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Misterioso oggetto avvistato nella Via Lattea sconcerta gli scienziati: “Non sappiamo ancora cosa sia”

L’oggetto è stato avvistato a circa 40.000 anni luce di distanza dalla Terra, in un gruppo di stelle noto come ammasso globulare NGC 1851. Per adesso, le ipotesi degli astronomi sarebbero due: “Potrebbe essere la più pesante stella di neutroni finora conosciuta oppure o il buco nero più leggero mai scoperto”.
A cura di Valeria Aiello
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Rappresentazione artistica del sistema presupponendo che il nuovo oggetto sia un buco nero / Credit: Daniëlle Futselaar (artsource.nl)
Rappresentazione artistica del sistema presupponendo che il nuovo oggetto sia un buco nero / Credit: Daniëlle Futselaar (artsource.nl)

Ai confini della Via Lattea sembra esserci qualcosa di strano: in un denso gruppo di stelle, noto come ammasso globulare NGC 1851, un team di astronomi ha avvistato un nuovo oggetto molto compatto, la cui natura è ancora un mistero. Ad oggi, dicono i ricercatori, ci sono almeno due ipotesi – potrebbe essere una stella di neutroni, oppure un buco nero. In ogni caso, si tratterebbe di una scoperta entusiasmante, perché l’oggetto è più pensante delle stelle di neutroni finora conosciute e, al tempo stesso, più leggero di qualsiasi buco nero mai scoperto.

Il misterioso oggetto ai confini della galassia

Rilevato utilizzando il radiotelescopio sudafricano MeerKAT, l’oggetto orbita in un sistema binario attorno a una pulsar millisecondo in rapida rotazione, PSR J0514−4002E, situata a 40.000 anni luce di distanza dalla Terra nell’ammasso globulare NGC 1851 della costellazione meridionale della Colomba. L’ammasso globulare NGC 1851 è noto per essere un denso insieme di vecchie stelle, molto più fitte di quelle che popolano gli ammassi del resto della Via Lattea: è così affollato che le stelle di NGC 1851 possono interagire tra loro, sconvolgendo le orbite e nei casi più estremi scontrandosi.

Gli astronomi, parte della collaborazione internazionale Transients and Pulsars with MeerKAT (TRAPUM) che coinvolge gli studiosi dell’Università di Manchester nel Regno Unito e del Max Planck Institute for Radio Astronomy in Germania, sono stati in grado di rilevare i deboli impulsi provenienti dalla pulsar PSR J0514−4002E, che è un tipo di stella di neutroni che ruota molto rapidamente e che, come un faro cosmico, irradia raggi di luce radio nell’Universo.

Il ritmo di questi impulsi è estremamente regolare (come il ticchettio di un orologio) e, osservando la variazione degli impulsi nel tempo (pulsar timing), gli studiosi sono riusciti ad effettuare misurazioni estremamente precise del suo movimento orbitale. E, soprattutto, a ottenere una stima molto precisa della posizione del sistema, dimostrando che il misterioso oggetto in orbita attorno alla pulsar non è una normale stella ma, probabilmente, un residuo estremamente denso di una stella collassata.

Le osservazioni, dettagliate in uno studio appena pubblicato sulla rivista Science, hanno anche indicato che questo oggetto ha una massa che superiore a quella di qualsiasi stella di neutroni conosciuta ma, come detto, più piccola di quella di qualsiasi buco nero conosciuto, il che colloca lo stesso esattamente nel gap di massa del buco nero.

Anche se il team non può ancora dire di aver identificato la stella di neutroni più massiccia conosciuta, oppure il buco nero più leggero mai scoperto, o addirittura qualche nuova variante stellare esotica, quello che è certo è che ha scoperto un laboratorio unico per sondare le proprietà della materia nelle condizioni più condizioni estreme dell’Universo. “La natura degli oggetti compatti in questo gap di massa è sconosciuta e il loro studio dettagliato finora si è rivelato impegnativo – ha affermato Arunima Dutta del Max Planck Institute for Radio Astronomy, che ha co-condotto lo studio insieme al collega Ewan Barr – . Il nostro lavoro su questo sistema non è ancora finito, ma scoprire la sua vera natura rappresenterà un punto di svolta nella nostra comprensione delle stelle di neutroni, dei buchi neri e di qualsiasi altra cosa possa nascondersi nel gap di massa del buco nero”.

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