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Non sono le dimensioni a determinare quanto è catastrofico un asteroide

Un team di ricerca internazionale ha determinato che non sono le dimensioni di un asteroide a determinare la capacità di innescare un’estinzione di massa.
A cura di Andrea Centini
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Circa 66 milioni di anni fa, alla fine del Cretaceo, l'asteroide Chicxulub si abbatté nell'area oggi occupata dalla penisola dello Yucatán (Messico), scatenando l'inferno sulla Terra. Il gigantesco “sasso spaziale” aveva infatti un diametro stimato compreso tra i 10 e i 14 chilometri, che in base ai calcoli degli scienziati generò uno tsunami alto 1,5 chilometri in grado di spostarsi sulla terraferma alla mostruosa velocità di 143 chilometri orari. Questo impatto devastante determinò l'estinzione dei dinosauri non aviani e di molti altri gruppi animali e vegetali, tuttavia la maggior parte delle specie non fu annientata dalle conseguenze dirette della collisione, come il violentissimo maremoto, gli incendi e la pioggia di rocce incandescenti. Le estinzioni di massa come quelle dei dinosauri sono infatti legate ai cosiddetti inverni da impatto, ovvero periodi molto lunghi (anche di diversi anni) in cui Sole viene oscurato dall'enorme nube di polveri e detriti sollevati dalla collisione col terreno. A causa di questo processo il pianeta si raffredda sensibilmente, le piante muoiono perché non riescono a fotosintetizzare e gli animali (prima gli erbivori e poi i carnivori) seguono a ruota.

È intuitivo immaginare che più è grande l'asteroide che colpisce la Terra, più lungo e intenso è l'inverno da impatto che ne deriva (a causa del maggior numero di detriti sollevati), con conseguenze peggiori in termini di estinzione di massa. Ciò nonostante, gli studi geologici raccontano una storia diversa. Ad esempio, il quarto impatto più grande sulla Terra, in grado di generare un cratere di ben 48 chilometri, non ha determinato alcuna estinzione di massa e la vita è continuata come prima, mentre una collisione verificatasi appena 5 milioni di anni fa, che ha formato un cratere di circa 24 chilometri (la metà dell'altro), ha invece innescato la scomparsa di numerose specie animali e vegetali. Com'è possibile? A dare un'affascinante spiegazione all'enigma sono stati gli scienziati spagnoli dell'Instituto Tecnológico y de Energías Renovables e dell'Istituto Vulcanologico delle Canarie, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Dipartimento di Scienze della Terra, dell'Oceano e dell'Ecologia dell'Università di Liverpool (Gran Bretagna).

Il team multidisciplinare composto da esperti di paleontologia, astronomia, mineralogia, e modellazione del clima hanno analizzato gli effetti di 44 impatti da asteroide verificatisi negli ultimi 600 milioni di anni, trovando un interessante collegamento tra tutti quelli che hanno scatenato le estinzioni di massa. Tale “fil rouge” non era legato alle dimensioni degli asteroidi coinvolti, bensì al tipo di terreno colpito. Analizzando le caratteristiche dei minerali presenti nelle polvero e nei detriti proiettati nell'atmosfera a causa dell'impatto, gli scienziati coordinati dal professor M.J. Pankhurst hanno scoperto che tutte le collisioni responsabili di estinzioni di massa hanno liberato elevate concentrazioni di feldspato di potassio (Kfs), indipendentemente dalle dimensioni del sasso spaziale responsabile.

Il feldspato di potassio è un minerale comune e non tossico, dunque come ha potuto innescare la scomparsa di moltissime specie animali e vegetali? Gli scienziati sottolineano che questo composto è un “potente aerosol nucleante del ghiaccio”, in grado di influenzare sensibilmente i meccanismi con cui si formano le nuvole. In parole semplici, quando ci sono elevate concentrazioni di questo minerale in atmosfera, le nuvole generano più ghiaccio e ne viene abbattuta l'albedo, che lascia passare una concentrazione maggiore di radiazioni solari sulla superficie. Quando finiscono gli effetti dell'inverno da impatto, il feldspato di potassio catalizza un aumento significativo delle temperature e alimenta la sensibilità e l'instabilità climatica, rendendo l'intero sistema più vulnerabile ad altri fenomeni, come ad esempio l'aumento delle emissioni legate alle eruzioni vulcaniche. Riassumendo, quando gli asteroidi colpiscono terreni ricchi di feldspato di potassio e non di comune argilla, i detriti che si volatilizzano determinano un'alterazione significativa degli equilibri climatici, che porta alla rapida scomparsa di specie animali e vegetali adattatesi ed evolutesi in altre condizioni. I dettagli dell'affascinante ricerca “Meteorites that produce K-feldspar-rich ejecta blankets correspond to mass extinctions” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Journal of the Geological Society.

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