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Malattia mortale del cuore invertita per la prima volta: speranze per terapie salvavita

I ricercatori hanno osservato per la prima volta e descritto l’inversione cardiomiopatia amiloide correlata alla transtiretina (ATTR-CM), una malattia del cuore che uccide il 50% dei pazienti entro 4 anni dalla diagnosi. È ritenuto molto probabile il ruolo di anticorpi protettivi, che potrebbero portare a nuove terapie salvavita.
A cura di Andrea Centini
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Per la prima volta è stata osservata l'inversione di una rara malattia cardiaca che, una volta diagnosticata, provoca la morte del 50 percento dei pazienti entro soli quattro anni. L'eliminazione dei sintomi, con un ritorno a uno stato di salute del cuore quasi normale, è stato osservato in tre uomini affetti dalla malattia, chiamata cardiomiopatia amiloide correlata alla transtiretina (ATTR-CM). Come specificato dall'Osservatorio delle Malattie Rare, si tratta “di una malattia rara e pericolosa per la vita, dovuta all'accumulo di depositi anomali di una proteina malripiegata – chiamata amiloide – a livello cardiaco”. L'accumulo di questa proteina appiccicosa, affine a quella legata al morbo di Alzheimer, determina “cardiomiopatia restrittiva e scompenso cardiaco progressivo”. In parole semplici, un'insufficienza cardiaca che risulta letale per molte persone.

I ricercatori che hanno studiato i casi dei tre pazienti sostengono che il loro miglioramento è legato molto probabilmente a specifici anticorpi, rilevati dopo aver evidenziato un peculiare stato infiammatorio in uno degli uomini usciti “misteriosamente” dalla condizione, considerata incurabile. La speranza che è che questi anticorpi possano essere ingegnerizzati in laboratorio per mettere a punto una terapia efficace contro la cardiomiopatia amiloide correlata alla transtiretina. Al momento viene trattata principalmente tenendo a bada i sintomi, come affaticamento e difficoltà respiratorie con l'esercizio fisico. Recentemente, tuttavia, la Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha approvato i farmaci tafamidis meglumine e tafamidis progettati contro la transtiretina (la proteina che si accumula nel cuore), riuscendo a ridurre la mortalità e i ricoveri per la condizione. L'ATTR-CM può essere ereditaria o “wild-type”, cioè sporadica.

A descrivere i primi casi di inversione della grave malattia cardiaca è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati dello University College di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'IRCCS Azienda Ospedaliero–Universitaria di Bologna, dei National Institutes of Health e di altri istituti. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Marianna Fontana della Divisione di Medicina dell'ateneo londinese, dopo aver rilevato un miglioramento dei sintomi in un uomo di 68 anni seguito presso la Royal Free Charity, hanno iniziato a indagare sui registri dei pazienti affetti dalla grave malattia, scoprendone altri due con un decorso analogo.

Come spiegato in un comunicato stampa dello University College London, “i recuperi dei tre uomini sono stati confermati tramite esami del sangue, diverse tecniche di imaging tra cui l'ecocardiografia (un tipo di ecografia), le scansioni CMR e la scintigrafia (una scintigrafia ossea di medicina nucleare) e, per un paziente, una valutazione della capacità di esercizio”. “Le scansioni CMR – risonanza magnetica cardiovascolare NDR – hanno mostrato che la struttura e la funzione del cuore erano tornate a uno stato quasi normale e l'amiloide era quasi completamente eliminata”, hanno aggiunto gli studiosi.

Le analisi condotte su questi pazienti hanno fatto emergere i segnali di una risposta immunitaria specifica, con anticorpi che prendevano di mira espressamente l'amiloide. Ritengono che siano state proprio queste immunoglobuline a far guarire i tre uomini di 68, 76 e 82 anni. “Non è stato dimostrato in modo definitivo se questi anticorpi abbiano causato la guarigione dei pazienti. Tuttavia, i nostri dati indicano che ciò è altamente probabile e che esiste la possibilità che tali anticorpi vengano ricreati in laboratorio e utilizzati come terapia. Attualmente stiamo indagando ulteriormente su questo, anche se questa ricerca rimane in una fase preliminare”, ha affermato il professor Julian Gillmore, coautore dello studio e a capo del Centro UCL per l'amiloidosi. “Abbiamo visto per la prima volta che il cuore può migliorare con questa malattia. Questo non era noto fino ad ora e alza il livello di ciò che potrebbe essere possibile con nuovi trattamenti”, gli ha fatto eco la professoressa Fontana. I dettagli della ricerca “Antibody-Associated Reversal of ATTR Amyloidosis–Related Cardiomyopathy” sono stati pubblicati in un articolo pubblicato sul The New England Journal of Medicine.

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