.
A cura di Valeria Aiello
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Illustrazione del virus del morbillo / Credit: iStock
Illustrazione del virus del morbillo / Credit: iStock

Quasi un italiano su dieci — il 9,2% della popolazione secondo un nuovo studio coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e dalla Fondazione Bruno Kessler (FBK) pubblicato su The Lancet Infectious Diseases — è ancora privo di immunità contro il morbillo. Ma il dato più interessante è non sono i bambini a sostenere la circolazione del virus, ma i giovani adulti tra i 20 e i 40 anni.

Gli under 40 sono l’anello debole della protezione collettiva

Lo studio ISS-FBK, basato su quasi 15.000 casi notificati tra il 2013 e il 2022 e sull’analisi delle catene di trasmissione, individua la fascia dei 20–40enni come una quota significativa dei casi e come fonte rilevante di trasmissione verso i più piccoli. Considerando i casi con stato vaccinale noto, la grande maggioranza delle infezioni si è verificata in persone non vaccinate (quasi nove su dieci).

Il risultato è particolarmente rilevante per le politiche di sanità pubblica: molte azioni finora orientate sui bambini — pur necessarie — non bastano da sole se non si avviano campagne efficaci di recupero vaccinale rivolte agli adulti. Lo stesso studio raccomanda strategia mirate, comprese campagne volte a recuperare la copertura vaccinale nei giovani adulti.

La vaccinazione è l’unico strumento efficace per proteggersi dal morbillo e dalle sue complicanze. Due dosi conferiscono una protezione di circa il 97% ricorda l’ISS – . Per prevenire la diffusione del virus e i focolai, è necessario raggiungere una copertura ≥95% con due dosi a tutti i livelli subnazionali”.

Come e dove circola il morbillo: non è (solo) colpa della scuola

Un altro elemento che emerge chiaramente dall’analisi è la distribuzione dei contagi: quasi un terzo (33%) degli episodi di trasmissione analizzati è avvenuto tra giovani adulti, che sono stati anche responsabili di una rilevante percentuale di infezioni trasmesse ai bambini di età inferiore ai 5 anni.

Oltre un terzo (35,5%) dei contagi secondari è avvenuto in ambito familiare. In altre parole, la scuola — spesso indicata come principale luogo di diffusione virale — contribuisce solo in parte alla trasmissione, rispetto alla famiglia e ai contesti informali.

Perché quanto accade in Italia ci riguarda come Europa

Il quadro italiano si inserisce in una tendenza europea più ampia: i casi di morbillo in Europa sono aumentati in modo drastico dopo la flessione durante la pandemia.

Nel 2023 la regione europea ha registrato decine di migliaia di casi (oltre 30.000 secondo alcune rilevazioni del 2023), con un aumento di oltre 30 volte rispetto al 2022. Il dato è salito ulteriormente nel 2024, con rapporti dell’ECDC che documentano oltre 35.000 casi e il numero più alto di infezioni dal 1997.

Questi trend spiegano perché la vulnerabilità del 9,2% in Italia non sia un problema isolato ma parte di un’ondata più ampia, che richiede misure di recupero urgenti, che estendano le campagne vaccinali agli adulti, oltre che ai bambini.

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