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Nell’ombra della Terra rilevato misterioso oggetto da scienziati a caccia di sonde aliene

Nel cono d’ombra proiettato dalla Terra scienziati a “caccia” di sonde aliene hanno rilevato un misterioso oggetto con una firma luminosa. La sua natura non è stata determinata. Secondo gli esperti questa regione di spazio a ridosso della Terra è ideale per ricercare potenziale tecnologia aliena.
A cura di Andrea Centini
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Analizzando le immagini di un telescopio sito in California, gli scienziati hanno identificato un oggetto misterioso con una firma luminosa, più veloce degli asteroidi comunemente osservati e non presente in alcun database di NEO (Near Earth Object). Non è stato possibile determinare la natura di questa osservazione, che dunque, al momento, resta un intrigante enigma. A rendere particolarmente affascinante questa scoperta, il fatto che gli studiosi erano effettivamente a caccia di sonde aliene, sfruttando una nuova tecnica basata sull'ombra proiettata dalla Terra. Secondo gli esperti, infatti, proprio nel cono d'ombra del nostro pianeta – che sarà protagonista della bellissima eclissi totale di Luna del prossimo 7 settembre – sarebbe possibile individuare con maggior facilità oggetti “otticamente luminosi”, compresi potenziali artefatti basati su tecnologia aliena. Chiaramente si tratta di uno studio di concetto, ma che amplia al nostro quartiere galattico le indagini del SETI (Search for Extra-Terrestrial Intelligence), il programma di ricerca scientifico che cerca attivamente i segnali di forme di vita intelligente nello spazio, da oltre 60 anni.

A descrivere questo nuovo metodo di ricerca per le sonde aliene e a scovare l'oggetto misterioso è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dell'Università di Stoccolma, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Istituto di Astrofisica delle Canarie (Spagna), del Dipartimento di Astrofisica – Centro di Astrobiologia (CSIC/INTA) di Villanueva de la Cañada e dell'Osservatorio Whitin – Dipartimento di Fisica e Astronomi del Wellesley College (Stati Uniti). I ricercatori, coordinati dalla dottoressa Beatriz Villarroel dell'ateneo svedese e del KTH Royal Institute of Technology, nel nuovo articolo pubblicato sull'autorevole Monthly Notices of the Royal Astronomical Society hanno sottolineato che il SETI, fino ad oggi, si è basato fondamentalmente sulla ricerca delle “tecnofirme” tramite radiotelescopi. In parole semplici, sfruttando questi sofisticati strumenti si analizzano i segnali radio provenienti dallo spazio, cercando tracce di potenziali emissioni di civiltà extraterrestri da isolare dalle sorgenti naturali. Normalmente questa caccia viene effettuata nello spazio profondo, ben al di là del Sistema solare, che è stato piuttosto bistrattato dal SETI. Il nuovo sistema mette invece al centro delle ricerche proprio lo spazio vicino alla Terra.

Negli ultimi anni il fenomeno degli UFO – o più correttamente UAP, fenomeni aerei non identificati – è tornato alla ribalta grazie a varie dichiarazioni e video catturati dalle forze armate statunitensi. Secondo il professor Garry Nolan, docente di Patologia presso l'autorevole Università di Stanford, gli alieni sarebbero addirittura già fra di noi e ci studierebbero con droni e intelligenza artificiale (IA). Dunque cercare la loro presenza anche nello spazio nei pressi Terra non sembra una cattiva idea. La dottoressa Villarroel e colleghi sostengono che il posto migliore dove cercare i potenziali artefatti alieni è proprio all'interno del cono d'ombra proiettato dal nostro pianeta, che funge da filtro naturale in grado di eliminare il disturbo causato dalle migliaia di satelliti e detriti spaziali che “ronzano” attorno al nostro pianeta. Del resto solo pochissimi satelliti emettono luce propria, ad esempio laser per le comunicazioni. Un oggetto otticamente luminoso che transita all'interno del cono d'ombra, che si proietta per oltre 35.000 chilometri nello spazio (il diametro della Terra è di circa 13.000 km), può essere facilmente rilevato da strumenti che scandagliano continuamente il firmamento.

I ricercatori si sono concentrati sulle immagini raccolte dallo Zwicky Transient Facility (ZTF), un progetto di ricerca che va a caccia oggetti transienti che viaggiano nei pressi della Terra. Si basa su un telescopio da 1,22 metri installato al Palomar Observatory in California, equipaggiato con una potentissima fotocamera CCD in grado di inquadrare grandi porzioni di cielo. Analizzando oltre 200.000 immagini (con un'esposizione di diversi secondi) catturate dal dispositivo, la dottoressa Villarroel e colleghi attraverso un sistema di rilevamento automatico – chiamato NEOrion, come indicato da Universe Today – hanno rilevato migliaia di potenziali oggetti interessanti, grazie alle loro scie oppure ai segnali luminosi puntiformi.

Nella maggior parte dei casi si trattava di interferenze note, come il passaggio di aerei, asteroidi già classificati e meteore (le stelle cadenti), ma come indicato è emerso almeno un oggetto inspiegabile. Non solo non era catalogato nei registri del Jet Propulsion Laboratory della NASA e del Minor Planet Center ad aprile di quest'anno, ma risultava "diverse volte più veloce di un asteroide della fascia principale", come evidenziato dagli scienziati nello studio. È stato immortalato in diverse rilevazioni e viaggiava all'impressionante velocità di circa 4 secondi d'arco al minuto. Non è chiaro di cosa si trattasse e probabilmente non lo sapremo mai; non si esclude che potesse essere un cluster di oggetti transienti. È comunque chiaro che il nuovo sistema potrebbe rilevarsi particolarmente prezioso per ampliare il campo di ricerca del SETI. Del resto la maggior parte degli esperti sostiene che non siamo soli – ci sarebbero almeno 36 civiltà aliene nella Via Lattea – e ampliare le ricerche anche all'interno del Sistema solare è indubbiamente affascinante.

Attualmente molto dell'interesse in tal senso è rivolto alla cometa aliena 3I/ATLAS scoperta a luglio, che secondo il professor Avi Loeb dell'Università di Harvard potrebbe essere un'astronave aliena ostile. I dettagli della nuova ricerca “A Cost-Effective Search for Extraterrestrial Probes in the Solar System” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.

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