Piccoli cambiamenti nella guida possono essere primi segnali di declino cognitivo: lo studio su Neurology

Riconoscere i primi segnali di declino cognitivo potrebbe essere possibile osservando come guidiamo ogni giorno. Secondo un nuovo studio pubblicato su Neurology, piccoli cambiamenti nel comportamento di guida – come la riduzione della guida notturna, viaggi più brevi e minori variazioni di percorso – possono anticipare di anni i primi segnali di declino cognitivo.
Lo studio, guidato dal professor Ganesh Babular della Washington University School of Medicine, ha seguito 298 persone per oltre tre anni, monitorando frequenza, durata, distanza, ora del giorno, eccesso di velocità, frenate brusche e altri parametri dei loro spostamenti alla guida dell’auto. Questi dati sono stati integrati con test cognitivi, informazioni demografiche e analisi genetiche.
“Utilizzando un dispositivo di tracciamento GPS abbiamo individuato con maggiore accuratezza chi avrebbe sviluppato un problemi cognitivi rispetto ai soli fattori tradizionali, come età, test cognitivi o predisposizione genetica” ha spiegato Babulal.
Per analizzare questi dati, i ricercatori hanno utilizzato modelli di apprendimento automatico in grado di riconoscere pattern ricorrenti negli spostamenti quotidiani. Una volta applicati ai profili di guida, questi modelli hanno raggiunto un’accuratezza fino all’87% nel prevedere chi avrebbe sviluppato un lieve deterioramento cognitivo, superando nettamente l’accuratezza del solo screening tradizionale (76%).
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il declino cognitivo rientra spesso nelle fasi iniziali della demenza, di cui il morbo di Alzheimer è la forma più comune. La diagnosi precoce è considerata cruciale per intervenire in modo efficace e ritardare la progressione della malattia.
Questa nuova forma di monitoraggio “passivo” potrebbe permettere interventi più precoci, mantenendo a lungo l’autonomia delle persone.
Babulal ha però sottolineato che ogni iniziativa di monitoraggio deve garantire privacy, consenso informato e rispetto dell’autonomia individuale. Inoltre, la maggior parte dei partecipanti allo studio aveva livello di istruzione elevato e background omogenei, un limite che richiederà ulteriori ricerche su campioni più ampi e diversificati.
Comportamenti di guida e declino cognitivo: cosa dice lo studio su Neurology
Lo studio ha monitorato 298 persone di età media 75 anni che guidavano almeno una volta a settimana. Tutti hanno installato un dispositivo GPS a bordo del veicolo e sono stati valutati attraverso test cognitivi standardizzati.
Nei primi mesi, i profili di guida non differivano in modo significativo. Con il tempo, però, chi ha sviluppato un lieve deterioramento cognitivo (MCI) ha mostrato:
- meno viaggi mensili
- una riduzione costante della guida notturna
- tragitti più brevi
- minore variazione di percorso
- più frequenti rallentamenti o cambiamenti improvvisi nella routine di guida
Tenendo conto di fattori come la distanza media e la distanza massima degli spostamenti, la frequenza del superamento dei limiti di velocità e variabilità dei percorsi, l’accuratezza nella previsione di declino cognitivo ha raggiunto l’82%. Integrando questi dati con informazioni come l’età, la genetica e i punteggi cognitivi, la precisione è salita all’87%.
Secondo gli autori, analizzare il modo in cui una persona guida nel suo quotidiano potrebbe diventare un metodo a basso impatto per intercettare precocemente eventuali segnali di declino, perché osserva il comportamento reale invece di condizioni artificiali di laboratorio.
“Monitorare il comportamento quotidiano delle persone alla guida è un modo relativamente poco invasivo e poco oneroso per valutare le capacità cognitive e funzionali” ha aggiunto Babulal. “Questo potrebbe aiutare a identificare i conducenti a rischio in anticipo, per un intervento tempestivo, prima che abbiano un incidente o una quasi collisione, come spesso accade oggi. Naturalmente, dobbiamo anche rispettare l’autonomia, la privacy e il processo decisionale informato delle persone, e garantire il rispetto degli standard etici”.