Perché vogliono convincerti che mangiare la carne è da uomini veri: le risposte dell’antropologa del cibo

Sui social si identificano come meat influencer e non fanno altro che riprendersi mentre mangiano carne. Tanta carne. Bistecche su bistecche, spesso addirittura crude. I più estremi le afferrano direttamente con le mani, altri le mangiano anche a colazione. Molti sono uomini. Tutti a ogni modo ne elogiano il sapore e i fantomatici effetti sorprendenti sul corpo e la salute, con buona pace delle nostre conoscenze scientifiche.
Ma quella per le diete carnivore e in genere per la carne, soprattutto quella rossa, non è solo una moda social come tante. È un fenomeno sociale più profondo che dice molte cose della società occidentale di oggi e di ieri, ma anche del momento storico che stiamo attraversando, dove alla crescente presa di coscienza dell'impatto della crisi climatica si è opposto un profondo spirito negazionista nei confronti della scienza ufficiale. L'antropologa del cibo Gaia Cottino, docente e ricercatrice presso l’Università eCampus, ha spiegato a Fanpage.it quali sono i motivi profondi che possono nascondersi dietro la nuova ossessione per la carne.
Da dove nascono le diete carnivore
Come spesso accade per le nuove tendenze o mode alimentari, anche in questo caso gli Stati Uniti hanno offerto terreno fertile a chi si è proposto come guru delle diete carnivore. "Negli Stati Uniti – spiega la professoressa Cottino – il contesto multiculturale molto forte ha impedito la formazione di una tradizione culinaria riconoscibile. Ma questa incertezza genera più ansia nei confronti del cibo e quindi una maggiore propensione ad aderire alle mode alimentari e all'esperto di nutrizione di turno".
Per prima cosa bisogna chiarire che la dieta carnivora proposta oggi dai meat influencer non è una novità assoluta, nel senso che ci sono degli antecedenti. Da una parte ricorda la Paleo diet, la dieta paleolitica, che si era affermata nei primi anni 2000, e prevedeva una sorta di ritorno alla dieta degli antenati. Quindi non solo carne, ma tutto ciò che rientrava nell'ambito della caccia e del raccolto spontaneo. Ma soprattutto è impossibile non cogliere in questa nuova ossessione un’eredità della “Carnivore Diet”, elaborata nei primi anni 2000 da Shawn Baker.
"Questa dieta nasceva come – spiega Cottino – imitazione delle abitudini alimentari degli Inuit, ma si basava solo su osservazioni parziali e incomplete di alcuni esploratori. Non teneva conto ad esempio del fatto che questo popolo non si nutriva solo di carne, ma integrava nella loro dieta anche bacche, alghe, muschi contenuti negli stomaci degli animali, evitando così carenze come lo scorbuto".
Il valore simbolico della carne
Ma l’oggetto stesso di questa nuova moda alimentare non è casuale e soprattutto non è privo di significato.
"La premessa che dobbiamo fare quando parliamo di mode alimentari – spiega l’esperta – è che noi esseri umani non mangiamo soltanto per nutrirci, ma anche per distinguerci dagli altri. Decidere di mangiare una cosa piuttosto che un’altra non risponde soltanto a bisogni nutritivi, ma definisce anche la nostra identità. È così da sempre, pensiamo ad esempio al rapporto tra il cibo e la religione".
Quando parliamo di identità, il cibo può veicolare non solo l’appartenenza a una determinata cultura, a una religione, ma anche a un genere. E quando si parla di carne non si può non toccare questo aspetto perché "nella società contemporanea, in particolare in quella americana, la carne ha un’associazione più forte con la sfera del maschile, piuttosto che con quella del femminile".
Il legame con gli stereotipi di genere
Non a caso uno dei sostenitori della dieta carnivora più famosi e seguiti degli Stati Uniti, l'attore e podcaster Joe Rogan, ha più volte portato avanti nel suo seguitissimo podcast posizioni dichiaratamente misogine e maschiliste.
Il legame tra carne rossa e visione stereotipata di ciò che viene percepito tradizionalmente come maschile non è una forzatura, è un dato di fatto, soprattutto se parliamo di carne rossa e cotta in un certo modo. "Non è solo una questione di che cosa si consuma, ma anche una questione di come la si consuma e soprattutto delle tipologie di cottura. Ad esempio la griglia è tipicamente associata al mondo maschile", spiega Cottino.
Chi sta storcendo il naso può fare questo semplice esperimento: provate a cercare su internet un’immagine con la chiave di ricerca “Persona che fa la griglia”. Vi appariranno decine di immagini di uomini in camicia a quadri davanti a una griglia fumante. Certo, sono solo immagini, ma raccontano un’associazione culturale evidente.
Ma da dove nasce questa associazione? "Non dipende soltanto – spiega Cottino – da una questione di evoluzionismo o primitivismo, secondo cui all'origine della nostra specie gli uomini erano dediti alla caccia. Sì, forse c’è una vaga eredità dei ruoli di genere di un tempo, ma queste sono le spiegazioni più banali. Le ragioni sono più profonde: le nostre società organizzano il mondo in sfere di competenza anche in base al genere. In questa organizzazione, nella nostra società euroamericana, la carne rossa è associata alla sfera maschile in quanto la carne è connotata come simbolo di forza, erotismo, muscolarità e virilità"
In qualche modo quindi la dieta vegana, l’attivismo per il clima e la visione machista dell’uomo forte e virile sono legati da un filo nascosto che si srotola lungo i secoli della costruzione della nostra identità di genere, quella stessa identità che oggi, dopo secoli di stereotipi, viene finalmente messa in discussione.
Non è un caso che in questi ultimi anni diversi studi scientifici universitari si sono posti la stessa domanda: se l’appartenenza al genere maschile può influenzare le scelte alimentari, nello specifico rispetto alla dieta vegetariana o vegana.
Uno di questi, pubblicato nel 2025 su ScienceDirect, suggerisce che la dieta vegana è associata a una percezione di minore mascolinità rispetto agli onnivori. Un altro, condotto dall’Università di Würzburg, in Germania, nel 2023, aveva sostenuto che gli uomini potrebbero essere meno inclini a scegliere cibo vegano perché spinti dalla necessità di “aderire a ciò che per cultura è attribuito al prototipo di mascolinità”.
Carne e negazionismo climatico
Questi temi si intrecciano con un altro aspetto da considerare, ovvero perché la nuova ossessione per la carne si sia affermata proprio oggi, in un momento storico di forte negazionismo scientifico, non solo nei confronti della crisi climatica. D'altronde la stessa dieta carnivora nega alcune informazioni date per assodate dalla scienza. I rischi del consumo eccessivo di carne rossa, soprattutto se lavorata, sono infatti noti da tempo: l‘Organizzazione mondiale della salute (Oms) ha classificato le carni lavorate come cancerogene per l'uomo e la carne rossa come probabilmente cancerogena.
In qualche modo la nuova esaltazione della carne “potrebbe essere letta – commenta Cottino – anche come una sorta di risposta negazionista al cambiamento climatico. Mentre gli attivisti del clima, su basi scientifiche comprovate, propongono una dieta soprattutto su base vegetale, una posizione politica negazionista, o comunque più conservatrice, valorizza il consumo di carne e di fatto lo radica nel mondo maschile e maschilista, che in fondo coincide con l'elettorato di Trump”.
Per questo, oggi più che mai "mangiare carne o non mangiarla è una scelta politica. Significa prendere una posizione politica forte anche rispetto alla questione della sostenibilità, del clima e della sofferenza animale".