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In cosa consiste la laparotomia, l’operazione di Papa Francesco per il laparocele incarcerato

Papa Francesco è stato colpito da un laparocele incarcerato e per questo sarà sottoposto a un intervento di laparotomia nel pomeriggio di oggi, 7 giugno. Quali sono i sintomi, le cause e come si cura.
A cura di Andrea Centini
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Nel pomeriggio di oggi, giovedì 7 giugno, Papa Francesco sarà sottoposto a un intervento chirurgico in anestesia generale presso il Policlinico Universitario A. Gemelli di Roma, a causa di un “laparocele incarcerato che sta causando sindromi sub occlusive ricorrenti, dolorose e ingravescenti”, come specificato da Matteo Bruni, portavoce della sala stampa vaticana. Nello specifico, il Santo Padre sarà sottoposto a una laparotomia e plastica della parete addominale con protesi. Ecco cosa sono il laparocele incarcerato e il trattamento medico per curarlo.

Cos'è il laparocele incarcerato

Come specificato dal Policlinico Gemelli, il laparocele è “un'ernia che si crea sulla cicatrice di una pregressa operazione addominale”. Ricordiamo che Papa Francesco fu operato al colon il 4 luglio 2021 dall'equipe del professor Sergio Alfieri, a causa di una stenosi diverticolare sintomatica. Il termine laparocele deriva dall'unione delle parole greche laparo (addome) e kele (ernia); la condizione patologica può essere chiamata laparocele addominale o laparocele ombelicale. Come spiegato dal dottor Franco Caravati, responsabile dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale all’Istituto Clinico Villa Aprica, il laparocele può comparire sia dopo un intervento ad addome aperto – come nel caso del Santo Padre – che a seguito di interventi chirurgici in videolaparoscopia, sebbene più rararamente. Viene definito “incarcerato” quando il flusso di sangue nell'area dell'ernia non fornisce ossigeno a sufficienza, determinando effetti significativi sull'intestino. Un laparocele può manifestarsi pochi giorni dopo un intervento chirurgico o a distanza di anni.

I sintomi del laparocele

Il Policlinico Gemelli sottolinea che il laparocele nelle fasi iniziali può essere asintomatico, seppur “visibile e/o pronunciato al tatto”. Si manifesta come una sorta di rigonfiamento molle a livello della cicatrice e tende a sparire spontaneamente, quando ci si sdraia e si rilassa la muscolatura, come specificato dal Gruppo San Donato. Può aumentare di dimensione col passare nel tempo e, in una fase successiva, innescare fastidio e dolore a livello della cicatrice, che si intensifica dopo sforzi fisici o addominali, come una semplice camminata e colpi di tosse. Il Gruppo San Donato evidenzia che può dare dolore anche in posizione eretta. Possono insorgere problemi gastrointestinali come vomito e nausea. Nel caso in cui il laparocele determini uno spostamento dei visceri, che non riescono a rientrare nella sede originale, possono manifestarsi occlusioni intestinali “con possibile sofferenza vascolare (ischemia) dell’intestino fuoriuscito”. Nel caso di Papa Francesco si parla proprio di sindromi sub occlusive ricorrenti e ingravescenti. Da qui la necessità dell'operazione. Nei casi più gravi, non trattati per tempo, è possibile la comparsa di un'ulcera, più complessa da operare.

Le cause del laparocele e come si diagnostica

Tra le cause principali del laparocele vi sono infezioni della ferita relativa all'intervento chirurgico originario, obesità, età avanzata, tosse persistente, muscolatura addominale debole, affaticamento provocato da attività che mettono sotto sforzo l'organismo, come i lavori pesanti. Gli interventi alla parete addominale coinvolgono più tessuti, pertanto la cicatrizzazione può non avvenire correttamente nei soggetti con processi cicatriziali più lunghi, come indicato dal Gemelli. Soggetti obesi, anziani, diabetici e che hanno subito più interventi addominali sono tra quelli più a rischio di laparocele. Per la diagnosi è necessaria una visita specialistica, che può essere accompagnata da un'ecografia e da una TAC prima dell'operazione, utile a determinare le caratteristiche dell'addome del paziente.

In cosa consiste la laparotomia, intervento cui sarà sottoposto oggi il Papa

Il dottor Caravati spiega che nei casi di laparocele asintomatico, per persone molto anziane e affetta da altre condizioni mediche (comorbidità) può essere indicata solo una pancera, tecnicamente chiamata “ventriera elastica contenitiva”. Nella stragrande maggioranza dei casi si passa tuttavia per l'intervento chirurgico, che può essere in videolaparoscopia per i laparoceli più piccoli (fino a 12 cm) e in laparotomia per quelli più grandi e problematici. La laparatomia è un intervento chirurgico ad addome aperto necessario per l'accesso ai visceri, alla stregua dell'intestino. Come spiegato dalla Mayo Clinic, la laparotomia può essere sia di tipo esplorativo – per diagnosticare una condizione medica – che per operare e rimuovere un organo o una massa tumorale. È nota anche con i termini di “celiotomia” e “peritoneotomia”, rispettivamente incisione dell'addome e della cavità peritoneale. Si differenzia dalla laparoscopia perché in quest'ultimo caso vengono fatte solo incisioni ridotte per accedere all'addome con un piccolo strumento dedicato (laparoscopio). Un intervento di laparotomia dura circa 2 / 3 ore. Per chiudere la porta del laparocele nella parete addominale viene utilizzata una protesi sintetica, che deve avere “una dimensione di almeno 5 centimetri oltre il bordo della porta stessa”, come spiegato dal dottor Caravati.

La convalescenza

Al termine dell'intervento chirurgico i pazienti restano sotto osservazione in ospedale da un paio di giorni a circa una settimana, in base alla gravità / grandezza del laparocele. Quella di Papa Francesco “durerà diversi giorni per permettere il normale decorso post operatorio e la piena ripresa funzionale”, come spiegato dal portavoce Matteo Bruni. Viene raccomandato l'uso della pancera per un mese giorno e notte e solo durante il giorno nel mese successivo. Fondamentali il riposo ed evitare sforzi fisici nelle prime settimane dopo l'operazione chirurgica.

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