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Perché i primi astronauti su Marte dovrebbero essere solo donne, secondo uno studio

Per le future missioni spaziali di lunga durata, come quelle verso Marte, secondo uno studio si dovrebbe prendere in considerazione l’invio di equipaggi composti da sole donne. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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Samantha Cristoforetti. Credit: ESA / NASA
Samantha Cristoforetti. Credit: ESA / NASA

Secondo una nuova ricerca le prime missioni su Marte dovrebbero essere compiute da sole astronaute donne. La ragione è squisitamente biologica: consumano meno risorse degli uomini. Com'è ampiamente noto, del resto, nei lanci spaziali ogni chilogrammo di peso fa una differenza significativa in termini di costi, risorse disponibili e opportunità di studio / ricerca; ciò risulta particolarmente vero per le missioni di lunga durata, come appunto quelle potenziali verso il Pianeta Rosso, che diventerebbero le più lunghe e complesse mai affrontate da un equipaggio umano.

Mediamente per arrivare su Marte ci vogliono dai 7 ai 9 mesi, quando le finestre di lancio migliori si aprono ogni 18 mesi circa (altrimenti i viaggi sarebbero ancora più lunghi, in virtù della distanza orbitale tra i due pianeti). Sette mesi sono già molto più della permanenza media degli astronauti a bordo della Stazione Spaziale Internazionale (ISS), con la differenza che il laboratorio orbitante si trova a “soli” 400 chilometri di quota ed è costantemente rifornito da navi cargo. Almeno per i primi viaggiatori verso Marte non sarebbero disponibili “stazioni di rifornimento” lungo il percorso di circa 250 milioni di chilometri, a meno che non si facciano progetti ad hoc. Ciò significa che chi parte deve consumare quante meno risorse possibili per rendere più “sostenibile” il pionieristico viaggio, garantendo l'arrivo a destinazione e il ritorno a casa – probabilmente due anni dopo – con la possibilità di raccontare la missione. Le donne, molto semplicemente, hanno un fabbisogno energetico, idrico e di ossigeno sensibilmente inferiore a quello degli uomini, anche a parità di statura.

È esattamente ciò che ha calcolato un nuovo studio condotto da un team di ricerca internazionale guidato da scienziati francesi dell'Istituto di medicina fisiologica spaziale (MEDES) di Tolosa, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dello Space Medicine Team – European Astronaut Centre dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA) di Colonia (Germania) e dell'azienda Sport Science Synergy LLC. I ricercatori, coordinati dal dottor Jonathan PR Scott, hanno misurato il consumo di ossigeno, la produzione di anidride carbonica, il dispendio energetico e il fabbisogno idrico di uomini e donne nelle missioni spaziali di lunga durata, osservando che gli astronauti maschi, soltanto per la costituzione corporea consumavano molte più risorse delle colleghe. Nello specifico, il 60 percento in più di ossigeno; il 17 percento in più di acqua; e il 30 percento in più di dispendio energetico. A questo si aggiunge anche una produzione supplementare del 60 percento di anidride carbonica. Questi dati rapportati a una persona di statura media determinano una riduzione di circa il 40 percento del fabbisogno nutrizionale per astronaute le donne.

Si tratta di percentuali statisticamente significative, che possono fare la differenza nell'ottimizzazione delle risorse per un viaggio così lungo e impegnativo verso il Pianeta Rosso, in cui ogni etto di peso in più o in meno conterebbe. Non va inoltre dimenticato che una ricerca degli anni '50 aveva evidenziato che l'apparato riproduttivo degli uomini è esposto a maggiori rischi da radiazioni trovandosi all'esterno dell'organismo (la radiazione cosmica rappresenta uno dei rischi principali del viaggio).

È chiaro che l'obiettivo finale è la conquista e la colonizzazione di Marte, pertanto in futuro non ci saranno distinzioni di genere, ma tenendo presente la grandissima preparazione delle astronaute donne – che non hanno assolutamente nulla da invidiare ai colleghi maschi – le agenzie spaziali potrebbero davvero progettare le primissime missioni sul Pianeta Rosso con equipaggi tutti al femminile, sulla base di questi risultati. “Questi dati, combinati con l'attuale spostamento verso moduli abitativi spaziali di diametro inferiore, indicano una serie di potenziali vantaggi degli equipaggi di sole donne durante le future missioni di esplorazione spaziale umana”, hanno scritto gli scienziati nell'abstract dello studio. Lo sbarco su Marte è il più grande e ambizioso obiettivo dell'esplorazione spaziale, che in base alle stime dovrebbe avvenire attorno alla metà degli anni '30. I dettagli della ricerca “Effects of body size and countermeasure exercise on estimates of life support resources during all-female crewed exploration missions” sono stati pubblicati sulla rivista Scientific Reports.

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