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Covid 19

Perché alcune forme di asma allergico possono proteggere dalla Covid

Grazie ad alcuni esperimenti di laboratorio un team di ricerca americano ha scoperto perché alcuni pazienti con asma allergico risultano protetti dalla COVID-19.
A cura di Andrea Centini
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Poiché il coronavirus SARS-CoV-2 è un virus respiratorio, all'inizio della pandemia di COVID-19 si riteneva che l'asma potesse rappresentare un significativo fattore di rischio in caso di infezione. Ciò nonostante diversi studi condotti fino ad oggi non hanno trovato associazioni negative tra l'asma e la COVID-19, come un'indagine pubblicata su European Respiratory Review e una ricerca guidata da scienziati della Northwestern Feinberg School of Medicine di Chicago. Incredibilmente, altri studi hanno invece rilevato che l'asma fosse un fattore protettivo, abbattendo il rischio di infezione, come evidenzia l'articolo “COVID-19 Susceptibility in Bronchial Asthma” pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology. Ma com'è possibile che l'asma possa fare da scudo contro l'infezione? Una nuova ricerca sembra aver fatto luce su questo meccanismo.

A determinare il modo in cui l'asma allergico può proteggere dalla COVID-19 è stato un team di ricerca americano guidato da scienziati del Marsico Lung Institute dell'Università della Carolina del Nord a Chapel Hill, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dei dipartimento di Epidemiologia, Microbiologia e Immunologia. Gli scienziati, coordinati dalla professoressa Camille Ehre, docente di Pediatria presso la Scuola di Medicina dell'ateneo statunitense, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto alcuni esperimenti in laboratorio. Gli studiosi si sono concentrati in particolar modo sull'interleuchina-13 (IL-13), una citochina prodotta da cellule del sistema immunitario che svolge un ruolo nelle patologie allergiche. Questa molecola è infatti particolarmente presente nelle vie respiratorie dei pazienti asmatici, dove è associata a una abbondante produzione di muco.

La professoressa Ehre e colleghi hanno creato colture cellulari del tratto respiratorio umano e le hanno esposte all'interleuchina-13 per simulare ciò che avviene sei soggetti asmatici. Nella fase successiva dell'esperimento hanno esposto le colture trattate e quelle non trattate al coronavirus SARS-CoV-2 per studiarne il comportamento. Osservandole hanno scoperto che il patogeno pandemico aveva difficoltà a infettare le cellule trattate con l'interleuchina-13 e a replicarsi all'interno di esse, mentre in quelle non trattate le infezioni procedevano spedite. Al microscopio elettronico le cellule trattate hanno inoltre mostrato una significativa produzione di muco, esattamente come avviene nelle vie respiratorie di un asmatico. “Sapevamo che doveva esserci una ragione biomeccanica per cui le persone con asma allergico sembravano più protette da malattie gravi”, ha dichiarato la professoressa Ehre in un comunicato stampa. “Il nostro gruppo di ricerca ha scoperto una serie di cambiamenti cellulari significativi, in particolare a causa di IL-13, portandoci a concludere che IL-13 svolge un ruolo unico nella difesa contro l'infezione da SARS-CoV-2 in alcune popolazioni di pazienti”, ha aggiunto la scienziata.

Per capire quanto fosse rilevante il ruolo del muco nella protezione dall'infezione, gli scienziati lo hanno rimosso dalle colture trattate con l'interleuchina e hanno continuato a osservare il processo infettivo del patogeno pandemico, che tuttavia continuava a dimostrare una certa difficoltà ad attaccarle. Attraverso il sequenziamento i ricercatori americani hanno scoperto che l'interleuchina-13 non solo stava favorendo la regolazione dei geni associati alla sintesi della glicoproteina del muco (chiamata MUC5AC) e vari processi antivirali, ma nel frattempo riduceva anche quelli del recettore ACE-2, il “grimaldello biologico” sfruttato dal SARS-CoV-2 per agganciarsi alle cellule, rompere la parete cellulare, riversare l'RNA virale all'interno e avviare il processo di replicazione che scatena l'infezione. In parole semplici, l'interleuchina-13 è in grado di contrastare in modo efficiente l'accesso del coronavirus SARS-CoV-2 alle cellule ed è per questo che secondo gli studiosi chi soffre di asma allergico può risultare più protetto dalla COVID-19.

“Pensiamo che questa ricerca mostri ulteriormente quanto sia importante trattare l'infezione da SARS-CoV-2 il prima possibile”, ha dichiarato la professoressa Ehre. “E mostra quanto siano importanti i meccanismi specifici che coinvolgono ACE2 e IL-13, poiché facciamo del nostro meglio per proteggere i pazienti dallo sviluppo di infezioni gravi”, ha aggiunto la scienziata. I dettagli della ricerca “SARS-CoV-2 infection of airway cells causes intense viral and cell shedding, two spreading mechanisms affected by IL-13” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica PNAS.

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