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Ponte sullo Stretto, intervista a Mario Tozzi: “Senza senso. Mancano i dati e la costa è instabile”

Mario Tozzi, classe 1959, è un geologo del CNR e divulgatore scientifico. In passato ha dato giudizi molto netti sul progetto del Ponte sullo Stretto di Messina. A Fanpage.it aveva detto: “In caso di terremoto unirebbe due cimiteri”. Ora il progetto è stato approvato dal CIPESS. Lo abbiamo sentito per capire quali sono i probemi della grande opera più discussa dell’ultimo secolo.
Intervista a Mario Tozzi
Primo ricercatore del CNR, divulgatore scientifico e conduttore televisivo RAI del programma Sapiens
A cura di Valerio Berra
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Mario Tozzi ha un parere netto sul Ponte sullo Stretto di Messina. In un’intervista rilasciata a Fanpage.it nel marzo del 2024 il geologo e divulgatore aveva dichiarato: “Non ha tanto senso fare un ponte che unisce, in caso di sisma, due cimiteri. Meglio mettere i denari nell'adeguamento antisismico di quei luoghi”. Ora il progetto del Ponte sullo Stretto ha passato l’approvazione del CIPESS, uno step importante. Non l’ultimo.

Abbiamo pubblicato un approfondimento su questa struttura. Il Ponte sullo Stretto è un progetto fuori scala rispetto a qualsiasi altro ponte sospeso a campata unica. È lungo oltre il 50% del ponte più lungo costruito con questa struttura. Ma soprattutto, secondo il progetto, sarebbe l’unico così lungo che oltre alle auto ospiterebbe anche una linea ferroviaria. Ne abbiamo parlato con Tozzi.

In un comunicato del 17 maggio 2025 la società Stretto di Messia Spa risponde a una critica del geologo Carlo Dogliono dicendo che il Ponte sullo Stretto di Messina sarà in grado di supportare una magnitudo di 7,1 ed è progettato per “stare in campo elastico con magnitudo superiore”.

E chi lo afferma questo? Doglioni è un geologo autorevole. Il Ponte sullo Stretto dovrebbe essere più resistente al più forte terremoto che si è mai visto in Italia: quello del 600 a Catania stimato a magnitudo 7,5. Quando si affrontano queste opere bisogna abbondare in termini di sicurezza.

L’ultima volta che ne abbiamo parlato ha detto che in caso di terremoto “unirebbe due cimiteri”.

L’ho detto e lo ribadisco. Se arriva un terremoto 6,9 in quelle zone forse reggerebbero solo un quarto degli edifici, ammesso che reggano. Tu stai spendendo soldi pubblici non per la sicurezza dei cittadini ma per un’opera faraonica la cui utilità è dubbia. In caso di terremoto magari il Ponte rimarrebbe in piedi, ma unirebbe due aree piene di morti. I superstiti ti verrebbero a cercare con il forcone.

Oltre ai terremoti, quali sono i problemi dell’area in cui nasce il Ponte?

Mancano gli studi. Non c’è uno studio strutturale sugli affioramenti, sulla caratterizzazione delle faglie. Manca anche lo studio sulla nuova faglia di Palmi. L’attenzione geologica è clamorosamente carente.

Oltre ad essere il ponte a campata unica più lungo del mondo, sarà anche un ponte ferroviario.

Certo. Un’architettura del genere non è mai stata costruita ma qui vediamo cosa succede. Il mio dubbio più grande sulla struttura è che alla fine capiranno che la ferrovia non può essere messa. In questo modo resterà un ponte stradale. Oltretutto la ferrovia dovrebbe pure essere un’Alta Velocità, quindi con standard ancora più elevati.

Il progetto ora la prevede. Può essere modificato durante la fase di costruzione?

È già successo. Nel 1995 in Giappone si stava costruendo il Ponte di Akashi. Al momento ha las seconda campata unica più lunga del mondo. Durante la costruzione è arrivato un terremoto di intensità 6,8 su scala Richter. Un pilone si è spostato di 120 centimetri. Hanno deciso di togliere la ferrovia e tenere solo le strade.

I problemi quindi sono anche nella fase di costruzione.

È il momento in cui il ponte è più fragile. Rischi di più, possono cedere le opere di sostegno. E non parlo nemmeno della parte finanziaria. Quando lo dovevano fare i privati il pedaggio sembrava dovesse costare 50 euro, altro che 10.

Nel ponte di Akashi i piloni poggiano in mare. Qui sarebbero più vicini alla costa.

Sì, parliamo di piloni altri 399 metri. Quasi come L’Empire State Building. Saranno costruiti sulla costa calabrese, una delle più instabili tra quelle italiane. È una costa soggetta a scivolamenti gravitativi profondi, delle mega frane con superfici di rottura a cucchiaio. Quando tu vai a infilare qualcosa lì, compromettiti quell'equilibrio che faticosamente per il momento è stato raggiunto.

Coma mai dice che non ci sono studi approfonditi sulla geologia dell’area in cui poggia il ponte?

Manca l’unica cosa che avrebbe senso: una relazione ufficiale dell’Istituto Nazionale di Fisica e Vulcanologia. Hanno contattato alcuni ricercatori dell’INGV per di pareri ma non sono studi ufficiali. Bisogna richiederlo, bisogna raccogliere milioni di dati, bisogna misurare ogni affioramento, chilometri per chilometro. Bisogna capire il ruolo della faglia di Palmi, scoperta di recente.

Il Ponte sullo Stretto è forse l’opera pubblica di cui si parla di più dal dopoguerra.

Il ponte piace di più quanto più sei lontano. A quelli che stanno lì non gli serve a nulla.

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