L’oggetto interstellare 3I/ATLAS inizia a mostrare una grande coda: smontata l’ipotesi “astronave aliena”

Le ultime immagini dell'oggetto interstellare 3I/ATLAS evidenziano chiaramente che sta sviluppando una coda di grandi dimensioni. Ciò indica che l'oggetto, probabilmente un'antichissima cometa aliena proveniente da un mondo lontano, pur presentando alcune anomalie mostra caratteristiche in comune con le comuni “palle di ghiaccio” che orbitano nel Sistema solare, provenienti da luoghi bui, freddi e remoti come la Nube di Oort.
Un dettaglio significativo risiede nel fatto che questa coda, come previsto, è rivolta nella direzione opposta al Sole. Ciò smentisce le analisi degli scatti precedenti, nei quali si osservava una “anti coda” rivolta verso la stella. Di fatto, più si avvicina al Sole, più 3I/ATLAS inizia a comportarsi come le comete che conosciamo. Tutto questo "smonta" l'ardita ipotesi dell'astrofisico Abraham Avi Loeb del Dipartimento di Astronomia dell'Università di Harvard, secondo cui l'oggetto potrebbe essere un'astronave aliena con intenzioni ostili (alla luce della traiettoria orbitale e del comportamento elusivo, supportato dalla cosiddetta Teoria della Foresta Oscura).

A mostrare l'evidente chioma di 3I/ATLAS sono stati gli scienziati del NOIRLab (National Optical-Infrared Astronomy Research Laboratory), che ne hanno catturato i dettagli grazie al potente telescopio Gemini South dell’Osservatorio Internazionale Gemini, sito sul monte Cerro Pachón (Cile). Lo specchio primario di questo telescopio è un “mostro” da 8,1 metri, in grado di regalare osservazioni astronomiche del profondo cielo di primissima qualità. Lo strumento è stato puntato verso la cometa aliena alla fine di agosto, nel contesto di un programma chiamato “Shadow the Scientists” che coinvolge ricercatori e studenti. L'obiettivo della recente osservazione era studiare lo spettro luminoso della cometa, dal quale è possibile determinarne con precisione la composizione chimica.
Recenti indagini condotte con il potentissimo telescopio spaziale James Webb hanno ad esempio rilevato che la chioma di 3I/ATLAS contiene una concentrazione di anidride carbonica (CO2) otto volte superiore a quella dell'acqua (H2O), un'anomalia significativa rispetto alle comuni comete. Ciò, tuttavia, spiega come mai la cometa aliena risultasse attiva già a circa 900 milioni di chilometri dal Sole, oltre l'orbita di Giove. Le comete, infatti, sono oggetti con un nucleo roccioso circondati da ghiacci di vari elementi, che sublimando a causa del riscaldamento indotto dal Sole danno vita a chiome e code ricche di polveri e gas. Normalmente queste strutture si sviluppano quando le comete sono molto più vicine alla stella, ma l'anidride carbonica sublima a temperature più basse dell'acqua. Ecco perché 3I/ATLAS risultava attiva già a notevole distanza. Ora, continuando ad avvicinarsi al Sole, la sublimazione la sta rendendo molto più simile a una cometa comune, con lo sviluppo di una grande coda di polveri.

Come evidenziato dalle osservazioni del telescopio Gemini South, oltre alla presenza di una grande chioma, la cometa aliena ha una coda che si estende per 1/120 di grado nel cielo. Il NOIRLab ha spiegato in un comunicato stampa che “1 grado è circa la larghezza di un mignolo su un braccio teso”. La coda è rivolta dalla parte opposta dal Sole, spinta dalla pressione di radiazione indotta dalla stella. Bisogna tenere presente che lo spazio è un ambiente vuoto e non c'è la pressione atmosferica a distendere le code come una bandiera al vento, quindi si sviluppano solo avvicinandosi a una fonte come il Sole. La cometa aliena, di fatto, più si avvicina alla stella più diventa attiva, mostrando caratteristiche tipiche. Secondo i rilievi degli esperti, è di colore verde, a causa della presenza del carbonio biatomico (C2) “che emette fluorescenza a 518 nanometri quando viene irradiato dalla luce solare”, sottolinea l'astrofisico Tony Phillips su Spaceweather.com.
3I/ATLAS è solo il terzo oggetto interstellare mai scoperto nel Sistema solare, dopo 1I/'Oumuamua e 2I/Borisov, per questo è così importante studiarlo. “Queste osservazioni forniscono sia una vista mozzafiato che dati scientifici critici. Ogni cometa interstellare è un messaggero di un altro sistema stellare e, studiandone la luce e il colore, possiamo iniziare a comprendere la diversità dei mondi oltre il nostro”, ha chiosato il dottor Bryce Bolin di Eureka Scientific. Ne sapremo di più nelle prossime settimane, quando l'oggetto sarà molto più vicino al perielio, atteso il 29 ottobre a una distanza di 270 milioni di chilometri dal Sole.