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Quante persone posso invitare al pranzo di Natale per trascorrere le feste in sicurezza

I consigli di due specialisti in epidemiologia per festeggiare con parenti e amici e ridurre il rischio di contagio in famiglia.
A cura di Valeria Aiello
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È chiaro che il Natale 2021 non è lo stesso di un anno fa. La più grande differenza è legata all’arrivo dei vaccini anti Covid che in Italia sono stati somministrati in tempi e numeri record, con quasi il 75% della popolazione italiana che ha completato il primo ciclo vaccinale e il 28% che ha già ricevuto anche la terza dose. Nella fase attuale, quella in cui Omicron e Delta convivono, è però in forte aumento il livello di contagio. Ieri, i positivi rilevati in 24 ore nel nostro Paese sono stati quasi 45mila, mai così tanti dall’inizio della pandemia che, al massimo, aveva fatto segnare 40.900 casi nel novembre 2020.

L’impennata record arriva proprio in uno dei periodi dell’anno con il maggior numero di incontri e riunioni familiari, le feste di Natale, sollevando non poche preoccupazioni circa il rischio di contagio in famiglia. Con quante persone si può ancora cenare in sicurezza? Quanto mi protegge il vaccino? E ancora, si possono mettere a sedere allo stesso tavolo i bambini con più grandi? Una risposta chiara ed esaustiva a queste domande arriva dalla Spagna, dove due epidemiologi, il professor Fernando Rodriguez Artalejo dell’Università Autonoma di Madrid, e la professoressa Ana Maria Garcia, specialista in Medicina Preventiva e Sanità Pubblica all’Università di Valencia, hanno spiegato cosa si può fare per cercare di vivere un Natale il più sicuro possibile davanti all’avanzata dei contagi.

Se ho avuto il Covid, sono protetto dal contagio in famiglia?

No, aver superato l’infezione non è una protezione sufficiente. “Dipende da quanto tempo hai superato l’infezione, se sei vaccinato e il numero di dosi che hai ricevuto” spiega Rodríguez Artalejo a El Pais. Il rischio, d’altra parte, non è legato solo alla propria reinfezione ma anche alla trasmissione del virus per le altre persone. “È meno probabile (che questa persona si infetti o infetti un terzo, ndr) ma non impossibile” ha aggiunto García.

Il vaccino funziona come protezione?

Essere vaccinati protegge dal rischio di malattia grave e dal ricovero in ospedale, ma è meno efficace di fronte a un’infezione asintomatica o lieve, concordano entrambi gli specialisti. Precisando che, in ogni caso, il rischio zero non esiste.

Quanto protegge la terza dose dal rischio di infezione in famiglia?

La decisione di somministrare la terza dose è dovuta al fatto che “è stato dimostrato che la protezione relativa diminuisce con le due dosi precedenti” ha ricordato García. Pertanto, il booster aiuta a prevenire malattia gravi e morte ma non induce un’immunità sterilizzante. “Ancora una volta, il rischio zero non esiste”.

È necessario prendere ulteriori precauzioni in famiglia ci sono persone anziane o immunodepresse?

“Questa è la variabile più importante da tenere in considerazione – considera Rodríguez Artalejo, perché sebbene queste persone abbiano tutte e tre le dosi, sono quelle che hanno il maggior rischio di contrarre l'infezione e sviluppare la malattia. García avverte che la precauzione è valida per quell’incontro e per i giorni successivi: “La persona anziana o immunodepressa potrebbe non andare alla cena di Natale, ma alcuni dei suoi contatti stretti sì, quindi possono finire per essere contagiati” indica la specialista che, per quanto il rischio di sviluppare una malattia grave sia più alto nei fragili e negli anziani, infezioni con conseguenze gravi possono comunque verificarsi “in tutte le fasce di età e in tutte le circostanze”.

Fino a che punto i bambini non vaccinati sono un rischio?

Da un punto di vista epidemiologico, le persone più a rischio di contrarre l’infezione sono i minori e le persone tra i 20 ei 29 anni, ha affermato Rodríguez Artalejo. “Ma questo non significa che non vadano a cena: la chiave è prendere misure che già conosciamo: limitare il numero dei commensali per ridurre la probabilità che uno di loro sia infetto e usare il più possibile le mascherine”.

Serve una buona aerazione degli ambienti dove ci incontreremo?

Qui, la raccomandazione principale è quella di cercare di incontrarsi il più possibile all’aperto. “C'è una differenza abissale nei contagi, il rischio al chiuso è molto alto – dice García, suggerendo che se nel caso ci si possa incontrare solo al chiuso, è importante farlo in ambienti ben aerati, cercando di mantenere il distanziamento interpersonale e usando la mascherina il più possibile. Rodríguez Artalejo ha inoltre sottolineato l’importanza di “aggiungere livelli di protezione o rinforzare alcuni di questi livelli” se, ad esempio, non è possibile avere una buona ventilazione. “In altre parole, usiamo la maschera il più a lungo possibile e cerchiamo di fare cene o pranzi brevi invece di stare a tavola molte ore”.

Quanti amici e familiari a tavola?

Più che nel numero di commensali, la chiave per ridurre il rischio di contagio in famiglia è nel numero di nuclei familiari o gruppi bolla, cioè quanti diversi gruppi di conviventi (zii, cugini, nonni…) si riuniscono per i pranzi o le cene delle feste di Natale. “Non dovrebbero esserci più di due gruppi bolla, o al massimo tre se sono piccoli gruppi” ha indicato Rodríguez Artalejo. Chiaramente, meno persone si incontrano, minore è il rischio di infezione. “Perché si verifichi un contagio – ha evidenziato García – è sufficiente essere in due”.

Serve fare un tampone? E quanto sono affidabili i diversi test?

La specialista Ana María García ritiene che i test antigenici non siano del tutto attendibili perché “un esito negativo al test dell’antigene non è garanzia di nulla, mentre un positivo è un po’ più certo, ma necessita di conferma”. Attenzione anche alla “falsa sicurezza” che può dare un test negativo, mentre per chi sospetta di avere i sintomi di Covid ma non ha più modo o tempo di fare un tampone, il consiglio è quello di rimanere isolati e non partecipare agli incontri familiari.

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