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Quante calorie si bruciano in un rapporto sessuale

L’attività sessuale si può considerare un esercizio fisico? È più simile a una corsa veloce o a una passeggiata? Aumenta la frequenza cardiaca? Può provocare infarti? Ecco tutto quello che c’è da sapere.
A cura di Valeria Aiello
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Il rapporto sessuale brucia calorie, aumenta la frequenza cardiaca e molto raramente provoca un arresto cardiaco. In altre parole, l’attività sessuale può considerarsi un esercizio fisico a tutti gli effetti, la cui intensità può variare a seconda dello stato di salute generale, della posizione e della fase del rapporto, della durata dell'attività e delle differenze di sesso. Ad evidenziarlo è una review scientifica pubblicata negli Archives of Sexual Behavior e recentemente rilanciata dal Washington Post che, in occasione del mese dell’amore per antonomasia, ha voluto dare una riposta a quella che probabilmente è “la domanda più urgente su sesso e attività fisica”, ovvero se il rapporto sessuale può essere definito un’attività fisica.

Come premesso, la risposta sembra essere sì. I ricercatori dell’Università di Almería e dell’Università di Murcia, in Spagna, hanno preso in esame tutta la letteratura scientifica che ha analizzato il dispendio energetico nell’attività sessuale, riscontrando che in un rapporto si bruciano in media circa 100 chilocalorie (kCal) e che la frequenza cardiaca è in genere compresa tra 90 e 130 bpm, con picchi che possono raggiungere tra i 145 e 170 bpm. La frequenza cardiaca delle donne tende ad essere inferiore a quella degli uomini, così come il consumo calorico medio, su cui incidono anche altri fattori, come lo stato di salute nonché la posizione, la durata e la fase del rapporto.

Il sesso è un esercizio fisico moderato

Uno degli studi presi in esame dai ricercatori (Zavorsky et al., 2019), in particolare, ha evidenziato che il dispendio energetico complessivo durante una singola sessione di attività sessuale può raggiungere le 130 kCal , mentre un altro studio (Frappier et al., 2013 ) ha rilevato che è maggiore per gli uomini (101 kCal) rispetto alle donne (69 kCal). Per rendere l’idea di quante siano realmente queste calorie, basti pensare che 50 grammi di pane (una piccola rosetta o una fetta media di pagnotta o filone) sviluppano in media 130 kCal. In altri termini, i numeri del dispendio energetico dell’attività sessuale sono simili a quelli di una corsa leggera, fatta eccezione per i picchi di frequenza cardiaca, che sono più alti di quelli dello jogging e, di solito, si raggiungono durante l’orgasmo.

Chiaramente, molto dipende dalla durata dell’atto sessuale che nelle coppie giovani e sane, è in media 32,38 minuti rispetto ai circa 19 minuti delle coppie con condizioni di salute, come le malattie cardiache. La durata stessa, ad ogni modo, è stata definita dagli studiosi come il tempo che trascorre dai preliminari all’orgasmo maschile, il che solleva limitazioni sul fatto che questi parametri catturino adeguatamente l’esperienza di entrambi i partner.

L'attività sessuale può provocare infarti?

In un’altra recente analisi, i ricercatori hanno esplorato il lato oscuro del sesso per cui, seppur raramente, durante o subito dopo l’atto sessuale, alcune persone purtroppo muoiono. L’incidenza di questo fenomeno è comunque molto bassa, rappresentando lo 0,6% di tutti i casi di morte improvvisa. Gli studiosi, in una lettera di ricerca pubblicata su Jama Cardiology, hanno documentato che più della metà dei decessi (53 percento) che si verificano entro un’ora dall’attività sessuale non sono tuttavia causati da un infarto miocardico, bensì da un improvviso ritmo cardiaco anormale, chiamato sindrome della morte aritmica improvvisa (SADS).

Un’altra delle principali cause di morte associate al rapporto sessuale è la cosiddetta dissezione aortica, per cui gli strati interni della parete della principale arteria del corpo umano si lacerano, separandosi dallo strato intermedio della parete esterna, lasciando che il sangue possa fuoriuscire dalla dissezione in una condizione potenzialmente letale. Questo evento rappresenta il 12 percento dei decessi analizzati nello studio. I restanti decessi analizzati erano invece dovuti ad altre patologie, come cardiomiopatie e canalopatie.

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