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Meteorite gigante da 8 kg scoperto in Antartide: perché al Polo Sud è più facile trovarli

Una recente spedizione scientifica in Antartide ha recuperato 5 meteoriti, dei quali uno pesante quasi 8 kg. Ecco perché il Polo Sud è il posto migliore al mondo per cercarli.
A cura di Andrea Centini
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Il meteorite da 7,6 chilogrammi. Credit: Maria Valdes
Il meteorite da 7,6 chilogrammi. Credit: Maria Valdes

Un grande meteorite di ben 7,6 chilogrammi è stato scoperto in Antartide, assieme ad altri quattro “sassi spaziali” di dimensioni più piccole. È il prezioso bottino che hanno riportato a casa quattro scienziati, durante una recente spedizione condotta nell'arido e aspro continente ghiacciato, nelle cui lande desolate si addentrano solo i più coraggiosi e avventurieri. L'impatto con l'estremo clima antartico, del resto, è in grado di sorprendere anche chi arriva preparatissimo e consapevole delle difficoltà che lo attendono,

Credit: Maria Valdes
Credit: Maria Valdes

Ma perché cercare meteoriti proprio in Antartide? Per la semplice ragione che il Polo Sud è universalmente riconosciuto come il luogo migliore sulla Terra dove iniziare la “caccia al tesoro”, anche se le probabilità di caduta sono le medesime per ogni regione terrestre. Le ragioni di questa preferenza sono molteplici: la prima, e anche la più ovvia, è che rocce nere che precipitano dallo spazio risultano ben evidenti e contrastate sulle bianche e infinite distese ghiacciate. Inoltre i processi idrogeologici fanno sì che anche i meteoriti sprofondati sotto al ghiaccio vengono riportati in superficie, ritornando così ben visibili sotto la luce del Sole. Se ciò non bastasse, il clima secco e le altre condizioni climatiche estreme sono in grado di conservare perfettamente le rocce spaziali, evitando le contaminazioni e i processi di degradazione che si verificherebbero sulla terraferma (o ancor peggio sotto l'acqua del mare).

Credit: Maria Valdes
Credit: Maria Valdes

Alla luce di queste proprietà non c'è da stupirsi che l'Antartide sia il luogo dove sono stati recuperati più meteoriti in assoluto. Basti sapere che solo nel secolo scorso qui ne sono stati ben 45mila, dei quali solo un centinaio hanno dimensioni paragonabili col grande sasso spaziale recuperato durante la recente spedizione. A condurla Vinciane Debaille e Ryoga Maeda dell'Università Libre di Bruxelles; Maria Valdes dell'Università di Chicago; e Maria Schönbächler della Scuola Politecnica Federale di Zurigo. I ricercatori sottolineano comunque che le dimensioni di un sasso spaziale hanno un valore relativo, dato che anche frammenti minuscoli di meteoroidi possono essere estremamente importanti. “Le dimensioni non contano necessariamente quando si tratta di meteoriti, e anche minuscoli micrometeoriti possono essere incredibilmente preziosi dal punto di vista scientifico. Ma ovviamente trovare un grosso meteorite come questo è raro e davvero eccitante”, ha dichiarato la professoressa Valdes in un comunicato stampa.

Credit: Maria Valdes
Credit: Maria Valdes

Anche se in Antartide i meteoriti si trovano più facilmente che altrove, si tratta di un territorio vastissimo e potenzialmente letale, molto impegnativo sia dal punto di vista fisico che mentale. Pertanto il gruppo di ricerca non è andato completamente alla cieca, ma si è basato su una preziosa mappa satellitare messa a punto dagli scienziati dell'Università della Tecnologia di Delft (Paesi Bassi), che grazie all'intelligenza artificiale indica i luoghi più probabili dove possono trovarsi i meteoriti. Si ritiene che la mappa, basata su immagini satellitari, abbia un'accuratezza dell'80 percento. Non c'è dunque da stupirsi che i quattro ricercatori sono stati in grado di riportare a casa preziosi reperti, tra i quali il “gigante” da quasi 8 chilogrammi. Ma non sono naturalmente mancate delle difficoltà. “Intraprendere un'avventura esplorando aree sconosciute è eccitante, ma abbiamo anche dovuto fare i conti con il fatto che la realtà sul campo è molto più complessa della bellezza delle immagini satellitari”, ha chiosato la professoressa Debaille.

Credit: Maria Valdes
Credit: Maria Valdes

I cinque sassi spaziali saranno tutti trasferiti presso il Royal Belgian Institute of Natural Sciences, dove saranno analizzati a fondo per determinarne caratteristiche e composizioni. Gli scienziati spiegano che studiare questi sassi spaziali è fondamentale per conoscere meglio il Sistema solare e anche noi stessi, dato che i “mattoni della vita” – gli amminoacidi – sarebbero arrivati sulla Terra proprio grazie ad essi e alle comete.

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