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Perché il gas naturale liquefatto (GNL) comporta emissioni di CO2 dieci volte superiori ai gasdotti

Una società norvegese ha stimato che le importazioni di GNL comportano emissioni di CO2 molto superiori ai gasdotti, catalizzando i cambiamenti climatici.
A cura di Andrea Centini
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Una nave metaniera. Credit: wikipedia
Una nave metaniera. Credit: wikipedia

Per sopperire ai tagli di gas naturale russo che transita attraverso i gasdotti – chiusi, limitati o addirittura distrutti come il Nord Stream – diversi Paesi hanno iniziato ad acquistare quantità sempre più ingenti di gas naturale liquefatto (GNL). Questa scelta, per molti divenuta necessaria in vista dei rigori dell'inverno, non è tuttavia a costo zero per l'ambiente. Tutt'altro. In base a una nuova analisi condotta dalla società norvegese Rystad Energy e presentata in anteprima dalla BBC, infatti, la produzione e il trasporto di GNL determinano emissioni di anidride carbonica (CO2) – il principale gas a effetto serra di origine antropica – fino a dieci volte superiori rispetto ai gasdotti. È un dato estremamente negativo, che rischia di minare gli sforzi compiuti per contrastare le catastrofiche conseguenze dei cambiamenti climatici. Ma perché il GNL è così inquinante?

La ragione è molto semplice. Il gas naturale liquefatto non è altro che gas naturale (quello che transita nei gasdotti) raffreddato attraverso processi industriali che ne determinano il cambio di stato, da gassoso a liquido, appunto. Il problema è che per ottenere la trasformazione si impiegano giganteschi refrigeratori che abbassano la temperatura a oltre – 160 ° C, con un significativo consumo di energia. Attraverso il raffreddamento il volume occupato dal composto si restringe di centinaia di volte – circa 600 – e diventa così possibile trasportarlo più agevolmente, ad esempio attraverso le colossali navi metaniere (LNG Carrier) che solcano gli oceani. Da diversi mesi è incrementato in modo significativo il transito di queste navi dagli Stati Uniti all'Europa, in seguito agli accordi sottoscritti per sopperire alle mancanze di gas russo proveniente dai gasdotti. Basti pensare che, in base ai dati comunicati dall'agenzia specializzata in servizi finanziari S&P Global, i volumi di importazione del GNL hanno avuto un incremento del 65 percento nei primi nove mesi del 2022 rispetto al medesimo periodo del 2021. Le navi che trasportano il gas liquido sono tra i mezzi più inquinanti del pianeta, dunque non c'è assolutamente da stupirsi di un incremento sostanziale nelle emissioni di CO2 rispetto ai gasdotti.

Nave metaniera. Credit: wikipedia
Nave metaniera. Credit: wikipedia

“Per il gas dai gasdotti della Norvegia calcoliamo circa 7 kg di CO2 al barile, ma per le importazioni di GNL in Europa, stimiamo che la media sia superiore a 70, quindi circa 10 volte inferiore per il gas da gasdotto rispetto al GNL”, ha dichiarato alla BBC il dottor Patrick King di Rystad. “Entro la fine del prossimo anno, se la Russia chiuderà completamente i rubinetti del gas e tutto il gas aggiuntivo necessario proverrà da fonti di GNL, ci saranno ulteriori 35 milioni di tonnellate di emissioni di CO2 importate a monte rispetto al 2021”, ha chiosato l'esperto. King ha concluso il suo ragionamento sottolineando che una simile quantità di emissioni è paragonabile a quella prodotta dall'aggiunta di 16 milioni di veicoli nelle strade del Regno Unito per due anni. È una vera e propria inversione di marcia, se si considerano le misure che si stanno intraprendendo per impedire il superamento di 1,5° C di riscaldamento rispetto all'epoca preindustriale, come appunto il taglio dei veicoli inquinanti.

La perdita del gasdotto Nord Stream distrutto dopo un atto di sabotaggio
La perdita del gasdotto Nord Stream distrutto dopo un atto di sabotaggio

Secondo alcuni questa corsa al GNL denota scarsa lungimiranza. I tagli al gas naturale, come spiegato alla BBC dal professor Paul Balcombe, docente presso la Queen Mary University di Londra e non coinvolto nello studio norvegese, dovrebbero infatti spingere a fare passi in avanti per ridurre i consumi di gas, incentivare l'energia da fonti rinnovabili e migliorare l'efficienza energetica. Paradossalmente il 16 percento del GNL importato in Europa arriva proprio dai giacimenti russi: “Acquistando questo gas dalla Russia, il Regno Unito e l’Europa non solo stanno aiutando a finanziare l’invasione dell’Ucraina, ma stanno anche rendendo più difficile vincere la guerra contro il cambiamento climatico”, ha concluso il dottor King. La speranza è che queste riflessioni arrivino alla COP27 che sta per iniziare in Egitto, spingendo i governi ad agire per limitare l'impatto dell'uso di GNL.

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