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Perché il simbolo del cuore è così diverso dal vero organo: studio italiano fa luce sulle origini

Il simbolo del cuore che associamo ad amore, affetto, passione e buoni sentimenti non ha nulla a che vedere con la forma reale dell’organo che batte nel nostro petto. Eppure la classica silhouette potrebbe essere nata proprio grazie a indagini anatomiche. Due scienziati italiani spiegano il perché.
A cura di Andrea Centini
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Quando si pensa a un cuore la prima immagine che viene in mente è il classico simbolo stilizzato di colore rosso, con due lobi simmetrici nella parte superiore e un vertice appuntito in basso. A questo disegno, onnipresente nella lista delle emoticon di ogni social network, attribuiamo affetto, amore, passione e altri buoni sentimenti (compresi i "like" su Instagram), poiché il cuore è storicamente e tradizionalmente considerato il custode delle emozioni. Per fare un esempio banale, quando siamo innamorati batte più forte. Non c'è dunque da stupirsi che in passato si pensasse che tutto ruotasse attorno al cuore, l'organo che pompa sangue ovunque nell'organismo. Oggi sappiamo che le emozioni, fondamentalmente, sono una questione di cervello e in particolar modo di alcune sue specifiche regioni, come l'amigdala sita nel lobo temporale dell'encefalo. Nonostante le conoscenze biologiche acquisite, il cuore stilizzato resta comunque la rappresentazione perfetta dell'amore. Ma perché è disegnato in quel modo, divergendo in modo sostanziale dall'organo muscoloso e nodoso che batte nel petto di ciascuno di noi?

Nebulosa Cuore fotografata con un piccolo telescopio dall'Italia. Credit: Andrea Centini
Nebulosa Cuore fotografata con un piccolo telescopio dall'Italia. Credit: Andrea Centini

Un nuovo studio condotto dai due ricercatori italiani Gabriele Fragasso e Mauro Carlino, rispettivamente della Heart Failure Clinic e del Department of Interventional Cardiology presso l'Istituto Scientifico San Raffaele di Milano, ha provato a far luce sulle origini di questa rappresentazione simbolica. Innanzitutto è doveroso sottolineare che il cuoricino rosso così come lo conosciamo (come metafora dell'amore) ha fatto capolino nel XIII – XIV secolo, per poi cominciare a diffondersi in Europa tra il XV e il XVI secolo, trasformandosi rapidamente nel simbolo del romanticismo. In precedenza il cuore veniva rappresentato come una pigna – come nella Carità di Giotto dipinta nella Cappella degli Scrovegni a Padova – oppure come foglie, semi, pere e altre rappresentazioni più o meno affini a quella odierna, magari ispirate da qualche autopsia ma rimodellate poeticamente da pittori e disegnatori. Del resto già ai tempi di Aristotele venivano presentati disegni non troppo distanti. Ma è chiaro che la reale struttura anatomica del cuore era nota da millenni, tenendo presente che le autopsie venivano eseguite dagli antichi egizi e comunque in storici libri di anatomia – ad esempio quelli medievali – l'organo era più o meno correttamente rappresentato.

Il cuore disegnato da Leonardo da Vinci. Credit: Wikipedia
Il cuore disegnato da Leonardo da Vinci. Credit: Wikipedia

Un aspetto molto interessante di questa storia risiede nel fatto che, come indicato da Fragasso e Carlino, sebbene il simbolo del cuore non abbia nulla a che vedere con la forma dell'organo reale, in realtà la sua classica rappresentazione metaforica potrebbe comunque essere stata ispirata da indagini anatomiche. La ragione risiede nel fatto che, attraverso specifiche procedure mediche che prevedono l'introduzione di liquidi di contrasto nelle arterie coronarie destra e sinistra, l'ombra che ne scaturisce produce effettivamente una silhouette che ricorda da vicino quella del classico simbolo dell'amore.

“Durante l'esecuzione di diverse procedure di ricanalizzazione dell'occlusione totale coronarica, è diventato evidente che, durante le doppie iniezioni contemporanee delle arterie coronarie destra e sinistra, l'ombra iconica del cuore può essere effettivamente osservata”, spiegano i due scienziati nell'abstract dello studio. “Queste immagini vengono regolarmente ottenute durante l'angiografia coronarica eseguita durante la ricanalizzazione di una CTO (occlusione totale coronarica NDR). Iniettando contemporaneamente entrambe le arterie coronarie destra e sinistra, è possibile visualizzare l'intera circolazione arteriosa coronarica. La visualizzazione contemporanea degli alberi coronarici destro e sinistro genera l'esatta forma di ciò che siamo abituati a riconoscere come ‘il cuore umano'”, evidenziano i due esperti di cardiologia.

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Il problema è che queste tecniche – nella loro forma evoluta – sono state impiegate per la prima volta attorno agli anni '70 del secolo scorso (con basi gettate negli anni '40), mentre la forma stilizzata del cuore che “emerge” da questi esami viene utilizzata da millenni. Anche i primi calchi di circolazione coronarica (inserendo nelle arterie materiale plastico) facevano emergere la caratteristica ombra a forma di cuore stilizzato, ma risalivano agli anni '50. Secondo i due autori dello studio, dunque, il simbolo potrebbe essere nato a seguito di studi anatomici condotti sull'organo in tempi antichi, magari con l'ausilio di gesso iniettato al suo interno. Dai calchi ottenuti sarebbe scaturita la classica silhouette da emoticon poi trasposta in illustrazioni e dipinti da scienziati e artisti.

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“L'iniezione contemporanea di un mezzo di contrasto in entrambe le arterie coronarie fornisce la prova di un'immagine sovrapponibile alla popolare icona del cuore. L'ipotesi è che precedenti scienziati avessero già ottenuto una forma simile, probabilmente iniettando del gesso nelle arterie coronarie durante le autopsie e trasponendo poi la struttura ottenuta in disegni. Tuttavia, sono necessari ulteriori studi da parte degli storici della medicina per indagare meglio ed eventualmente confermare questa speculazione”, hanno chiosato Fragasso e Carlino. I dettagli della ricerca “The origin of the popular iconic heart symbol: fiction or facts?” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica specializzata Journal of Visual Communication in Medicine.

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