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Non basta dormire abbastanza, anche un sonno irregolare può aumentare il rischio di diabete di tipo 2

Nelle persone over 60 un sonno irregolare può aumentare anche del 34% il rischio di sviluppare il diabete di tipo due, anche se si escludono tutti gli altri possibili fattori di rischio. Il sonno sembrerebbe infatti svolgere un ruolo fondamentale nella produzione di insulina.
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Tra le malattie croniche il diabete di tipo 2 è una delle più diffuse. Secondo i dati dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) il numero delle persone affette da questa malattia metabolica è in costante aumento in tutta la regione europea.

Come dimostrano i dati per l'Italia, dove dei circa 3 milioni di persone affette da diabete di tipo 2, due terzi sono sono over 65 e un quarto over 75, il rischio di diabete di tipo 2 aumenta con l'avanzare dell'età. Ecco perché buona parte della ricerca medica su questa malattia si sta concentrando sui fattori di rischio in modo da prevenirne la comparsa, mentre risultati importanti arrivano anche sul fronte delle cure, come mostra la recente approvazione dell'Ema dell'insulina settimanale.

Non solo l'alimentazione e l'attività fisica, un crescente numero di studi sta facendo emergere un legame significativo anche tra le abitudini di sonno e il rischio di sviluppare la malattia. Tra le ultime novità, una nuova ricerca inglese ha dimostrato che non conta solo quanto si dorme – qui abbiamo spiegato qual è il numero di ore di sonno consigliato dagli esperti– ma anche la regolarità del sonno. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista dell'American Diabete Association.

Il sonno irregolare può aumentare il rischio di diabete di tipo 2

Un gruppo di ricercatori del Brigham and Women’s Hospital (USA) ha studiato per quasi otto anni i dati di 84.000 partecipanti, che al momento dell'avvio dello studio avevano un'età media di 62 e non erano affetti da diabete.

Per indagare l'eventuale presenza di un legame tra l'irregolarità del sonno e il rischio di diabete di tipo 2, i ricercatori hanno chiesto a ciascun partecipante di dormire per sette notti indossando un dispositivo in grado di rilevare i movimenti del corpo.

Il peso della qualità del sonno

Ne è emerso che le persone che dormivano in modo irregolare e una variazione della durata del sonno di circa 60 minuti tra un giorno e l'altro avevano un rischio maggiore del 34% di sviluppare la malattia.

Anche quando i ricercatori hanno rivalutato i dati escludendo altri fattori di rischio che avrebbero potuto influenzare l'insorgenza della malattia, come la famigliarità o la presenza di obesità, il rischio di svilupparla rimaneva superiore nelle persone che nel monitoraggio avevano mostrato sonno irregolare.

Il ruolo del ritmo circandiano

Anche se lo studio ha alcuni limiti, ad esempio il numero limitato dei giorni in cui sono state monitorate le abitudini di sonno o la prevalenza tra i partecipanti di persone anziane e bianche, i ricercatori sostengono che potrebbero aver individuato un nuovo fattore di rischio, potenzialmente eliminabile, per l'insorgenza della malattia.

D'altronde il rapporto tra sonno, alterazione dei ritmi circardiani, ovvero l'alternanza di veglia e sonno di ognuno di noi, e rischio di diabete è emerso già in altri studi: di recente un gruppo di ricercatori ha scoperto che perfino essere esposti a fonti di luce durante la notte potrebbe aumentarlo.

Sembrerebbe infatti che l'alterazione del naturale orologio biologico possa compromettere la naturale produzione di insulina, cioè l'ormone prodotto dal pancreas la cui funzione fondamentale – spiega la Fondazione Humanitas – è quella di tenere sotto controllo i livelli di glicemia, ovvero la quantità di zucchero presente nel sangue.

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