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Perché il morbillo negli adulti è pericoloso e come si manifesta la malattia: sintomi, vaccino e cure

Il morbillo negli adulti è una malattia infettiva che espone a un alto rischio di complicanze, anche gravi, come polmoniti e infiammazioni del cervello (encefalite): l’infezione si manifesta con sintomi che includono febbre alta, tosse secca, naso che cola, congiuntivite ed eruzioni cutanee (esantema). Cosa fare in caso di sospetta infezione e quali sono le persone che hanno più probabilità di contrarre il morbillo.
A cura di Valeria Aiello
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Il morbillo negli adulti, come nei bambini, è una malattia infettiva altamente contagiosa e, soprattutto, pericolosa, perché espone ad un alto rischio di complicanze, anche gravi. Negli adulti, questo rischio può riguardare anche un caso su quattro, come spiegato a Fanpage.it dal professor Matteo Bassetti del Policlinico San Martino di Genova, dove in una settimana si sono registrati 5 casi di morbillo, di cui due in persone adulte intorno ai 50 anni. Il problema, evidenzia Bassetti, è indicativo di una copertura vaccinale che in Italia è inferiore al 95% (la soglia di sicurezza raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità) e del fatto che nel nostro Paese “vi sono molte comunità dell’Est Europa, dove la copertura vaccinale raggiunge appena il 50% della popolazione”. Ciò aumenta la probabilità di focolai di morbillo, che possono ampliarsi rapidamente.

Come il morbillo nei bambini, anche negli adulti il morbillo è una malattia causata da un virus del genere Morbillivirus (famiglia dei Paramixovidae) che si trasmette principalmente per via aerea: l’infezione si manifesta con sintomi come febbre alta, tosse, naso che cola e congiuntivite, ai quali fa seguito una fase eruttiva, caratterizzata dalla comparsa del tipico esantema maculopapulare, un’eruzione cutanea che si manifesta prima sul viso, dietro le orecchie e ai lati del collo, e che in un paio di giorni si estende al tronco e alle estremità. Le complicanze possono riguardare fino al 30% dei casi, in particolare negli adulti di età superiore ai 20 anni, le donne in gravidanza e i soggetti immunocompromessi.

Perché il morbillo è una malattia pericolosa negli adulti

Il morbillo è una delle malattie infettive più contagiose nelle persone non immunizzate (non vaccinate e non hanno avuto la malattia): negli adulti, espone ad un alto rischio di complicanze, di cui alcune particolarmente gravi, come polmoniti, che possono riguardare fino a 1 caso su 4, ed encefaliti, che si verificano quando il virus del morbillo infetta direttamente il cervello.

Le complicanze del morbillo includono:

  • la polmonite, causata dall’infezione del morbillo a livello polmonare o da batteri in seguito all’infezione virale (superinfezione batterica)
  • l’infezione cerebrale (encefalite), che si manifesta con febbre alta, mal di testa, convulsioni e coma
  • lividi e sanguinamenti, quale conseguenza dell’abbassamento delle piastrine (trombocitopenia)
  • infiammazione del fegato (epatite transitoria)
  • panencefalite sclerosante subacuta (PESS), una patologia cerebrale progressiva che può manifestarsi mesi o anni dopo l’infezione.

Altre complicazioni includono otite media, laringotracheobronchite (croup), soprattutto nei bambini, diarrea, disidratazione, cheratite e convulsioni febbrili.

Gli adulti di età superiore ai 20 anni, i bambini sotto i 5 anni di età, le donne in gravidanza e le persone con un sistema immunitario compromesso sono i soggetti a più alto rischio di complicanze: la loro insorgenza, in particolare delle complicazioni respiratorie e neurologiche, può provocare rispettivamente di danni ai polmoni o avere esiti permanenti a livello neurologico. Un decorso grave e lo sviluppo di polmoniti o encefaliti possono quindi essere causa di morbilità e, in alcuni casi, risultare fatali. Nel mondo, ancora oggi, il virus infetta circa 10 milioni di persone, provocando 100.000-200.000 morti ogni anno, proprio a causa delle complicazioni della malattia.

Quali sono i sintomi del morbillo negli adulti

I sintomi del morbillo negli adulti sono sovrapponibili ai sintomi del morbillo nei bambini e si manifestano secondo un quadro clinico che, generalmente, può essere suddiviso in tre fasi. La prima fase è chiamata prodomica ed è caratterizzata da sintomi d’esordio che sono molto simili a quelli di un raffreddore e che si manifestano tra i 7 e i 14 giorni in seguito all’infezione. Comprendono febbre alta, tosse secca, naso che cola e congiuntivite, a cui possono sommarsi anche le caratteristiche macchie di Köplik, delle lesioni della mucosa della bocca che si manifestano 2-3 giorni prima dell’eruzione cutanea (esantema).

La comparsa dell’esantema è infatti specifica della seconda fase della malattia, chiamata eruttiva, contraddistinta da un esantema maculopapulare, che si manifesta prima sul viso, dietro le orecchie e ai lati del collo, come macule irregolari, miste a papule, e che nel giro di 24-48 si estende al tronco e alle estremità (compresi i palmi delle mani e le piante dei piedi). La terza fase della malattia (convalescenza) si verifica nei giorni successivi alla scomparsa dell’esantema, che avviene nello stesso ordine in cui è apparso. La febbre (che può superare i 40 °C nel picco di gravità della malattia) generalmente si risolve dopo due o tre giorni dall’inizio dell’eruzione cutanea.

Cure e prevenzione

Attualmente, non esiste un trattamento antivirale specifico per il morbillo: la terapia è di gestione dei sintomi e generalmente comprende l’assunzione di paracetamolo, ibuprofene e liquidi. In caso di complicanze, possono essere indicati gli antibiotici o altri farmaci.

L’arma più efficace contro il morbillo è la vaccinazione, che conferisce protezione per tutta la vita, sia nella formulazione trivalente del vaccino, con rosolia e parotite (MMR), sia nella sua formulazione tetravalente, con il virus varicella-zoster (MPRV). Nella formulazione MMR, il vaccino anti-morbillo è obbligatorio in Italia per i bambini da 0 ai 16 anni, e comprende due dosi, di cui la prima è consigliabile prima del 24° mese (preferibilmente dal 12° al 15° mese) con un richiamo verso i 5-6 ai o 11-12 anni.

I bambini non vaccinati e gli adulti possono essere protetti dalla vaccinazione anche in caso di esposizione al virus, entro 3 giorni (72 ore) dall’infezione: in questo caso si parla di profilassi post-esposizione. Le donne in gravidanza e chi non può essere vaccinato (come le persone affette da alcuni tipi di tumore o da tubercolosi non trattata e con malattie gravi o un sistema immunitario indebolito) possono invece ricevere immunoglobuline fino al sesto giorno dopo l’esposizione.

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